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giovedì 28 giugno 2012

Racconti e leggende dall'Alto Adige


L'usignolo del Sassolungo

C’era una volta, ai piedi del Sassolungo, un magnifico castello abitato da una principessa di rara bellezza. Oltre ad essere molto graziosa, la fanciulla aveva la straordinaria capacità di trasformarsi, a proprio piacere, in usignolo. Tale privilegio, però, sarebbe svanito con la morte di una persona misteriosa. Spesso la principessa s’era domandata chi poteva essere questo sconosciuto, ma mai aveva trovato una risposta.

Un giorno, mentre la nobile donzella volteggiava nell’aria sopra la foresta di Vallenosa, notò un vecchio castello che pareva disabitato. Colta dalla curiosità vi si avvicinò cautamente e posatasi su un ramo di betulla si mise a cantare. Di lì a poco, un possente cavaliere apparve alla finestra della torre attratto dall’incantevole melodia e rimase ad ammirarla fino al tramonto. Compiaciuta dell’interessamento del castellano, la principessa usignolo iniziò a dedicarli frequenti visite.

Ma com’erano tristi e malinconiche, però, le giornate del prode cavaliere quando il grazioso uccellino non l’allietava col suo canto. Non riusciva proprio a darsi pace. Così infine decise di andare nella foresta per trovare un amico salvàno e confidargli le sue pene. Il salvàno gli rivelò che, in realtà, quell’usignolo era una principessa e che lui se ne era innamorato profondamente. Il cavaliere, quanto mai confuso, fece ritorno al castello ed ecco riudire il dolce cinguettio. Colto dall’ardore, il castellano confessò il suo amore per la fanciulla, ma lei, spinta dalla paura, spiccò il volo e fuggì via.

Passarono molti giorni prima che la ragazza trovasse il coraggio di tornare alla rocca di Vallenosa e quando lo fece era ormai troppo tardi. Infatti il prode signore era morto di crepacuore e giaceva immobile al centro del cortile. Da quel giorno la principessa mantenne le spoglie dell’usignolo, ed ancora oggi si può udire, nei pressi del Sassolungo, la sua incantevole melodia.

martedì 26 giugno 2012

L'ottava Zolla
 Erbe Aromatiche e Piante Officinali

Allium ursinum L.-Aglio orsino 

Generalità-L’aglio orsino cresce spontaneo in Europa e in Asia; in Italia si trova su tutto il territorio, ad eccezione della Sardegna. Nei nostri boschi forma dei popolamenti molto fitti, soprattutto nei boschi umidi di latifoglie fino a circa 1000 metri di altitudine. La denominazione Allium non è facilmente ricostruibile poiché sia la coltivazione sia l’utilizzo di questa piantina risale ad almeno 3000 anni a.C. Il termine era già in uso presso le popolazioni romane ma si ritiene che la sua origine sia celtica. Potrebbe derivare da all che significa caldo cioè acre come l’odore dell’aglio appena degustato. Anche i greci conoscevano questa pianta “bruciante” per il suo odore.

Descrizione-È una pianta erbacea perenne, bulbosa, eretta e non molto alta. Appartiene alla famiglia delle Liliacee come il tulipano, il mughetto e il giglio. Il bulbo è allungato e rivestito da tuniche grigio-bianche; ogni anno dal bulbo nascono fiori e foglie.
Le foglie sono lunghe anche 20-40 centimetri, sono di forma ovata-ellittica e si restringono in un lungo picciolo. Le foglie hanno l’odore pungente di aglio. Per questo motivo non è possibile
confonderle con le foglie del mughetto a cui sono molto simili, infatti strofinando le foglie del mughetto non si sente ilcaratteristico profumo.Sono foglie basali e in genere in numero di due, dalla consistenza piuttosto carnosa, di un bel colore
verde lucente. I fiori sono di colore bianco candido e a forma di stella, sono riuniti in ombrelle ricurve per separare
i fiori. L’impollinazione avviene ad opera delle api o di altri.


Uso in cucina-Tagliato a piccoli pezzi l’aglio orsino dona un tocco di sapore alle insalate verdi e soprattutto a quella di patate.
Tritato e unito al burro dona un tocco delicato al pesce; ottimo spalmato sul pane tostato. Sempre tritato si può aggiungere ad alcuni formaggi morbidi trasformandoli in particolari formaggi
alle erbe, dal sapore unico. È delizioso se aggiunto alle zuppe, ai sughi, alle frittate.

Al ciant del gal
 

Buongiorno stregacce:)

lunedì 25 giugno 2012


Al ciant del gal
 

Detti del Veneto

Chi prima nasse,
prima magna.
Chi nasce primo, mangia prima.
Quindi semina presto piuttosto che tardi.

Chi sior vol diventar,
el va da videgar.
Chi vuole arricchirsi
deve piantare viti.

Chi vol un bon ajo
'l lo pusa de Zenaro.
Chi vuole del buon aglio
lo metta a terra a Gennaio.

