Giardini nella storia
I giardini della civiltà greca
Erano lasciati il più possibile allo stato naturale ed adornati da fontane e da bacini d'acqua, rallegrati da piante ombrose e roseti profumati, con palestre e portici adatti a riparare dal sole e dalla pioggia e ideali per la pratica degli esercizi fisici. Lo stesso Platone teneva le sue lezioni nell'Accademia: un giardino molto bello e ricco di edifici.
Il bosco è dimora e protezione degli dei ed avvicina l’uomo alla natura.In esso vengono eretti, a conferma della sua sacralità, monumenti, colonne, cippi, celle e tumuli.E’ dunque di origine greca, l’idea di un sito naturale consacrato e caro agli dei, vergine e incolto ma sempre piacevole.
Un giardino lirico e religioso, antitetico rispetto alla concezione della natura come luogo di sfruttamento agricolo.
E’ comunque innegabile che nel mondo greco ci fu una spiccata inclinazione per il genere naturale prediligendo gli elementi arborei e gli alberi da ombra.
I giardini privati nelle città furono sempre pochi e di piccole dimensioni, in compenso era molto diffusa la coltivazione in vasi di terracotta di piante a rapido accrescimento come il finocchio, la lattuga ed anche il grano e l’orzo, legati al culto di Adone, lo sfortunato amante di Venere. Da essi è derivata la coltivazione di piante ornamentali in vaso che, attraverso i secoli, è arrivata fino a noi.
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