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mercoledì 22 gennaio 2014

ti aspetto XD

Capitolo primo - L'alba dei tempi



     C'era una volta, tanto tanto tanto tanto tanto tanto tempo fa, una valle incantata in un mondo dove ancora la magia era viva e gli incantesimi generavano patate con lunghe zanne affilate e funghi con il vestito da sera. In questa terra fantastica vivevano tante creature: draghi, fate, folletti, semplici zappatori e druidi in calzamaglia. E c'erano i maghi... i pivellini appena arrivati dovevano accontentarsi di creare carote e teste di zucca, ma c'erano anche maghi e streghe molto potenti capaci di incantesimi e portenti al di là di ogni immaginazione. La strada per la grandezza e la miticità è lunga, tutta in salita e irta di difficoltà e cetrioli tricuspidati, molti finiscono nel gelido mondo del frost dopo poco, altri si suicidano con l'incantesimo deletante dopo un tempo imprecisato, in pochi sopravvivono e continuano a studiare e piantare barbabietole fino allo sfinimento.

     "Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto" e se anche in questa terra magica non vi era alcun Orlando, di furiosi ce n'erano tanti e per i motivi più disparati. Uno fra tutti era Messer Onesto, un mago stoico e stakanovista, grande zappatore, la sua sveglia suonava ad ogni ora del giorno e della notte per le gare o per raccogliere gli ortaggi dopati prima che avvizziscano, tutto questo per mesi e mesi e mesi e mesi e mesi..... Qui le fonti si fanno contrastanti, un menestrello afferma che successe tutto in un luminoso mattino invernale, mentre la neve fresca caduta durante la notte ricopriva i campi e brillava con i suoi mille cristalli. Un vecchio drago invece dice che fu una notte buia e tempestosa, mentre cupe nubi tormentate sputavano fuoco e fulmini sulle baracche dei maghi e delle streghe. Un lupo mannaro mi ha raccontato che successe poco dopo l'imbrunire durante il terzo plenilunio del ventiseiesimo anno... Tutti però concordano su un fatto: Messer Onesto si prese un momento di riposo dal duro lavoro abbandonando per qualche attimo le sue lattughe arruffate e si rese conto che la quiete non sarebbe durata a lungo: all'orizzonte una figura minacciosa si levava, circondata di un'aura scarlatta, del colore di mille rubini, un personaggio indecifrabile che esordì dicendo "Io son Messer Frodo, ora vedrete tutti come vi frodo".

sabato 18 gennaio 2014

mancata per un pelo :XD


AZZ !!

I pirati e la compagnia delle indie

Probabilmente i pirati di miramagia sono approdati sulle antiche coste di Ceylon, attuale Sri Lanka, ed ecco cosa ci hanno portato come souvenir... così si spiega lo scimmione XD


Attenzione VM 18 !!!!!!!!


...e non dite che non vi abbiamo avvisato... stavolta l'hanno fatta grossa ma davvero grossa! in tutti i sensi! ahahahahhaahha

e se non vi basta potete cliccare per ingrandire... l'immagine XD


Le fronde raccontano
miti e leggende


Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo.
Kahlil Gibran.
Sesta parte

TASSO
Era sacro ad Ecate, dea degli inferi, alla quale si sacrificavano tori neri inghirlandati con le sue foglie (Taxus boccata). La
sua associazione con la morte e gli inferi é stata forse ispirata dal colore verde cupo del fogliame e dalla corteccia bruno-rossiccia.Le Erinni lo
utilizzavano per le fiaccole con cui allontanavano i mortali che intendevano perseguitare.A Eleusi i sacerdoti si cingevano di corone di tasso che avevano un duplice simbolismo, di morte ma
anche d'immortalita a causa delle foglie sempreverdi.
PROPRIETA’
La foglia contiene la tassina, che ha un'azione anestetico-narcotica e può provocare asfissia e paralisi cardiaca.

TIGLIO
Era sacro ad Afrodite e simbolo dell’amore
coniugale.Con la sua corteccia veniva paticata la divinazione: dopo averla divisa in tre strisce, si davano responsi avvolgendo e svolgendo le strisce tra le dita.Nei viali di molte città padane il tiglio spande nel mese di giugno,con i suoi fiori, un profumo intenso e dolciastro, simbolo di Longevità.
MITO
Un mito greco racconta che la ninfa Filira, figlia di Oceano si unì a Crono che, sorpreso dalla moglie Rea, si trasformò in un cavallo e fuggì. La ninfa rimase incinta e partorì Chirone, un mostro, mezzo uomo e mezzo cavallo. Ne provò una tale vergogna che chiese al padre di essere mutata nell'albero che da allora porta il suo nome.Un altro mito (Ovidio,Metamorfosi, VIII) racconta dei due coniugi Filemone e Bauci che chiesero di morire insieme e furono trasformati da Zeus in una quercia e un tiglio uniti per il tronco.
PROPRIETA’
Le sue foglie hanno proprietà sedative e ipnotiche. Dalla pianta si ricavano, inoltre, carta, stuoie, montature di corone e ghirlande.Dalla corteccia si ottenevano una volta tessuti grossolani e soprattutto corde.