Le fave nel pacioro,
el gran in t'el polveron.
Le fave nel fango, il grano tra la polvere.
Si riferisce alla semina.
La linfa dei Patriarchi 
Alberi Monumentali
  la farnia di Villanova Sant'Antonio a Fossalta di Portogruaro(VE)
Quercus robur età stimata circa 500 anni 
  
E' uno dei pochi alberi antichi del Veneziano. E' una Farnia di circa 500 anni - ma la gente gliene attribuisce almeno 700 - che si raggiunge molto facilmente arrivando a Fossalta di Portogruaro, a Villanova di Vado in via da Vinci. L'albero - sacro ai Veneti e simbolo dei patriarchi verdi che un tempo ricoprivano questa terra - si trova vicino alla chiesetta di S. Antonio. La sua è forma contorta e ciononostante a 1.3 metri dal suolo ha una circonferenza di circa 7 metri e mezzo ed èalto 15 metri e mezzo.L’albero riveste una notevole valenza naturalistica e paesaggistica essendo un solitario testimone dell’antica foresta che copriva in parte il nostro territorio; nello stesso tempo assume un importante valore storico in quanto sotto alle sue fronde si riuniva lavicinia, il consiglio dei capifamiglia, una sorta di attuale Consiglio Comunale che deliberava sulle questioni relative alla comunità locale.
I greci chiamavano la quercia drus, l’”albero” e fra le querce la più imponente e ammirata è il rovere, il cui nome deriva da robur, per richiamare il rosso delle sue foglie in autunno. Se robur ha poi preso il significato di “robusto” o “vigoroso” è proprio per l’aspetto del rovere e per la forza del suo legno.
Come ricorda Virgilio la quercia era consacrata a Giove e nell’Antica Roma solo l’imperatore aveva il diritto di tenere una corona di foglie di quercia appesa sopra la sua porta, simbolo di comando e di vittoria. Quando al generale vincitore veniva tributato il trionfo, è vero che la sua testa era coronata di alloro, ma uno schiavo reggeva una grande corona di quercia. Come scrive Plinio nella sua Storia naturale, una corona di quercia veniva assegnata a chi si era distinto in battaglia e ai giochi, tutti, compresi i senatori, si alzavano in piedi al suo ingresso.
La quercia è l’albero che nella cosmologia nordica sorge al centro del mondo, e ne è il sostegno. E’ la personificazione del dio Irminsul. Questo culto ha avuto ampio sviluppo in Sassonia, fino a quando Carlomagno nel 772 distrusse il luogo dove sorgeva la quercia.
Per i loro significato di forza, nobiltà e longevità sia le ghiande che le foglie di quercia sono entrate nell’araldica, elementi essenziali di molti stemmi. Un tempo, intorno al kepì dei generali francesi, era ricamata in oro una ghirlanda di foglie di quercia.
 
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Angiospermae
Classe: Dicotyledones
Famiglia: Fagaceae

 
Originaria dell'Europa e del Caucaso. Ama i climi temperato-freddi, tipici delle pianure alluvionali e dei fondovalle di bassa quota (non si spinge oltre gli 800 metri). In Italia non è presente sulle isole.
Dimensione e portamento
Albero maestoso che può raggiungere i 50 metri di altezza. Chioma molto ampia e rami che, con il passar del tempo, diventano sempre più massicci, nodosi e contorti.
Tronco e corteccia
Il tronco diritto tende ad allargarsi alla base. La corteccia, all'inizio liscia e opaca, diventa presto rugosa, brunastra e fessurata.
Foglie
Foglie decidue, glabre e un po' glauche, lunghe fino a 12 cm. Il picciolo quasi assente (al massimo 5 mm) è nascosto dalla base della lamina che si prolunga in due orecchiette.
Strutture riproduttive
I fiori maschili sono giallognoli, quelli femminili si trovano a 1-3 su lunghi peduncoli. Le ghiande oblunghe, brune a maturità (in un anno), sono ricoperte da una cupola rivestita di squamette romboidali appressate.
Usi 
E' una delle essenze forestali più pregiate. Il legno è duro e resistente,i frutti sono molto apprezzati dai maiali. 
 
 
Buongiorno:)

Animali e pensiero magico - Il maiale

Il maiale rappresenta il dispotismo e la tirannia, ma viene pure impiegato per simboleggiare al virilità dei guerrieri e durante i riti sacrificali. Il mito greco di Adone, sventrato da un cinghiale, esprime la necessità della morte per il rinnovo dell'esistenza. Adone, dio della vegetazione, viene venerato sotto la forma di un cinghiale. Il rito della resurezione di Adone celebra la rinascita.
Valhalla, festa per la cattura di Saerhrimnir
Un mito scandinavo, invece, celebra il rinnovamento della natura, con il mostruoso cinghiale Saerhrimnir, il quale rinasce infinitamente per poter essere cacciato dagli eroi immortali di Valhalla. La cultura celtica offre dei miti simili e considera il cinghiale come un animale dalle qualità magico-protettrici. I Druidi recitavano il nome del cinghiale per identificarsi col medesimo, iniziato ai segreti della foresta.
La dea egizia Nout
Esso rappresenta anche la fecondità come appare nella cultura egizia della dea del cielo Nout, intenta ad allattare i suoi porcellini.
Le tradizioni giudaico-islamico-cristiana, poi, lo dipingono come un animale impuro e, dentro alla ruota dell'esistenza buddhista, il porco, simbolo di ignoranza, viene raffigurato come uno dei tra animali che legano l'uomo alla sessualità. L'ignoranza che gli si attribuisce deriva dalla sua abitudine di tenere la testa verso terra.

domenica 24 giugno 2012

Al ciant del gal
 


Buona domenica stregacce :)
TU MI INSEGNI...

