Sunkmanitu tanka - il mondo
degli Indiani d'America
Miti e Leggende
Taikòmol: il Viandante Solitario (parte 2)
(Yuki)
Dal suo corpo, del tutto simile a quello di una persona, estrasse un fascio di giunchi e incominciò ad intrecciarli su un fondo a spirale così come facciamo noi per fabbricare un cesto di vimini. Quando la trama di giunchi gli sembrò abbastanza fitta da reggere il suo peso, la poggiò sull'acqua e tentò di salirvi sopra, ma, prima ancora che potesse appoggiarvisi, l'acqua la sommerse. Quattro volte egli tentò e quattro volte l'acqua prevalse.
Di nuovo Taikòmol si fermò a pensare: egli cercava di escogitare un giusto modo per rafforzare i giunchi e costruire la terra. Così immerse ancora la mano nel suo corpo e ne estrasse uno strano strumento, un oggetto simile a quello che gli Indiani usano per cucire i loro mocassini, formato da un grosso ago d'osso appuntito e ricurvo, legato ad un piccolo manico di legno. Con questo utensile prodigioso, miracolosamente emerso dal suo stesso corpo, Taikòmol incominciò a cucire i giunchi fra di loro, saldandoli a spirale sul fondo con resistenti filamenti di vimini. Sembrava stesse intrecciando un canestro, in verità così Taikòmol stava tessendo il mondo.

Riflettè ancora, quindi si mise in cammino verso le quattro direzioni recando con sè quattro bastoni di pietra ricurvi. Ne piantò uno a Nord, uno a Sud, uno a Est e uno a Ovest. Ad ogni pilastro legò con lunghi filamenti e doppie funi la trama di giunchi che aveva pazientemente tessuto. Quei legamenti si allungavano da un capo all'altro del cosmo incrociandosi in un punto centrale. Quel punto d'incontro è il centro del mondo.
Poi Taikòmol pronunciò una parola e comparve la terra. <<Weiyei!>>, egli disse, <<così sia!>>, e subito la terra si estese orizzontalmente in tutte le direzioni. Colui che aveva cucito il mondo battè allora le mani e scosse la terra per assicurarsi che fosse ben solida. Quattro volte la scosse e vide che finalmente reggeva ogni peso. Ancora oggi, talvolta, egli scuote la terra per controllarne la stabilità e, così facendo, provoca i terremoti.
Dopo aver creato la terra egli si mise in cammino e la percorse in lungo e in largo, interamente, fino ai suoi limiti. Camminatore instancabile, Taikòmol procedeva senza sosta, vagando in solitudine per quell'universo primordiale arido e desolato. Per questo lo chiamano il Viandante Solitario. Giunto agli estremi confini del mondo che egli stesso aveva creato, Taikòmol vide che alle estremità acqua e terra ancora si confondevano.
Poi raggiunse i quattro bastoni di pietra che aveva precedentemente piantato e li foggiò a sua immagine di modo che potessero far da guardia e impedire alle acque impetuose di cancellare la terra. Da allora l'oceano immenso recinge la terra e le onde si infrangono sulla sponda.
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