ULIVO
Sembra sia originario dell’Asia Minore dove
cresceva spontaneamente (oleaster). Dalla selezione effettuata in Siria derivò l’olivo odierno, diffuso
nell’area mediterranea dai Fenici.Sia i popoli orientali che quelli europei hanno sempre
considerato questa pianta un simbolo della pace.
MITO
Era sacro alla dea Atena, la prima a piantarlo in Grecia.Atena e Poseidone si contesero il predominio dell’Attica e Zeus concesse il privilegio di edificare il tempio sull’acropoli a quello dei due che avesse creato l’oggetto più utile all’uomo. Poseidone creò il cavallo a Atena colpendo la terra affinchè producesse un albero nuovo creò l’ulivo 
assicurandosi la vittoria.Era proibito bruciarne il legno e si puniva chi lo danneggiava.
FESTE
I greci antichi consideravano l’olivo una pianta sacra e la usavano per fare delle corone con cui cingevano gli atleti vincitori delle olimpiadi.In onore della dea si celebravano ad Atene i giochi panatenaici e i vincitori ricevevano anfore con oli provenienti dall’Attica. In ottobre per propiziare il raccolto si portava in
processione un ramo di olivo coperto di lana e primizie stagionali.A Roma veniva utilizzato in una cerimonia che si celebrava alle Calende di gennaio come buon auspicio per il nuovo anno.Nella religione cristiana la pianta d'olivo ricopre molte simbologie. Nella Bibbia si racconta che calmatosi il diluvio universale, una colomba portò a Noè un ramoscello d'olivo per annunciargli che la terra ed il cielo si erano riconciliati.
PROPRIETA’
L’oliva è un frutto ricco di vitamine e mentre l’olio proveniente dalla spremitura è un prezioso alimento utilissimo anche per i massaggi. Rinomati in epoca romana erano l’olio verde di Venafro e quello della Liburnia in Istria; pessimo era considerato l’olio africano,usato esclusivamente per l’illuminazione. Apicio (L’ArteCulinaria, I, IV) proponeva addirittura un metodo per contraffare l’olio dei Liburni.

VITE
Era sacra a Dioniso. LaBibbia 
testimonia che Noè salvò la vite
e la impiantò dopo il diluvio universale. La sua coltivazione fu importata nella Magna Grecia dai primi colonizzatori e diffusa in tutta l'Italia probabilmente a opera degli Etruschi. Era considerata da queste popolazioni simbolo di forza, di capacità di adattamento e di trasformazione
MITO
Il culto greco della vite dionisiaca era di origine cretese.Zeus si unì a Semele (la Luna) che rimase incinta. Ermes salvò il bambino dalla gelosia di Era,moglie di Zeus cucendolo nella coscia del padre dove rimase nascosto fino alla nascita. Per questo motivo Dioniso venne soprannominato “nato due volte” I Titani per ordine di Era catturarono Dioniso, lo ridussero in pezzi e lo fecero bollire, mentre dalle gocce del suo sangue nacque un albero di melograno. Le sue membra cotte furono bruciate, e dalla cenere nacque la vite.Il ciclo della vite e del vino era,nella Grecia antica, l'allegoria 
di Dioniso, della sua nascita, morte e resurrezione.
FESTE
La vendemmia ricordava lo smembramento di Dioniso da parte dei Titani. All'inizio del mese di pyanopsión (ottobre) in Attica si svolgeva la cerimonia delle Oscoforie, durante la quale si trasportavano tralci carichi di grappoli d'uva da un santuario di Dioniso ad Atene fino al porto del Falero.Nel mese di poseideón
(dicembre),si celebravano le Dionisie rurali durante le quali si assaggiava e si miscelava il vino. Il mese successivo, gamelión, il “mese delle nozze”, era la volta delle Lénaia (Lenee da lénaion= luogo dove si pigiava l'uva e si conservava il vino fino al momento in cui era pronto) che consistevano in una processione e in concorsi drammatici. Alla fine dell'inverno, nel mese di antestherión si celebravano le Anthestéria, con cui si ricordava il ritorno dagli inferi di Dioniso e si celebrava il passaggio dall'inverno alla primavera. Nel primo giorno, Phitoigìa, venivano aperti i phiftoi, grandi recipienti di argilla per il vino offerto alle anime dei morti. Nel secondo giorno, Choés (o “giorno delle brocche”), si gustava il succo d'uva fermentato. Infine il terzo giorno, Chytroi (pentole), era dedicato a placare e a espellere gli spiriti ai quali si offrivano, negli stessi recipienti i frutti della terra.Le Grandi Dionisie, organizzate nel mese di marzo (elaphebolión),chiudevano il ciclo delle feste.Nell'occasione si svolgevano agoni tragici e processioni.
(a cura di Beatrice Orsini. Per
approfondire: A. Cattabiani,
Florario: miti, leggende e simboli di
fiori e piante, Milano, Mondadori,
ed.1998)

venerdì 17 gennaio 2014

La Tigre

C'è chi pensa che la natura sia buona
e finisce nelle fauci della tigre
c'è chi pensa che la natura sia malvagia
e abbatte a colpi di fucile la tigre
c'è chi pensa che la natura sia bella
e mette nella gabbia dello zoo la tigre
c'è chi pensa che la natura sia utile
e si fa una pelliccia con la tigre
c'è chi pensa che la natura pensi
e seziona il cervello della tigre
c'è chi pensa che la natura sia in pericolo
e fa un'oasi di protezione per la tigre
c'è chi pensa che la natura sia Dio
e trova l'uomo nella tigre
c'è chi pensa che la natura sia opera di Dio
e dissocia l'uomo dalla tigre
c'è chi pensa che la natura sia natura
e diventa parente della tigre
c'è chi pensa che la tigre sia la tigre
e lascia in pace la tigre.