Incantesimo di memoria

L'incantesimo di memoria (La formula è Oblivion) serve a cancellare o modificare i ricordi di un'altra persona. È la specialità del professor Gilderoy Allock (Lockhart), col quale cancella la memoria degli autori dei libri ai quali ruba le gesta eroiche.
  • In Harry Potter e la camera dei segreti Allock cerca di stregare Harry nella camera dei segreti, tuttavia non vi riesce a causa del malfunzionamento della bacchetta di Ron di cui si era impadronito vista la distrazione di quest'ultimo.
  • È usato anche da un Obliviatore sul campeggiatore della Coppa del mondo di Quidditch.
  • Viene usato da Hermione in Harry Potter e i Doni della Morte per eliminare ogni ricordo di lei ai suoi genitori ed, anche, per cancellare la memoria a due Mangiamorte che avevano tentato di assalire Harry, Ron e la stessa Hermione.
Esiste anche una sezione del Ministero della Magia chiamata Obliviatori che ha il compito di cancellare o modificare i ricordi dei Babbani per mantenere segreta l'esistenza della magia.




Incantesimo di Ostacolo

La formula è Impedimenta. Questo incantesimo serve a bloccare o paralizzare momentaneamente qualsiasi oggetto solido. Se è molto forte, l'impatto con l'incantesimo può buttare la persona molto lontano. Harry, Ron ed Hermione lo imparano nel quarto libro. Viene usato:
  • Da Harry nella terza prova.
  • Da Madama Bumb nel quinto libro.
  • Da Silente nella battaglia al Ministero della magia contro i Mangiamorte nel quinto libro.
  • Da Harry contro gli inferi.
  • Da Harry contro Piton nel sesto e nel settimo libro.
  • Viene usato, come raccontato nel libro "Gli Animali Fantastici: Dove trovarli", da Flavius Belby nel 1782 mentre si trovava in Papua Nuova Guinea, in vacanza, per tentare di sconfiggere un Lethifold, ma il suo attacco fallì. Belby successivamente userà l'Incanto Patronus per sfuggire dall'animale.


Incanto Patronus 

L'Incanto Patronus (Expecto patronum), dal latino "aspetto un protettore", è un incantesimo molto complesso, che richiede estrema concentrazione. Consiste nell'evocare tramite la bacchetta magica una figura argentea, che difenderà l'evocatore per tutto il tempo in cui quest'ultimo resterà concentrato sul proprio intenso ricordo felice. Il Patronus può manifestarsi sotto forma di nebbiolina argentea, o sotto una forma definita: in tal caso si parla di "Patronus Corporeo". La sua forma è solitamente quella di un animale: quello di Harry è un cervo (ovvero la forma animale di suo padre, James Potter. Infatti il nome in codice del padre di Harry era "Ramoso"). In genere un mago possiede sempre lo stesso Patronus, ma in Harry Potter e il principe mezzosangue, l'ex professore di Difesa contro le Arti Oscure, Remus Lupin, dice ad Harry che dopo un trauma il Patronus può cambiare aspetto, come succede a Ninfadora Tonks, a Severus Piton e a George Weasley dopo la morte del caro fratello Fred.
Questo incantesimo è efficace nei combattimenti contro i Dissennatori, esseri che risucchiano la felicità altrui, e contro i Lethifold, un tipo di animale fantastico.
Lo usò Harry, nel terzo libro, contro i dissenatori che lo attaccavano.
Durante la battaglia di Hogwarts, in Harry Potter e i Doni della Morte: Parte II, Aberforth Silente lancia un Patronus che respinge un centinaio di dissennatori come un'enorme onda
Il Patronus viene usato dai membri dell'Ordine della Fenice per comunicare tra di loro senza essere scoperti. Questo fatto viene rivelato per la prima volta solo in Harry Potter e il principe mezzosangue, anche se l'autrice vi aveva già fatto cenno in precedenza: alla domanda dei lettori, aveva risposto "L'Ordine comunica in un modo che richiede solo una bacchetta".
  • Il Patronus di Harry è un cervo, come quello di suo padre James Potter e quello di sua madre Lily;
  • Il Patronus di Hermione Granger è una lontra, l'animale preferito dell'autrice, che spesso ha confermato di vedere molto di sé in questo personaggio;
  • Il Patronus di Ron Weasley è un cane (un Jack Russell Terrier);
  • Il Patronus di Ginny Weasley è un cavallo;
  • Il Patronus di Albus Silente è una fenice;
  • Il Patronus di Ninfadora Tonks dall'inizio del sesto libro in poi è un lupo, poiché lei si è innamorata di un lupo mannaro (Remus Lupin). Si ignora che forma avesse prima del sesto romanzo, ma sappiamo per certo che era diverso;
  • Il Patronus di Luna Lovegood è una lepre;
  • Il Patronus di Arthur Weasley è una donnola;
  • Il Patronus di Kingsley Shacklebolt è una lince;
  • Il Patronus di Cho Chang è un cigno;
  • Il Patronus di Seamus Finnigan è una volpe;
  • Il Patronus di Ernie Macmillan è un cinghiale;
  • Il Patronus di Dolores Umbridge è un gatto;
  • Il Patronus di Aberforth Silente è una capra;
  • Il Patronus di Minerva McGranitt è un gatto soriano (proprio come la sua forma animale);
  • Il Patronus di Severus Piton è una cerva (per via di Lily Potter, che aveva come Patronus un cervo
  • Il Patronus di James Potter è un cervo, come quello del figlio e della moglie.

