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lunedì 3 dicembre 2012

Gli orchi


Orchi (orcus, orke): nella mitologia romana Orcus era il sovrano del Regno degli Inferi. L’ipotesi e che la figura dell’orco inteso come mostro si sia diffusa in Europa, nel corso dei secoli, proprio dall’Italia. Nella mitologia cimbra (orke nell’area tredicicomunigiana – Orce. La “c” ha, in realta, una gambetta dritta alla base e la pronuncia e “k”), leggende risalenti ai secoli scorsi raccontano che l’orco si faceva vedere la notte dell’Avvento. Poteva tramutarsi in luce, fiamma, soldato a cavallo con la “schiena scavata”, caprone, cane. Mai in agnello a causa della simbologia cristiana. In alcune zone lo si confonde a volte con il Beatric o Beatrico, leggendaria figura che guidava la catha selvarega. Il Re degli orchi, nell’area cimbra, si chiamava Selmano. In alcune favole gli orchi sono alleati delle fade, ma la tradizione parla di una grande guerra fra i due popoli in una non precisata epoca antica.
L’Orce ha una doppia natura, innocua e malvagia. Un celebre “orco burlevole”, dedito a fare innocui scherzi ai montanari, e ricordato in contrada Kunech (Cunego), nei pressi di Velo. Gli orchi “malvagi”, invece, distaccatesi dai “buoni” dopo il Concilio di Trento, potevano uscire dal bosco solo di notte, dopo l’Ave Maria, e ovviamente andavano a caccia di bambini.
A Giazza/Ljetzan, la casa dell’orco si trovava in contrada Ravaro. Una testimonianza del 1884 racconta: ≪Quando l’Orche chiama a nome una persona non si deve rispondergli altrimenti e perduta poiche egli allora la tocca e la carne da lui toccata va corrosa si che la morte e inevitabile. Causa egli ancora la morte repentina, soffoca fanciulli e per questi e altri malefizi, si citano fatti recenti con nomi e cognomi≫.

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