Giorgio Celli

mercoledì 15 gennaio 2014

O.O......“Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la MIRA”


...Aspetto l'albero. Sono di turno. L'annaffiatoio è pronto da quasi due ore..Mi annoio. Rimugino sulle cose di domani..poi quelle di dopodomani..Vorrei scrivere qualcosa, così tanto per ingannare il tempo,  ma non c'ho l'ispirazione...:(   E mentre me ne vado in giro a rollare qua e là, sento dei passi,..poi anche un vociare. "Qualcuno è venuto nel villo!". - penso tra me e me..- "chi sarà mai che se ne va in giro a quest'ora?..Alzo la pagina aperta e mi appare una visione ...    Trema l'aria , la sua luminosità è tale da far sospirare tutti i cicisbei che sostano qui.
La guardano incantati..sospirando, senza parlare  .."E mo chi è costei che avanza?" ..mi chiedo  intanto che mi viene incontro...    Gira gli occhi, e mentre anch'io mi avvicino, mi rendo conto  che è una creatura eccezionale, quasi divina..Ogni altra, rispetto a lei,  la considero sdegnosa.^^ .. Sento  la mia vena poetica pulsare....ma non mi viene in mente niente :|   "Capperi, ma devo trovarla una cosa, uffff.., e deve essere pure una cosa adatta!! Così  posso metterla anche nel blog senza infrangere il regolamento  ...Che ne so una poesia che la paragoni agli elementi della natura ..va bene anche se lo fa in modo astratto e metafisico, purchè esprima la mia tensione di uomo verso colei che è inarrivabile...Una cosa, insomma, che dica e non dica ...che decanti magari l'inconoscibilità della donna, essere sovrumano ..."
Poi, ecco, finalmente mi scatta la quartina .. come faceva quella di Guido .."non si poria contar la sua piagenza",..hihihihi....  mmmh però non me la ricordo tutta :\...(.Ricorro a San Google, lui ce l'ha sicuro!!)

In un lampo la trovo. Copincolla e via...Vabbè, non è mia, è di Cavalcanti, ma nel titolo c'è MIRA e recita l'amore ..e l'amore, si sa, eleva sempre (ahahahahaahah) ..A lui (l'amante), comunque lo nobilita, e questo è quello che conta ^^  e chissenefrega se denuncia pure i limiti del maschio folgorato che, tanto è turbato dalla vista di lei, che resta incapace di descrivere le doti dell'amata, .. "Che esperienza tragica.." -direte voi-.." poveraccio.. tanta poesia, tanto impegno per poi essere sconfitto e non dire niente ...Ma guarda che sfiga! Pe' na volta che ti capita una così, non essere  in grado di esprimere manco na mezza cosa! Con tutti i mezzi dell' intelletto che potevi usà,...almeno una cosetta la potevi di !!... "
...Ehhh cari voi, ma qui come parli te fulminano.. quindi meglio lasciare al poeta tutta la filosofia e l'uso dei sostantivi che contribuiscono e creano l'atmosfera rarefatta nella quale il dato sensibile tende a sfumare...XD lasciando solo, una storiella da postare!.. (faccio pure le rime.. hihihihi).  Si si, fa proprio al caso mio....
Vai Guido...vai col sonetto...che poi io ci metto il video  :)
......"Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,  
    che fa tremar di chiaritate l’âre
    e mena seco Amor, sì che parlare
    null’omo pote, ma ciascun sospira?
    O Deo, che sembra quando li occhi gira,
    dical’Amor, ch’i’ nol savria contare:
    cotanto d’umiltà donna mi pare,
    ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ira.
     Non si poria contar la sua piagenza,
     ch’a le’ s’inchin’ogni gentil vertute,
     e la beltate per sua dea la mostra.
     Non fu sì alta già la mente nostra
     e non si pose ’n noi tanta salute,
     che propiamente n’aviàn canoscenza."



                     E dopo questo,  ecco il video 
                      ora devo  fare solo una cosa, ancora,...bagnare l'albero ... ^^

martedì 14 gennaio 2014

Le fronde raccontano
miti e leggende


Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo.
Kahlil Gibran.
Quinta parte


PIOPPO
Fu sempre considerato un albero funerario sacro alla Madre Terra consultata a Egira, in Acaia dove le sue sacerdotesse bevevano sangue di toro, veleno letale per tutti gli altri mortali.
MITO
É legato al mito di Fetonte, figlio del Sole e dell'oceanina Climene che chiese al dio Sole, suo padre,di guidare il carro solare dall'alba al tramonto. Il giovane in preda al panico scese troppo in basso col
rischio di incenerire la terra; poi salì troppo in alto suscitando le 
proteste degli astri che si rivolsero a Giove perché rimettesse un po' d'ordine. Il Sole, per evitare la tragedia, fu costretto a colpire Fetonte facendolo precipitare nel fiume Eridano. Le sorelle, le Eliadi, ne raccolsero il corpo e gli resero gli onori funebri.Tanto disperato fu il loro pianto che vennero trasformate in pioppi da cui colano lacrime che s'induriscono al sole formando l'ambra.Servio, ricorda che il pioppo bianco è sacro a Eracle, il quale,uscendo dagli inferi alla fine della dodicesima fatica, intrecciò una corona con le fronde del pioppo piantato da Ade presso la fonte Mnemosine. A contatto con l'aria la parte superiore delle foglie restò nera, colore dell’Oltretomba,mentre la parte che aderiva alla fronte di Eracle a contatto con il sudore della sua fronte si schiarì.