sabato 23 giugno 2012

Waur Ljetzan - Festa del fuoco di mezza estate

bracieri accesi per la festa del fuoco a Giazza
Secondo la tradizione si celebra il 23 di giugno il festival del fuoco di mezza estate „Festa del Fuoco – Waur Ljetzan”. Durante la notte più breve dell’anno, quando le streghe raccolgono piante ed erbe per le loro pozioni magiche e le genti bagnano la loro pelle con la rugiada affinchè siano protette dai mali.
A «San Gioani che pianze» come il sole calante (piangente) sono associate anche le proprietà salutari e misteriose dell'acqua e della rugiada di questa notte, capaci di guarire, di fertilizzare, di conservare.
Si tratta della notte più breve dell’anno in quanto il Sole è all’apice della sua luce. Un giorno considerato sacro nelle tradizioni pagane precristiane.
Nella festa di S. Giovanni convergono i riti indoeuropei e celtici che esaltano il potere del Fuoco e della Luce, delle acque e della terra feconda di erbe, di messi e di fiori. E’ proprio nella notte di San Giovanni che in tutte le campagne del nord Europa, l’attesa del Sole era ed è propiziata da falò accesi sulle colline e sui monti, perché da sempre con il Fuoco si mettono in fuga le tenebre e, con esse, gli spiriti maligni, le streghe ed i demoni vaganti nel cielo. Attorno ai fuochi si canta e si danza; è una notte magica, una notte di prodigi: le acque trovano voci e parole cristalline, le fiamme disegnano promesse d’amore e di fortuna, il Male si dissolve sconfitto.

Tra i monti della Lessinia si trova il villaggio di Giazza di Selva di Progno (VR) dove ogni anno questo festival mantiene viva la memoria e la cultura cimbrica.

Proverbi e saggezza popolare


Avèr na préda en te'l stòmec.
Avere una pietra sullo stomaco. Cioè un peso, un'oppressione.
Trentino Alto Adige

No la tàca miga.
Non attacca. Per dire di qualcosa che non si crede , non è credibile.
Trentino Alto Adige

Còntent come na pasqua.
Contento come una pasqua. Essere molto contento, contentissimo.
Trentino Alto Adige

Tremàr come na fòia.
Tremare come una foglia. In genere lo si dice riferendosi a una malattia, o qualchevolta per indicare qualcuno che trema dal freddo.
Trentino Alto Adige
La linfa dei Patriarchi
Alberi Monumentali
Il Castagno dei Cento Cavalli Parco dell'Etna Sant'Alfio (CT)
Castanea sativa- la sua età è stimata tra i 2000 e i 4000 anni
 Castagno dei Cento Cavalli,Jean-Pierre Houël ca. 1777.
 Poco distante dal centro abitato, lungo la provinciale che conduce a Linguaglossa, è possibile ammirare il famoso "Castagno dei Cento Cavalli" che costituisce il grande richiamo naturalistico del territorio di Sant'Alfio, la sua età è stimata tra i 2000 e i 4000 anni. E' considerato l'albero più antico e più grande d'Europa. Il nome è legato alla tradizione secondo cui, sotto le sue enormi chiome, durante un temporale trovarono piacevole... riparo la regina Giovanna d'Aragona e il suo seguito di cento cavalieri. Cantato e descritto da numerosi viaggiatori e studiosi nel '700 e nell'800, il Castagno è oggi meta di visitatori di tutto il mondo oltre che di botanici per i quali costituisce interessante oggetto di studio.
Il castagno, misura circa 22 m di circonferenza del tronco, per 22 m d'altezza.In realtà, oggi si presenta costituito da tre polloni (fusti), rispettivamente di 13, 20 e 21 m; su queste polloni è vivo il dibattito sulla unicità della pianta. Negli ultimi anni il libro dei Guinnes dei primati ha registrato il Castagno come l'albero più grande del mondo, per la rilevazione del 1780, quando furono misurati ben 57,9 m di circonferenza con tutti i rami.


