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sabato 19 gennaio 2013

Giardini nella storia 


I giardini della civiltà greca

In Grecia, il giardino, come luogo di delizie collegato ai fabbricati apparve molto più tardi rispetto a quelli egizi e babilonesi. Quelli descritti da Omero nell'Odissea non sono che orti e frutteti. Soltanto alla fine del VI secolo a.C. si cominciarono ad avere spazi verdi nelle città, acclusi ai templi, stadi, pa­lestre e scuole.

Erano lasciati il più possibile allo stato naturale ed adornati da fontane e da bacini d'acqua, rallegrati da piante ombrose e roseti profumati, con palestre e portici adatti a riparare dal sole e dalla pioggia e ideali per la pratica degli esercizi fisici. Lo stesso Platone teneva le sue lezioni nell'Accademia: un giardino molto bello e ricco di edifici.
i greci non considerano il giardino come una vera opera d’arte, tuttavia ne distinguono due tipologie che Omero indica nell’Odissea: il Giardino Della Fecondità ( quello di Alcino o Laerte, e dei Feaci) la cui bellezza e ricchezza corrispondono ai suoi frutti, sempre presenti dove vengono bandite le stagioni e il Giardino Degli Dei (quello di Calipso) dove la natura non è più la feconda produttrice di frutti e fiori, ma in essa si ricerca la bellezza e l’armonia fra l’uomo e il paesaggio che lo circonda.
La concezione “sacrale dei luoghi, che fu alla base della cultura greca, fece sì che i greci attribuissero ai luoghi naturali, pianure o montagne, precisi significati simbolici.
Il bosco è dimora e protezione degli dei ed avvicina l’uomo alla natura.In esso vengono eretti, a conferma della sua sacralità, monumenti, colonne, cippi, celle e tumuli.E’ dunque di origine greca, l’idea di un sito naturale consacrato e caro agli dei, vergine e incolto ma sempre piacevole.
Un giardino lirico e religioso, antitetico rispetto alla concezione della natura come luogo di sfruttamento agricolo.
E’ comunque innegabile che nel mondo greco ci fu una spiccata inclinazione per il genere naturale prediligendo gli elementi arborei e gli alberi da ombra.
I giardini privati nelle città furono sempre pochi e di piccole dimensioni, in compenso era molto diffusa la coltivazione in vasi di terracotta di piante a rapido accrescimento come il finocchio, la lattuga ed anche il grano e l’orzo, legati al culto di Adone, lo sfortunato amante di Venere. Da essi è derivata la coltivazione di piante ornamentali in vaso che, attraverso i secoli, è arrivata fino a noi.



Teofrasto, amico di Platone, è il primo giardiniere professionista della storia, che sull'argomento scrisse due libri classificando le essenze secondo la loro specie: Ricerche sulle piante e Cause delle piante.

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