PLATANO
Era l'albero sacro della Lidia,così venerato che Pizio, nipote di Creso, ne donò una riproduzione in oro a Dario, re di Persia.
L’ombra creata dai suoi rami era particolarmente apprezzata data
la loro estensione che ricordano la forma di una mano.Ad Atene filosofi, scrittori e artisti amavano conversare sotto i platani della

passeggiata dell'Accademia. Altri esemplari sono celebri:quello sulla riva dell'Illisso, sotto il quale Fedro nell'omonimo
dialogo platonico conduce Socrate per discutere di uno scritto di
Lisia; quella della Licia che ospitò 17 commensali al suo interno
e ancora quello che cresceva nella campagna di Velletri,che ospitò un banchetto voluto dall’imperatore Caligola.I Romani, come i Greci,sostenevano che questi alberi tenevano lontani i pipistrelli,considerati uccelli di malaugurio.
PROPRIETA’
Era usato come antidoto contro il veleno dei serpenti e degli
scorpioni.

QUERCIA
Era sacra a Zeus simbolo di durata nel tempo, di vita lunga,prosperità. La quercia é un albero imponente che i romani chiamavano robur a significare la sua forza. La pianta produceva anche le ghiande considerate il primo alimento degli uomini.Gli antichi romani la consideravano sacra, inserendola in un elenco di piante “che recano buoni auspici”. Alla quercia sacra venerata presso il tempio di Zeus a Dodona nell’Epiro era collegato un oracolo tratto
dall’interpretazione dello stormire delle foglie.
MITO
Secondo alcune leggende un ramo di quercia piantato vicino ad una fonte dell'Arcadia serviva ad evitare i periodi di siccità.Ospitava due tipi di ninfe: le driadi che si potevano allontanare da essa e le Amadriadi congiunte all’albero: quando la quercia era in pericolo le Amadriadi si lamentavano.



SORBO
Simboleggia la rinascita della luce dopo le tenebre del solstizio.Nell'antichità, dopo aver fatto fermentare i frutti con il grano, se ne ricavava una bevanda simile al sidro, prodotta ancora oggi nell'Europa centrale.
(a cura di Beatrice Orsini. Per
approfondire: A. Cattabiani,
Florario: miti, leggende e simboli di
fiori e piante, Milano, Mondadori,
ed.1998)

XD


lunedì 13 gennaio 2014


Le fronde raccontano
miti e leggende


Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo.
Kahlil Gibran.
Quarta parte


NOCE
Era sacro a Giove e i suoi frutti erano doni nunziali segno di buona fortuna.
MITO
Legato a Caria che fu trasformata da Dioniso in noce dai frutti fecondi, poiché straziata dal dolore per la perdita delle sorelle Orfe e Lieo, mutate in rocce a causa di un voto infranto.Questa l’origine delle Cariatidi,statue della dea Artemide, sorella di Apollo, scolpite in legno di noce e modellate come corpi femminili poste come colonne nel tempio di Artemide Cariatide.


OLMO
Consacrato a Morfeo, “colui che riproduce le forme”, uno dei mille figli del Sonno, capace di apparire in sogno assumendo la forma di esseri umani per questo motivo si riteneva avesse funzioni oracolari.
PROPRIETA’
Le foglie e la corteccia possono far coagulare e cicatrizzare le ferite e lenire le dermatiti e ascessi.
L’acqua di olmo era utilizzata per pulire le piaghe e curare gli occhi. Era utilizzato fin dall’antichità per sorreggere la vite che senza di lui era considerata vedova.