Castagno - Castanea sativa
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Angiospermae
Classe: Dicotyledones
Famiglia: Fagaceae 

          

 Il Castagno è una pianta originaria dell'Europa meridionale, Nord Africa e Asia occidentale.
Dimensione e portamento
Pianta con chioma conico-piramidale nei giovani esemplari, con tendenza a diventare espansa, globosa ed irregolare negli esemplari adulti. Alto fino a 25 metri.
Tronco e corteccia
Fusto diritto, ramificato nella parte medio alta. La scorza è brunastra con sfumature grigiastre negli esemplari adulti, grigio-nocciola in quelli giovani.
Foglie
Pianta a foglie caduche, con margine seghettato e apice appuntito. Le foglie sono di colore verde intenso e lucide, più chiare nella parte inferiore.
Strutture riproduttive
Pianta monoica. Le infiorescenze maschili sono rappresentate da spighe lunghe 10-20 cm di color giallo-verdastro. Quelle femminili sono costituite da fiori singoli o riuniti a gruppi di 2-3 posti alla base delle infiorescenze maschili. La fioritura si ha in piena estate. Il frutto è rappresentato da una noce detta castagna, interamente rivestita da una cupola spinosa, detta riccio.
Usi 
L'impiego più antico del castagno è quello alimentare. Le castagne sono ricche di amido e in molte zone montane d'Italia hanno rappresentato, fino agli anni '50, la principale fonte alimentare (farina di castagne). Il legno semiduro trova impiego soprattutto nella fabbricazione di mobili e pali di sostegno. 
Buongiorno:)

mercoledì 20 giugno 2012

Al ciant del gal
 

Midsommar o Midsummer's eve - festa di mezza estate

Midsummer’s Eve o la Vigilia della festa di mezza estate è una celebrazione del solstizio d’estate, che segna il giorno più lungo dell’anno.
Le tradizioni variano tra Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca.
La Vigilia del solstizio d’estate è quasi come un giorno santo per gli scandinavi. Gli inverni in Scandinavia possono essere molto freddi e bui, in particolare – in alcuni luoghi il sole non sorge tutti i mesi – il Solstizio d’estate è sentito come una celebrazione della domenica, del ritorno della luce e dell’estate stessa. Questo significa che è il giorno dell’anno con più luce e quindi anche la notte più breve. Per coloro che vivono nel Nord del mondo questo accade sempre intorno al 20 giugno a seconda degli anni bisestili e così via. Sopra il circolo polare artico il sole non tramonta mai per circa un mese, quindi tutti i giorni, il sole è presente 24 ore su 24.
La tradizione prevede che i festeggiamenti della metà dell’estate avvengano all’aperto con un a pranzo all’aperto. I piatti tipici sono diversi: aringhe con panna acida, pesce, erba cipollina, le cipolle, le patate appena raccolte che sono servite lessate e fragole con il latte per dessert. Tra le molte bevande, la birra è la scelta preferita. Molti svedesi scelgono il sapore di vecchie ricette tradizionali. Le spezie più comuni che vengono utilizzate per fare i liquori tipici sono cumino, finocchio, sambuco, diversi frutti e semi di anice. 
Le origini pagane delle celebrazioni del solstizio d’estate risalgono all’epoca pre-cristiana, pagana, quando molti riti erano strettamente connessi alla natura e alle speranze per il buon raccolto. Due importanti icone di questa festa utilizzate nel corso degli eventi del solstizio d’estate sono la lancia quale simbolo del Dio e il calderone estivo che simboleggia la Dea. Qui il Dio e’ nel suo pieno vigore, e viene celebrato con l’accensione di fuochi. La Dea, invece, attende di spargere il frutto della sua unione, mentre tutto intorno la natura e’ in pieno rigoglio. La Chiesa cristiana ha riconosciuto le tradizioni di mezza estate associandole alla festa di Giovanni il Battista, il 24 giugno. 
Le tradizioni scandinave legate a questa festa sono di lunga data. Danze e giochi sono anche parte delle celebrazioni. Immancabile è il falò, acceso per significare la sconfitta delle tenebre e per celebrare la notte più corta dell’anno, non solo, è considerato di buon auspicio per la fertilità del raccolto, la salute e per augurare buona sorte. Anche le danze intorno all’albero di maggio sono molto diffuse perché l’albero di maggio è considerato un simbolo di fertilità. Il Maypole o albero di maggio è come una grande croce con due grandi anelli appesi su entrambi i lati della parte orizzontale della croce, è decorato con ghirlande di foglie e fiori, come l’albero della cuccagna. Questo è un simbolo cristiano inizialmente nato in Germania che ha oltre un migliaio di anni. Grandi e piccini eseguono classici balli intorno al polo accompagnati da musica folk con violini e fisarmoniche.
Accanto alle credenze popolari ci sono anche quelle superstiziose. Nella tradizione magica, ad esempio, la notte del 24 e la prima mattina, rappresentano il momento più propizio per la raccolta di erbe e piante, o anche della rugiada, da usarsi poi nel corso dell’anno per rituali e altre operazioni. L’erba di san Giovanni il vischio, il sambuco, la verbena e l’artemisia sono tra le erbe da raccogliere in questa notte. Rinomata e preziosa e’ la rugiada di questa notte. Nel nord Europa, se una donna desiderava molti figli, doveva stendersi nuda nell’erba bagnata. Ciò anche se voleva bei capelli e una buona salute.
In questa festa, secondo un’antica credenza il sole (fuoco) si sposa con la luna (acqua): da qui i riti e gli usi dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare. Non a caso i simboli di San Giovanni sono il fuoco e l’acqua, con cui battezzava, una comoda associazione, da parte del cristianesimo, per sovrapporsi alle antiche celebrazioni pagane.
Così nel corso del tempo, c’è stato un intrecciarsi di tradizioni antiche, pagane e riti cristiani, che dettero origine a credenze e rituali in uso ancora oggi e ritrovabili perlopiù nelle aree rurali e nel nord Europa.
"Ardono i sementi, scricchiola il grano, insetti azzurri cercano ombra, toccano il fresco. E a sera salgono mille stelle fresche verso il cielo cupo. Son lucciole vagabonde. Crepita senza bruciare la notte d'estate". (P.Neruda)




