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martedì 22 gennaio 2013






Sunkmanitu tanka - il mondo 

degli Indiani d'America





Miti e Leggende
Taikòmol: il Viandante Solitario (parte 2)
(Yuki)

Dal suo corpo, del tutto simile a quello di una persona, estrasse un fascio di giunchi e incominciò ad intrecciarli su un fondo a spirale così come facciamo noi per fabbricare un cesto di vimini. Quando la trama di giunchi gli sembrò abbastanza fitta da reggere il suo peso, la poggiò sull'acqua e tentò di salirvi sopra, ma, prima ancora che potesse appoggiarvisi, l'acqua la sommerse. Quattro volte egli tentò e quattro volte l'acqua prevalse.
Di nuovo Taikòmol si fermò a pensare: egli cercava di escogitare un giusto modo per rafforzare i giunchi e costruire la terra. Così immerse ancora la mano nel suo corpo e ne estrasse uno strano strumento, un oggetto simile a quello che gli Indiani usano per cucire i loro mocassini, formato da un grosso ago d'osso appuntito e ricurvo, legato ad un piccolo manico di legno. Con questo utensile prodigioso, miracolosamente emerso dal suo stesso corpo, Taikòmol incominciò a cucire i giunchi fra di loro, saldandoli a spirale sul fondo con resistenti filamenti di vimini. Sembrava stesse intrecciando un canestro, in verità così Taikòmol stava tessendo il mondo.
Quando terminò la cucitura pensò di renderla più compatta e usò della pece per riempire tutti i vuoti e compaginare quella fitta trama. Infine pensò che avrebbe dovuto fissare quella piattaforma di vimini ancorandola a qualche sostegno, in modo da renderla immobile.
Riflettè ancora, quindi si mise in cammino verso le quattro direzioni recando con sè quattro bastoni di pietra ricurvi. Ne piantò uno a Nord, uno a Sud, uno a Est e uno a Ovest. Ad ogni pilastro legò con lunghi filamenti e doppie funi la trama di giunchi che aveva pazientemente tessuto. Quei legamenti si allungavano da un capo all'altro del cosmo incrociandosi in un punto centrale. Quel punto d'incontro è il centro del mondo.
Poi Taikòmol pronunciò una parola e comparve la terra. <<Weiyei!>>, egli disse, <<così sia!>>, e subito la terra si estese orizzontalmente in tutte le direzioni. Colui che aveva cucito il mondo battè  allora le mani e scosse la terra per assicurarsi che fosse ben solida. Quattro volte la scosse e vide che finalmente reggeva ogni peso. Ancora oggi, talvolta, egli scuote la terra per controllarne la stabilità e, così facendo, provoca i terremoti.
Dopo aver creato la terra egli si mise in cammino e la percorse in lungo e in largo, interamente, fino ai suoi limiti. Camminatore instancabile, Taikòmol procedeva senza sosta, vagando in solitudine per quell'universo primordiale arido e desolato. Per questo lo chiamano il Viandante Solitario. Giunto agli estremi confini del mondo che egli stesso aveva creato, Taikòmol vide che alle estremità acqua e terra ancora si confondevano. 
Decise quindi di stabilire un limite preciso, oltre il quale l'acqua non sarebbe potuta arrivare; piantò allora nelle quattro direzioni qualcosa di liscio, come una pietra levigata e così creò le sponde affinchè il mare non potesse più sommergere la terra. 
Poi raggiunse i quattro bastoni di pietra che aveva precedentemente piantato e li foggiò a sua immagine di modo che potessero far da guardia e impedire alle acque impetuose di cancellare la terra. Da allora l'oceano immenso recinge la terra e le onde si infrangono sulla sponda.

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