PERO
Era consacrato in età arcaica alla luna e
successivamente alla dea Era, sposa di Zeus, la cui statua scolpita nel suo legno
era conservata nel tempio di Micene a lei dedicato. Era anche sacro ad Atena, quale dea della Morte che nel suo santuario di Tebe era detta Onca, nome preellenico del pero. Per la forma del frutto,che ricorda quella del ventre femminile, era associato
ad Afrodite e considerato un simbolo erotico.
PINO
Era sacro al dio del mare Poseidone ma anche a Pan, che si
incoronava con i suoi rami.Questo albero essendo 
sempreverde simboleggia l’immortalità e i suoi aghi,essendo a coppie, rappresentano la fertilità e la felicità coniugale.
MITO
Legato al dio frigio Attis, l’amante fanciullo della Grande Dea Cibele.Il giovane in una frenesia bacchica si evira e dal sangue che fluisce dalla ferita nascono le viole.(Ovidio, Metamorfosi, X, 103-105)
FESTE
A Roma era sacro sia a Cibele che a Diana. Il 15 marzo ricorreva il giorno detto Canna intrat. In questa occasione la confraternita dei Cannofori si recava in processione sul Palatino, partendo dai canneti del torrente Almone presso porta Capena portando fusti di canne.
Successivamente era previsto un periodo di mortificazione e raccoglimento con astensione dal pane e da tutti
i cereali che si concludeva il 22 marzo con la processione degli alberi. Il pino, sotto il quale Attis si era mutilato del suo sesso, rappresentava proprio il corpo senza vita dell’eroe, scelto con un particolare cerimoniale nel bosco sacro e spogliato quasi completamente dei rami. Era avvolto in bende di lana e ornato con viole e strumenti musicali (vincastro, siringa, cembali) e sulla sommità venivano collocate effigi del giovane. L’albero così adornato veniva portato nel tempio di Cibele dove era esposto alla commemorazione funebre(Arbor intrat). Successivamente il gran sacerdote, seguito dagli altri sacerdoti e dai fedeli, si tagliava le carni con cocci e si lacerava la pelle con pugnali per spargere sull'albero sacro il suo sangue, atto inteso a propiziare la fecondità della natura, in ricordo del sangue versato dal dio da cui nacquero le viole. Il pino decorato veniva chiuso nel sotterraneo del tempio, dove rimaneva per un anno intero, fino al taglio del nuovo pino. Si procedeva poi alla Lavatio (= abluzione) della statua di Cibele che, posta su un carro,era condotta al fiume Almone, dove il gran sacerdote la lavava,la asciugava e la cospargeva di cenere. Successivamente la statua veniva ricondotta sul Palatino accompagnata da canti e danze.
(a cura di Beatrice Orsini. Per
approfondire: A. Cattabiani,
Florario: miti, leggende e simboli di
fiori e piante, Milano, Mondadori,
ed.1998)
Nightfly



domenica 12 gennaio 2014


Le fronde raccontano
miti e leggende


Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo.
Kahlil Gibran.

Terza parte


LECCIO
Si credeva avesse proprietà oracolari dato che aveva la capacità, come altre querce, di attirare i fulmini. Assunse con il tempo un carattere triste e cupo,infatti secondo i Greci con le sue foglie usavano incoronarsi le Parche.In Grecia (Arcadia) esisteva una foresta sacra alla dea Era dove crescevano lecci e olivi dalla medesima radice (Pausania). Un bosco di lecci, dimora della ninfa Egeria, si trovava nell’antica Roma ai piedi dell’Aventino
sempre nel città, sul Colle degli Indovini (Vaticano) si ergeva il leccio più antico della città che recava un’iscrizione in
caratteri etruschi.
PROPRIETA’
Le sue ghiande, dolci e commestibili, e servivano per la preparazione del pane di quercia.Nella Roma arcaica la corona civica originariamente, “era fatta di foglie di leccio, poi trovò maggior favore quella di foglie di farnetto, pianta sacra a Giove,e in alternativa quella di rovere:solo la ghianda fu mantenuta quale emblema di onorificenza, mentre la specie particolare usata era quella disponibile secondo i luoghi.”
MANDORLO
Simbolo di buon auspicio, fertilità e rinascita della natura dopo l’inverno.
MITO
Fillide, una principessa tracia,s'invaghì di Acamante, figlio di Teseo, sbarcato nel suo regno mentre navigava verso Troia. Al ritorno delle navi greche la fanciulla, dopo averlo atteso invano, morì disperata. La dea Era, impietosita, la trasformò in un mandorlo che
Acamante,giunto in ritardo, non poté fare altro che abbracciare, sconsolato.
PROPRIETA’
Anticamente si riteneva che la mandorla fosse un rimedio contro l'ubriachezza. Un medico,ospite 
abituale di Druso, figlio di Tiberio, sfidava chiunque a bere del vino senza ubriacarsi: e riusciva sempre a vincere la sfida.Ma un giorno fu svelato il suo segreto: egli mangiava mandorle amare prima di bere del vino.
Dalle mandorle si ricava un olio, ottimo protettivo cutaneo,ammorbidente e rassodante.
MELO
Simbolo negativo per Adamo ed Eva la mela diventa un simbolo positivo se associata alla Vergine Maria, raffigurando la nutrizione materna.Il melo è l'Albero simbolico della Conoscenza salvifica che conduce all'immortalità.
MITO
Il famoso “pomo della discordia”,ovvero la mela donata da Paride ad Afrodite (che promise al giovane la bella Elena, moglie di Menelao, come sposa) scatenò la guerra di Troia.Il melo compare nell’udicesima fatica di Ercole che consisteva nel cogliere i frutti d’oro di un melo dal Giardino delle Esperidi, dono di nozze di Gea, Madre Terra, alla dea Era, sposa di Zeus.
PROPRIETA’
La mela contiene, acqua,zuccheri, acidi organici, pectina,tannino, vitamine A, B2, PP,C. È rinfrescante e favoriscel'assimilazione del calcio.
MELOGRANO
Originario della Persia fu diffuso in Asia Minore e successivamente nei Paesi mediterranei. Era
consacrato ad Era, moglie di Zeus,e ad Afrodite, dea dell'amore.Il suo frutto di colore rosso é ricco di semi e
considerato simbolo di fertilità e morte.I Romani erano soliti ornare il capo delle spose con rametti della pianta per augurare loro attesi frutti.
MITO
Un mito lo fa nascere dalle gocce del sangue di Dioniso
mentre veniva ucciso dai Titani per ordine della gelosa Era.Secondo un altro mito era legato a Persefone o Proserpina che rapita dallo zio, il dio Ade, mangiò alcuni grani del frutto, ignara che chi mangiava i frutti degli inferi era costretto a rimanervi per l’eternità. La madre Demetra, dea della fertilità e dell’agricoltura,disperata per la perdita della figlia, impedì la crescita delle messi e impose un lungo inverno sulla terra. Zeus intervenne raggiungendo un accordo: Persefone avrebbe trascorso sei mesi con il marito negli inferi e sei mesi con la madre sulla terra, che con gioia accoglieva il periodico ritorno di Persefone sulla Terra,facendo rifiorire la natura in primavera ed in estate.
(a cura di Beatrice Orsini. Per
approfondire: A. Cattabiani,
Florario: miti, leggende e simboli di
fiori e piante, Milano, Mondadori,
ed.1998)
Al ciant del gal