Stanotte festeggiamo uno degli 8 Sabba ovvero il Solstizio d’Estate. Conosciuto anche come Litha, è la massima apoteosi della Luce sulla terra di mezzo, è una notte carica di energie che provengono da secoli di tradizione, è un passaggio che ci porta dal comando Lunare a quello Solare che sarà celebrato con la festa del Raccolto (le nozze del Sole con la Luna).

Molte persone credono che il 21 Giugno sia l'inizio d'estate, ma ciò è falso. L'estate inizia a Beltane, in Maggio. Il 21 Giugno è il momento in cui l'estate raggiunge il suo picco massimo. Questo è il motivo per cui Litha è chiamata spesso Midsummer. E' il solstizio d'estate, quando avviene il giorno più lungo dell'anno e ovviamente, la notte più breve. Per le energie attribuite al sabbat , Litha è il momento in cui la magia è al massimo della sua potenza. 
Litha è uno dei quattro sabbat minori. Le celebrazioni solitamente iniziano alla mezzanotte del 20 e continuano fino al 23.
Litha è il momento per le feste, la musica, le danze e i falò: il tutto per onorare il Dio Sole e incoraggiarlo a raggiungere il suo massimo potenziale. La vigilia della notte di Midsummer è la più importante celebrazione wiccan connessa al folklore delle fate.
La Dea, che nel suo aspetto di fanciulla ha incontrato il giovane Dio e ha celebrato il matrimonio sacro a Beltane, adesso è Madre, incinta, come la Terra è piena del prossimo raccolto. La Madre regna come Regina dell'Estate ed è attraverso lei che il suo Consorte raggiunge la realizzazione del ruolo e del suo ultimo sacrificio. Lei è la Terra; lui è l'energia e il calore che è entrata in lei per far nascere nuova vita. La sua energia esploderà con il raccolto, il grano e la frutta che nei prossimi due giri della ruota maturerà e ciberà le persone e gli animali. Il Dio diventerà un voluto sacrificio, cadendo con il raccolto e diventando seme per la sua stessa rinascita. 
Un'erba associata a Litha è l'erba di san Giovanni o l'iperico. Questa pianta con le sue infiorescenze brillanti e gialle a quattro punte come la croce solare che è governata dal sole. Una leggenda vuole che se si inciampa sulla radice di san Giovanni la notte di Litha, si viene magicamente trasportati nel regno delle fate. L'erba di San Giovanni presa in questi giorni può essere appesa sulla vostra porta come un amuleto di protezione.
Un'altra pianta sacra a Litha è il vischio, sacro ai druidi. Si trovava sui rami più alti delle querce e veniva tagliata a mezzogiorno con un falcetto d'oro e non doveva mai toccare terra o avrebbe perso la sua magia. Tagliatelo con i vostri amici ed evitate che tocchi terra.

Le tradizioni legate alla notte Litha contano l'accensione del falò, che nelle antichità serviva sia per dare luce che per allontanare gli spiriti maligni. Le persone erano soliti saltare il fuoco per avere fortuna. Le strade inoltre erano illuminate con lanterne e vi erano fuochi dovunque! Vi erano danzatori e attori vestiti da unicorni e draghi. Vi era anche la legenda dei serpenti che si riunivano e si trasformavano in una grande palla sibilante e contorcente. Chiunque riuscisse a prenderla avrebbe avuto poteri magici.
La porta di casa era decorata con foglie di betulla, con finocchietto selvatico, con iperico e lillà bianche. Inoltre erano considerate magiche in questa notte 5 erbe: le rose, l'iperico, la verbena, la ruta e il trifoglio. Infatti in Spagna questa notte è chiamata la "Notte della Verbena ". Le giovani donne raccoglievano l'erba di san giovani nella speranza di divinare e scoprire il futuro amore.

Litha è il momento di ricelebrare la fiammata della vita anche attraverso la danza. La danza è uno dei più antichi modi di celebrare e di fare rituali nel mondo; un rito sacro che conosce gli arabeschi del tempo. Solitamente, colui che danza aduna gli spiriti per ottenere chiaroveggenza e conoscenza; comunica e riceve informazioni; onora gli antichi; cura e guida il viaggio mistico della sua anima nella danza della vita.

