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martedì 20 novembre 2012



Sunkmanitu tanka - il mondo 

degli Indiani d'America






Miti e Leggende
Sedna, Signora del mare (parte 2)
(Eskimesi Centrali)



Dopo aver percorso un lungo tratto di mare, i due approdarono su una lastra di ghiaccio dove, con stupore e amara delusione, Sedna capì che ancora una volta era stata tratta in inganno: quell'uomo altri non era che Procellaria, l'uccello della tempesta. L'ignobile volatile si era trasformato in un bel giovane per rapire Sedna e condurla nella sua terra. Ma qui la misera fanciulla non trovò tutte le cose buone e le comodità che le erano state così falsamente promesse: la tenda non era ricoperta di pelli di renna, ma era solo una diroccata catapecchia buia e fredda, scricchiolante al soffio dei gelidi venti polari e piena di buchi. Né la misera Sedna assaporò i succulenti cibi promessi, ma solo fetido pesce marcio.
La fanciulla scoppiò in lacrime, ogni giorno la sua sofferenza aumentava ed ella non faceva che piangere e disperarsi. Ma più Sedna si lamentava più Procellaria, uccello ingannatore, se la rideva godendo della perfetta riuscita del suo piano.
Intanto il padre di Sedna, in pena per la scomparsa della figlia, decise di andare a cercarla. Salpò con la sua canoa e si avviò nell'immensa distesa oceanica vagando di buona lena. Giunto all'abitazione di Procellaria incontrò la dolce Sedna che fu immensamente felice di riabbracciare l'amato genitore. Lo accolse con affettuoso impeto, scongiurandolo di sottrarla a quella vita di pene e di ricondurla al suo paese. Così padre e figlia si diedero alla fuga, abbandonando quel luogo che tanto aveva fatto soffrire la dolce Sedna.
Intanto Procellaria, che nel frattempo si era recato a pescare, fece ritorno alla sua abitazione e, non trovando sua moglie, si lanciò all'inseguimento dei due fuggiaschi. Procellaria era un uccello molto veloce e rapidamente raggiunse l'imbarcazione. Volando intorno alla barca sollevò una violenta burrasca, tale infatti al suo potere. Ad ogni suo battito d'ali si alzavano onde sempre più alte e minacciose. La barca quasi si capovolse mentre i turbini sollevavano ondate sempre più spaventose. Il padre era terribilmente impaurito e, preso dal panico, allucinato dal terrore di essere risucchiato dai vorticosi flutti che Procellaria continuava a provocare, pensò di salvarsi restituendo Sedna all'impetuoso volatile. Gettò dunque in mare sua figlia, affinchè il marito potesse riprendersela e porre fine alla tempesta. Ma la sventurata riuscì ad aggrapparsi al fianco della canoa, tenendolo stretto con le mani. Il padre, ormai accecato dalla paura, afferrò il coltello e, con gesto folle, recise d'un colpo le giunture terminali delle dita di Sedna. Le punte delle dita caddero nell'acqua e immediatamente si trasformarono in balene. 
Ancora la misera fanciulla riuscì a ad afferrarsi all'imbarcazione e di nuovo il crudele genitore la colpì con l'affilata lama del suo pugnale, tagliandole le seconde giunture. Quando queste caddero in acqua, ecco tutt'intorno alla barca comparire ogni specie di foche: le giunture mediane si erano trasformate in foche.
Per la terza volta, con le mani ormai ridotte a moncherini sanguinanti, Sedna tentò disperatamente di aggrapparsi alla canoa, ancora incredula per la spietatezza di suo padre. La barca quasi fu capovolta e incominciò a fare acqua, sicchè il pavido genitore, temendo di affondare, non esitò a tranciare di netto ciò che rimaneva delle dita di Sedna. Gli ultimi monconi si riversarono nel mare ed ecco emergere al loro posto tricheci e foche barbate: quegli ultimi pezzi di dita di erano trasformati in trichechi e foche barbate.


(fine seconda parte)

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