In giapponese la parola “ Kodò” ha due significati: il primo è “battito del cuore”, la sorgente primordiale di ogni ritmo. Il suono del grande taiko si dice somigli al battito del cuore della madre così come può essere percepito dal bambino quando ancora si trova nel grembo materno. Il secondo significato è “bambino del tamburo”: allude alla volontà di Kodò di suonare in maniera semplice, con lo spirito puro come quello di un bambino.

sabato 11 gennaio 2014

siamo a gennaio...


ma sembra primavera :XD


Le fronde raccontano
miti e leggende


Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo.
Kahlil Gibran.

Seconda parte.



CEDRO del Libano
Simbolo di immortalità e di eternità. Era raccomandato per onorare la divinità e si riteneva fosse capace di scacciare gli spiriti maligni. Il suo legno era molto
resistente.
Nell'Antico Testamento è citato spesso per la robustezza e il profumo.




CIPRESSO
Simbolo di morte era sacro a Dite e a Plutone e impiegato sia nei recinti funerari che nella statuaria.
MITO
Il giovinetto Ciparisso viveva in compagnia di un grande cervo dalle corna d'oro. Era solito accostarsi alle case offrendo il collo alle carezze di tutti. Un giorno il cervo si adagiò sull’erba stremato dal caldo e Ciparisso
inavvertitamente lo trafisse con un giavellotto. Disperato il giovane decise di togliersi la vita chiedendo agli dei di poter
portare un lutto eterno. (Ovidio,Metamorfosi, X, 106-142). Venne così mutato nell'albero che porta il suo nome; e in cipressi furono trasformate anche le figlie di Eteocle, disperate per la morte del padre e dello zio che si erano sgozzati a vicenda.
Per il suo aspetto fallico si considerava simbolo della fertilità
e per questo veniva donato agli sposi. Statue intagliate nel suo
legno caratterizzate da enormi attributi erano poste dai Romani a guardia di campi, giardini e vigne.
PROPRIETA’
Dalle foglie e dai frutti in epoca romana si ricavava un olio

utilizzato per i profumi. Gli infusi o i decotti di tintura di cipresso curavano flebiti, varici, emorroidi.
FICO
Sacro a Marte e Dioniso.Fra Maggio e Giugno si praticava il caprificio che
consisteva nell'appendere, alle piante di fico domestico dei rami di caprifico
con i loro profichi, dai quali uscivano insetti che trasportavano il polline nei veri fichi.

MITO
L’albero era legato al mito sulle origini di Roma. La cesta che conteneva i Romolo e Remo si arenò nel luogo in cui cresceva il Ficus Ruminalis sotto il quale la lupa nutrì con il suo latte i due
gemelli. Il legame con il latte è dovuto alla somiglianza con la sostanza che fuoriesce dal frutto“...lattiginoso nel corso della maturazione, mentre è simile al miele nel frutto maturo. Essi invecchiano 
sull’albero e da vecchi stillano gocce simili a gomma”. (Plinio, Storia Naturale,XVI, 72)
FESTE
Durante le Falloforie veniva portato in processione un fallo rituale intagliato nel legno di questo albero come simbolo di Dioniso. L'ostensione del fallo aveva una funzione importante anche nell'iniziazione ai Misteri che consisteva nello scoprimento del fallo nascosto nel liknon (= il cesto): l'organo generatore «di Colui che aveva vinto la morte».In luglio si svolgevano le Nonae Caprotinae, durante le quali le donne bevevano lattice del fico selvatico e si percuotevano a vicenda con rami dell'albero.
FRASSINO
Era sacro a Poseidone e dimora delle ninfe Meliadi. La ninfa Melfa sposò Inaco al quale diede tre figli: Egialeo, Fegeo e Foroneo.Con il legno di questo albero fu costruita l’arma con cui Achille
uccise Ettore. Fra i Celti era simbolo di rinascita capace di operare guarigioni miracolose.
PROPRIETA’
Era considerato miracoloso contro i morsi dei serpenti.