E' il momento anche speciale delle benedizioni agli animali, così come delle protezioni per i vostri compagni di casa. Potreste scegliere di far partecipare al vostro rituale anche il vostro cucciolo o dargli un regalo speciale, magari un piccolo pentacolo da appendere al collare.
Litha celebra sia il lavoro che il piacere, i bambini e il comportarsi da bambini! E' il momento per festeggiare la fine dell'anno crescente e l'inizio di quello calante.
Litha porta con sè molti rituali legati alle fate, basti pensare come la tradizione possa influenzare anche la letteratura. Prendiamo ad esempio Shakespeare e il suo " Sogno di una notte di Mezz'estate". Si dice che il piccolo popolo, gli elfi e le fate, possano essere visti con più facilità nella notte del solstizio, perchè il velo tra i mondi è più sottile. Siamo quindi avvisati e ammoniti di fare attenzione quando camminiamo in questa notte nelle nebbie dei boschi, potremmo finire nella terra delle fate e perderci per molto più tempo di quanto crediamo!  

Racconti e leggende dall'Alto Adige


ll gigante Sassolungo


Tanto e tanto tempo fa, i dintorni del massiccio del Sella erano abitati da un popolo di giganti mansueti e generosi che convivevano serenamente con gli uomini della valle. Ma come si sa, anche nelle migliori famiglie, c’è sempre un birbante che pensa di combinare inpunemente le proprie marachelle.

Questo gigante furfantello, che aveva nome Sassolungo, si divertiva a rubare nei campi o nei pollai dando poi la colpa ai topi, alle volpi o ai falchi. I suoi compagni erano creature bonaccione, ma non così ingenue da bersi tutte le bugie che Sassolungo raccontava. Decisero così di tenerlo d’occhio e in breve lo sorpresero in un paio d’occasioni con le mani nel sacco. Nonostante l’evidenza dei fatti, il gigante continuava a professarsi innocente e accusava i propri compagni di malfidenza.

Arrivò infine il giorno in cui lo scoprirono a rubare per la terza volta nell’orto del vicino e questa non poteva sicuramente passare inosservata. Riunito tutto il popolo dei giganti, il grande saggio esortò Sassolungo a confessare le proprie malefatte. Ma vista l’ostinazione con cui il birbante negava ogni colpa, si adirò e sortì un incantesimo che lo fece sprofondare completamente sottoterra.

Di tutta la grandezza del gigante Sassolungo, sbucava fuori dalle viscere della terra solo la sua mano aperta che ancora oggi si può ammirare sul Sassolungo e prende appunto il nome di Cinquedita.

lunedì 18 giugno 2012

Detti del veneto

Par San Barnabà,
el pì longo del'istà.
Il giorno di San Barnaba (11 giugno)
il più lungo dell'estate.

Par San Barnabà,
l'uva vien e el fior 'l và.
Per San Barnaba
arriva l'uva e se ne vanno i fiori.

Par San Donà,
el verno xe qua.
Per San Donato (22 ottobre)
l'inverno arriva.

Par San Martin,
sta mejo el gran in t'el campo che al mulin.
Per San Martino (11 novembre)
il grano sta meglio nel campo che al mulino.

Par San Martin,
ogni mosto xe vin.
Per San Martino
tutto il mosto è diventato vino.

Spètate la neve a Sant'Andrea,
sinò a Sant'Andrea a Nadal,
se gnanca a Nadal, no stala pì spetar.
Aspettati la neve per Sant'Andrea (30 novembre)
se non arriva a Sant'Andrea aspettala per Natale,
se non arriva neanche a Natale non aspettarla più.

Sant'Antonio la gran fredura,
San Lorenso la gran calura;
l'uno e l'altro poco dura.
A Sant'Antonio (17 gennaio) il gran freddo
a San Lorenzo (10 agosto) il gran caldo
entrambi durano poco.


Il troll (o trold), nella mitologia norrena, è una creatura umanoide che vive nelle foreste del nord Europa.
Trattandosi di una figura evolutasi in un contesto di tradizioni orali e grande dispersione geografica, le sue caratteristiche fisiche e comportamentali non sono codificate con precisione. Normalmente viene descritto come una creatura ruvida, irsuta e rozza, dotata di un grosso naso e di una coda dal folto pelo e con solo quattro dita per ogni mano o piede.
In linea di massima, a seconda del filone folkloristico di provenienza, è possibile identificare due tipi di troll: uno di dimensioni giganti e dal comportamento maligno (simile a un orco) e uno di dimensioni umane e dal comportamento benevolo. Si racconta che i troll rubino i bambini alle famiglie mentre dormono e mettano nel letto un altro bambino, oppure un cucciolo di troll. Questa era normalmente la giustificazione che si dava alla nascita di figli deformi.
Alcune caratteristiche attribuite, a seconda del caso, ai troll:

  • quando viene colpito dalla luce del sole diventa di pietra: dunque si muove solo di notte o nella foresta più fitta
  • ha un carattere il più delle volte malvagio oppure buono ma birichino
  • ha un aspetto orripilante (anche con due teste) e può diventare molto violento
  • solo i bambini possono vederlo
  • solitamente condivide con altri esemplari le caverne naturali presso dei corsi d'acqua che utilizza per bere
  • può essere molto puzzolente

