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lunedì 17 dicembre 2012



Sunkmanitu tanka - il mondo 

degli Indiani d'America






La Storia
L'America prima del 1492 (parte 10)


Le foreste orientali (parte 2)

Gli Hopewell costruirono tumuli sepolcrali più elaborati e strutture fatte di terra, e diedero vita a riti religiosi più complessi, creando luoghi di culto dalla superficie molto estesa e comprendenti decine di tumuli. Le reti di scambio degli Hopewell includevano materie provenienti da tutto il Nord America: rame dai Grandi Laghi; mica, clorite e quarzo dagli Appalachi del Sud; ossidiana dalla regione di Yellowston nel Montana; conchiglie  e gusci di tartaruga, denti di squalo e d'alligatore, mascelle di barracuda dalla Florida; galena (minerale di piombo ridotto in polvere per ricavarne un colorante bianco) dalla valle del Mississippi; silice dall'Indiana; quarzo dal Nord Dakota; argento dalle regioni alte dei Grandi Laghi. Gli artigiani Hopewell realizzavano opere intagliate e altri oggetti per gli esponenti delle classi più elevate, che pare fossero detentori delle reti commerciali e delle espressioni di culto della civiltà Hopewell. Intorno al 400, il potere e l'influenza di questa cultura declinarono per ragioni ancora oscure, anche se alcuni reperti archeologici individuano le cause in un aumento delle guerre.
Dopo il 700, le donne indiane iniziarono a coltivare un nuovo tipo di mais, noto come "northern flint", che aveva un ciclo di crescita più breve e risultava essere l'ideale nella valle dell'Ohio, nell'area dei Grandi Laghi e nel Nord-est. Intorno al 1000, il mais, la zucca e i fagioli erano la parte più importante della dieta di molti indiani dell'Est. Lo sviluppo dell'agricoltura diede anche impulso alla creazione di nuove ceramiche. Le donne, infatti, iniziarono a mescolare all'argilla frammenti di conchiglie per ottenere contenitori più grandi e sottili in cui conservare le scorte di cibo. Coltivare lungo i letti dei fiumi, soprattutto nella valle del Mississippi, era abbastanza semplice perchè le regolari alluvioni inondavano il terreno d'acqua, permettendo così di sfruttare per vari anni lo stesso pezzo di terra. Sugli altipiani e nelle zone più rocciose, tuttavia, era necessaria una rotazione dei raccolti per consentire alla terra di recuperare i nutrienti necessari. Per permettere ai raggi solari di raggiungere il terreno, gli indiani dell'Est sfrondavano le aree forestali tagliando i rami o usando il fuoco e poi innalzavano collinette tra i ceppi rimasti. La distribuzione in filari, con una sola specie di coltivazione per filare, non esisteva prima dell'arrivo degli europei in America. I campi indiani di mais, fagioli e zucca assomigliavano a quelli europei solo perchè nei letti prosciugati dei fiumi le colture potevano essere così fitte da sembrare, a distanza, simili a filari. Oltre al trio costituito da mais, fagioli e zucca, gli indiani dell'Est raccoglievano bacche, noci, ecc.; andavano a caccia di cervi e di piccoli mammiferi, rettili, uccelli e anfibi e a pesca per arricchire la loro dieta di proteine. Usavano il fuoco per costringere le prede a dirigersi in aree circoscritte dove i cacciatori le attendevano, in inverno e in primavera bruciavano i campi agricoli e le aree circostanti per rinvigorire il terreno e promuovere, ai margini delle zone coltivate, la crescita di piante da bacche che richiamavano orsi, cervi, conigli e altre prede. Gli indiani dell'area dei Grandi Laghi, in particolare gli Anichinabe (Chippewa), coltivavano riso selvatico nelle paludi. I popoli del lontano Nord-est - come gli Abenaki, che vivevano in aree non adatte all'agricoltura a causa della brevità del periodo vegetativo - si dedicavano maggiormente alla caccia e alla raccolta. Gli indiani del lontano Sud - come i Calusa nella Florida del Sud - si sostenevano invece con la pesca e con altre risorse ittiche.

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