(a cura di Beatrice Orsini. Per
approfondire: A. Cattabiani,
Florario: miti, leggende e simboli di
fiori e piante, Milano, Mondadori,
ed.1998)

Le cronache di Jade

Ho deciso di annoiarvi un pochino, di mira non c'è molto da dire a parte un messaggio in krukko che ho tradotto utilizzando il codice enigma che dice di cliccare il fesso con le palle in mano perchè ci sono delle offerte inutili e trascurabili.
Ultimamente il fil rouge della chat è "Come sta Jade?" e "Come sta Ross?" da parte mia posso parlavi del gatto, il mio famiglio nero terrorizzato dalle scope anche se le mie non volano affatto... ^^

23 settembre 2002, ora di pranzo circa, correvo per strade di campagna nel miranese, le classiche strade agricole della pianura padana: campi, pannocchie, pascoli, pannocchie, ancora pannocchie e una casa ogni quarto d'ora.
Davanti a me un macchinone, una berlina scura, arriviamo ad una curva vicino ad un gruppetto di case e vedo che gli incivili del macchinone gettano una cosa scura dal finestrino, giusto dentro il fosso.
Rallento... non per curiosità ma perchè il furgone non tiene proprio così bene le curve... e vedo nel fosso un gattino che annaspa nell'acqua. Era stata una settimana molto piovosa e quello era il primo o secondo giorno di sole, me lo ricordo bene così come ricordo il mio primo pensiero: ora li inseguo, alla faccia del carico, gli azzoppo l'auto e li scasso di botte con il manico del cric. Poi la lucidità ha avuto la meglio e ho deciso di tirare un sacrosanto frenone, 4 frecce al volo in curva in mezzo alla strada e sono andata in fosso a recuperare il micio. L'acqua mi arrivava a metà coscia e il piccoletto perdeva sangue dal musetto, doveva essersi escoriato atterrando in malo modo, in ogni caso riesco a tirare fuori il micio dall'acqua e mi accorgo che la frenata e il furgone mollati in mezzo alla strada hanno attirato l'attenzione.
In quel punto ci sono 4 o 5 case, non ricordo con precisione, e tutti erano usciti a vedere cosa fosse successo, quindi raccontai dell'auto e del gatto e con mia grande amarezza sentii che era un posto 'canonico' per gli abbandoni lampo, tutti avevano diversi animali che gli erano stati lanciati dentro casa, nei campi, fuori del cancello. Nessuno aveva posto per un gatto... chi ne aveva già una decina, chi aveva cani aggressivi, fatto sta che quel batuffolino nero non era di certo il benvenuto. Ok lo porto via, gli cercherò una casa. Faccio per andarmene quando una signora mi dice: non puoi andare via tutta bagnata, ti do una tuta di mio figlio... un'altra signora mi dice: anche un panno per asciugare il gattino... un ragazzo mi porta una scatola per tenere il micio in furgone.
Non era una contrada di stronzi, era gente gentile e disponibile, pronta a dare una mano, sono tornata in seguito a ringraziarli e ancora si ricordavano di me...
Fatto sta che ho portato con me il micio al lavoro per una settimana, cercandogli una sistemazione, ma settembre è un brutto momento, ad agosto gli infami di tutta Italia si liberano degli animali per le ferie nei modi più beceri e sembra che nessuno abbia più posto per una piccola creatura sfortunata.
Una creatura tanto piccola che non si capiva se fosse maschio o femmina, una creatura nera come la pece con i baffi bianchi e due occhi verdi come pezzi di giada. E Giada fu il suo nome per dieci giorni, finchè mi accorsi che mostrava tutti gli inequivocabili segni della sua mascolinità... ma che fare? rispondeva al nome, ormai era il mio gatto... fu così che Giada diventò Jade, il trovatello, il principe monello, il teppista che non aveva mai fatto le fusa tranne una volta, una notte, dopo 5 o 6 giorni che lo portavo con me, quando si arrampicò sul letto e venne a dormire vicino alla mia testa sul cuscino... purrrrr purrrrrr... sei la mia mamma vero?
E il giorno dopo non venne con me in furgone, rimase a casa.

Don Angelo colpisce ancora!

Come da tradizione bucolica, pure il nostro villaggio ha il mangiaparticole di fiducia, da noi c'è Don Angelo, facciamoci quindi quattro risate con questo allegato che ho trovato in rete...
Facciamo un gioco? Commentiamo la nostra preferita? Comincio io :D



venerdì 10 gennaio 2014

Lasko e la Tana

Ciao a tutti :)
voglio spendere due parole, non per parlare di Lasko o della Tana ma delle storie che alla tana ho incontrato.
La tana mi ha accolto oramai da parecchio tempo,un villo che su mira molti conoscono,alcuni apprezzano e sicuramente molti altri no, un villo con tutti i sui difetti ma anche con i sui pregi ,un villo fatto di persone,un villo dove spesso ho sentito battere il cuore,come nei primi giorni,ero da poco tempo arrivato alla tana e uno del grandi piccoli compagni che riempiono la nostra vita regalandoci affetto incondizionato era in difficoltà.
il micione di Tima Becks
in quei giorni becks non stava bene,problemi intestinali e una brutta ferita ad una gamba lo costringevano in una gabbietta( non poteva muoversi
per guarire doveva rimanere fermo) con tima che lo accudiva con tutto il suo affetto e riportava a noi tutti le notizie della sua convalescenza e becks diventava giorno dopo giorno il micetto di tutta la tana :)
sono passati forse due anni e cavolo un altro dei piccoli sta male Jade il micione di vele suo compagno da 11 anni è in grave pericolo,forse un ictus (siamo tutti in attesa di notizie)lo ha colpito lasciandolo molto provato a tal punto di temere per la sua vita.:(

eccolo qui jade micione stupendo, un gigante prima di ammalarsi.
tutta la tana si è stretta subito attorno a jade e a vele che con sante lo assistono dedicandogli affetto e attenzioni, riportandoci qui alla tana le notizie sulle sue condizioni.
jade che di colpo entra nei nostri cuori, tutta la tana fa tifo per lui,è il nostro micione,  non era una favola l'ottava zolla siamo in otto alla tana adesso c'è jade con tutti noi :)




Le fronde raccontano
miti e leggende


Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo.
Kahlil Gibran.