La figura del troll ha avuto ampia diffusione anche all'interno della tradizione folkloristica anglosassone, probabilmente in seguito alla prolungata presenza vichinga nelle isole OrkneyShetland. I troll scozzesi si chiamano trow e sono bassi, invisibili e notturni.

domenica 17 giugno 2012

Animali e pensiero magico: Il cavallo

cavalli della mongolia
Il cavallo nella cultura mongola aveva carattere sciamanico, ricopriva inoltre un ruolo psicopompo, capace di affrontare viaggi celesti e di accompagnare le anime morte nel regno degli spiriti. I cristiani consideravano il cavallo come simbolo della rapidità della vita e, secondo la visione di San Giovanni, i quattro cavalieri dell'Apocalisse - morte, guerra, peste e carestia - caratterizzavano gli ultimi momenti della storia umana.
raffigurazione di Epona
Nell'Inghilterra celtica e in Gallia, la dea-cavallo Epona è stata associata all'acqua, alla fertilità e alla morte. I cavalli venivano sacrificati nell'Europa celtica per divenire i veicoli dei loro padroni nell'aldilà.
Parallelamente alla sua funzione in guerra, il cavallo è stato altresì un buon compagno di lavoro e la credenza popolare lo ha associato alal vita, all'intelligenza e alla divinazione. 
Kalki
Nell'induismo il cavallo bainco viene collegato alla decima e ultima incarnazione di Vishnu, Kalki, portatrice di pace e salute. Nella mitologia scandinava inoltre il cavallo è in grado di comprendere la volontà divina e Odino monta uno stallone a otto zampe.
il cavallo di Lascaux
Simbolo della supremazia, della generosità e del coraggio, il cavallo caratterizza la cavalleria medioevale: legato all'amore romantico e al ruolo del cavaliere come paladino contro le forze nemiche, il cavallo porta il suo scudiero sul campo di battaglia in nome del re e del suo paese. La sua più antica raffigurazione è quella di Lascaux, circa 15.000 anni fa.
TU MI INSEGNI...


Fattura Anti-Smaterializzazione

Impedisce la smaterializzazione da un luogo per un certo tempo; nel caso di Hogwarts è insita dalla fondazione, come riportato in Storia di Hogwarts. L'effetto termina al limitare della Foresta Proibita. In Harry Potter e l'Ordine della Fenice, lo usa Silente nella battaglia all'Ufficio Misteri su alcuni Mangiamorte, dopo averli immobilizzati con delle corde. Tra questi si sa che c'era Lucius Malfoy e questi vengono imprigionati ad Azkaban. Adoperato sempre dai Mangiamorte, assieme all'incanto Gnaulante per impedire a Harry, Ron ed Hermione di fuggire da Hogsmeade nel libro Harry Potter e i Doni della Morte.


Incantesimo di Levitazione

L'Incantesimo di levitazione, la cui formula è Wingardium Leviosa, è uno dei primi incantesimi che Harry e i suoi amici apprendono ad Hogwartsdurante la lezione del professore d'IncantesimiVitious. Tra l'altro è quello che provoca l'ennesimo battibecco tra Hermione e Ron, che sarà quello che porterà alla nascita della loro amicizia. Serve per far levitare, ovvero alzare in aria, gli oggetti. Per lanciare quest'incantesimo è necessario fare un semplice movimento con la bacchetta. Bisogna agitare e colpire, come dice il professor Vitious pronunciando la formula corretta Wingardium Leviósa, e non Wingardium Leviosà, come ricorda Hermione a Ron durante la loro prima lezione di Incantesimi, causando il loro primo litigio. Con questo incantesimo Ron riesce a sconfiggere, la sera del 31 ottobre 1990, un troll di montagna fatto entrare dal professor Raptor(Quirrell), facendogli cadere in testa il suo stesso bastone. Sempre al secondo anno viene usato da Harry sui dolci ripieni di pozione soporifera per farli prendere da Tiger e Goyle.
Viene anche usato da Harry, nel settimo libro, che lo lancia sul sidecar della motocicletta volante di Sirius, che stava precipitando (il colpo di grazia è stato dato da Hagrid, che prova a lanciare Reparo sul sidecar con pessimi risultati quali la rottura totale di quest'ultimo) durante lo scontro con i Mangiamorte in volo.


Incantesimo della Linea dell'Età 

La formula è Obsideo. Genera un flusso magico di energia blu, a forma di anello fluttuante, invalicabile dalle persone che non possiedono l'età stabilita da chi ha lanciato l'incantesimo.
Usato in Harry Potter e il Calice di Fuoco, Silente lo usa per tenere lontani dal Calice gli studenti che non hanno compiuto 17 anni, in modo che non possano iscriversi al Torneo Tremaghi. Infatti, i gemelli Fred e George Weasley, così come altri alunni, quando provano ad iscriversi al torneo non avendone l'età adatta, sono respinti indietro dall'incantesimo e si ritrovano delle lunghe barbe bianche. La pozione invecchiante non è in grado di ingannare la linea dell'età.

Lumos solem

Questo incantesimo emana una luce equiparabile per intensità a quella del sole. Hermione Granger lo usa contro il Tranello del Diavolo nel primo film, mentre nei libri non è menzionato.