Prima parte.

ABETE
Albero legato al solstizio. Nel Medioevo nei paesi scandinavi durante le feste solstiziali ci si recava nel bosco per tagliare un abete che, portato a casa veniva decorato con ghirlande, uova dipinte e dolciumi. L’uso di
decorare l’abete è giunto fino a noi ed è caratteristico del periodo
Natalizio.




ACERO
In autunno presenta foglie rosse,colore che per gli antichi aveva un carattere funesto. Per questo era sacro a Fobos, dio della paura evocato prima delle battaglie.
PROPRIETA
Ha proprietà rinfrescanti e lenitive per gli eritemi della pelle.


ALLORO
Pianta sacra ad Apollo,simboleggiava la sapienza e la gloria.
MITO
Apollo, dopo aver ucciso il serpente Pitone, se ne vantò con Cupido, dio dell’amore, facendolo indignare; per questo il dio dell’amore scagliò contro di lui una freccia d’oro che faceva innamorare,mentre alla ninfa Dafne una freccia di piombo che faceva rifuggire l’amore. Questa iniziò a fuggire da Apollo finché stremata dalla corsa invocò l’aiuto del padre, il dio-fiume Peneo che, sentendo le grida la salvò trasformandola in alloro“un invincibile torpore invase il suo corpo: la pelle splendente si mutava in scorza sottile, le chiome in fronde, le braccia in rami, i piedi in pigre radici e il volto nella cima di un lauro. “Se non puoi essermi sposa sarai almeno la mia pianta. O Dafne [lauro in greco],di te si orneranno per sempre i miei capelli, il turcasso e la cetra.E come il mio giovane capo biondeggia eternamente, così tu ti fregerai per sempre di verdissime foglie.” Mentre parlava, la chioma dell'albero ondeggiando dolcemente sembrò cedere infine all'amore del dio. “(Ovidio,Metamorfosi, XV, I, 452-567).Il culto di Dafne era praticato nella valle di Tempe dove scorre
il fiume Peneo; qui la ninfa era venerata da un collegio di Menadi che usavano masticare le foglie di lauro.

FESTE
Ogni nove anni si celebravano le Dafneforie in ricordo del viaggio compiuto a Tempe su ordine di Zeus da Apollo per prendere un ramo di alloro. Un corteo di giovanetti da Delfi ne ripercorreva il viaggio. Il più bello fra questi indossava una corona di alloro.Quest’ultima costituiva anche il dono offerto ai vincitori dei giochi Pitici che si svolgevano a Delfi ogni otto anni.Si credeva che fosse una pianta profetica infatti la Pizia a Delfi
ne masticava le foglie prima di pronunciare oracoli. Secondo quanto riporta Tibullo (Carmina,II, 5,81-84) si usava bruciare le foglie di alloro per avere auspici sul futuro raccolto, usanza rimasta nelle campagne emiliane.A Roma il generale che rientrava vittorioso era preceduto da messaggeri che deponevano
ramoscelli d’alloro in Campidoglio sulle ginocchia della statua di Giove, per poi entrare su un carro trainato da cavalli ornati con la stessa pianta.

BETULLA
Aveva un carattere bene augurante e purificatorio.Nell'antica Roma, durante la cerimonia d'insediamento dei consoli, i dodici littori reggevano fasci, emblemi del potere dei magistrati romani, che erano formati da verghe di questa
pianta.
PROPRIETA’
Possiede proprietà diuretiche,depurative e antinfiammatorie.
La sua corteccia era usata per fabbricare carta, sandali
intrecciati o piroghe e infine come
copertura per le capanne. I Celti utilizzavano le verghe di questa pianta per scacciare lo spirito del vecchio anno.
CASTAGNO
Pianta originaria dell’Iran sacra a Zeus. I suoi frutti erano infatti denominati “ghiande di Zeus”.
PROPRIETA’
Le castagne hanno un alto valore nutritivo, conosciuto fin dall'antichità. Plinio scriveva:“Esse sono protette da una cupola irta di spine, ed è veramente strano che siano di così scarso valore dei frutti che la natura ha con tanto zelo occultato. Sono più buone da mangiare se tostate; vengono anche macinate e costituiscono una sorta di surrogato del pane durante il digiuno delle donne.” (Plinio,Storia Naturale, XV, 92) In realtà erano molto apprezzate in epoca romana tanto che esisteva una ricetta (Apicio, L’arte culinaria, V,2) che consigliava di cucinarle alla maniera delle lenticchie.
(a cura di Beatrice Orsini. Per
approfondire: A. Cattabiani,
Florario: miti, leggende e simboli di
fiori e piante, Milano, Mondadori,
ed.1998)