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domenica 10 maggio 2015

è fiorita la Clivia :)

Imantophillum miniatum
Clivia miniata

Descrizione genere: comprende 3 specie di piante apprezzate sia per le foglie nastriformi, con l’apice ottuso, a lamina coriacea e lucida, di colore verde scuro, che si formano direttamente dalle radici, per raggiungere anche i 60 cm di lunghezza sia per i fiori, generalmente imbutiformi, di colore variabile dal rosa all’arancio al rosso fiamma, riuniti in ombrelle terminali portate da robusti fusti, che sbocciano in un periodo compreso tra la primavera e l’estate, a seconda delle specie. Sono piante poco rustiche che vengono coltivate in appartamento o serra. Nelle regioni a clima temperato-caldo possono essere piantate anche in piena terra.
Nome comune: Clivia
Genere: Clivia.
Famiglia: Amarillidaceae.
Etimologia: dal nome di Lady Clive, duchessa di Northumberland.
Provenienza: Africa.

Ritratto di Lady Charlotte Clive, duchessa di Northumberland, di William Oakley Burgess, 1845


Specie e varietà

Clivia x cyrtanthiflora: ibrido ottenuto incrociando le altre due specie che cresce fino a 30-50 cm di altezza e, in marzo-aprile, produce fiori imbutiformi e pendenti, di colore rosso fiamma. Ne esistono molte varietà con fiori di colori diversi (giallo, arancio ecc.).

Clivia miniata: originaria del Sud Africa, è conosciuta anche col nome di Imantophillum miniatum. Può raggiungere i 50 cm di altezza. Presenta foglie nastriformi, larghe fino a 6 cm, lunghe, incurvate verso l’esterno, di colore verde scuro. Nel periodo compreso tra marzo e agosto produce uno scapo fiorifero eretto che porta alla sommità 10-20 fiori anch’essi eretti di colore rosso-arancio. Ne esistono diverse varietà, una delle quali a fiori rosa.

Clivia nobilis: originaria del Sud Africa, presenta foglie simili a quelle della C. miniata. Lo scapo fiorifero, però, è più corto e porta all’estremità un numero maggiore di fiori più piccoli, pendenti e di colore rosso-arancio con l’apice verde, che sbocciano a maggio.


Esigenze ambientali, substrato, concimazioni ed accorgimenti particolari
Temperatura: la temperatura ottimale si aggira tra i 7 e i 10°C; mentre, alla comparsa dei boccioli deve aumentare per arrivare a 15-20°C.
Luce: esposizione aerata e molto luminosa, necessaria in modo particolare per fiorire, con esclusione dei raggi diretti del sole.
Annaffiature e umidità ambientale: abbondanti tra aprile e settembre; scarse (ogni 15-20 giorni) in autunno-inverno.
Substrato: miscela di terra da giardino e terriccio di foglie, con aggiunta di sabbia.
Concimazioni ed accorgimenti particolari: è bene concimare la pianta nel periodo estivo ogni 15 giorni. Si deve rinvasare ogni anno dopo la fioritura (a inizio primavera). Per ottenere la fioritura bisogna concedere alla pianta un periodo di riposo (il mese di ottobre), durante il quale la pianta dovrà essere annaffiata poco. Nel corso dei primi mesi dell’anno comincerà a formarsi lo scapo fiorale. Si riprenderanno le annaffiature regolari quando questo avrà raggiunto la lunghezza di circa 15 cm. Durante e dopo la fioritura la pianta dovrà essere annaffiata abbondantemente evitando ristagni nel sottovaso. Alla fine della fioritura si deve tagliare lo scapo fiorale, per non fare indebolire la pianta. Ogni primavera è bene sostituire il terriccio in superficie con terriccio di foglie o humus fresco.

Moltiplicazione

Le Clivie si riproducono per seme o si moltiplicano per divisione dei rizomi o piantando i polloni che si formano spontaneamente alla base della pianta. Il primo metodo si deve praticare in primavera, utilizzando vasi di 7-8 cm di diametro riempiti con una miscela a base di terriccio, torba e sabbia. Successivamente le piantine ottenute andranno trapiantate in vasi di circa il doppio di diametro. La divisione dei rizomi si pratica per piante adulte che abbiano completamente riempito con le radici un vaso di 25-30 cm di diametro. Si libera il rizoma dalla terra e lo si divide in porzioni, ognuna delle quali con almeno un germoglio, che si piantano in vasi di 12-15 cm di diametro a una temperatura di circa 16°C, avendo cura di interrare il rizoma fino alla base del germoglio con l’apposita miscela di terriccio, torba e sabbia. Bisogna fare particolare attenzione a non danneggiare le radici, particolarmente delicate. Dopo la fioritura la pianta si trasferisce in un vaso di 18-20 cm e dopo due-tre anni si rinvasa di nuovo in un contenitore di 25-30 cm senza dividere i rizomi, se si vogliono ottenere esemplari rigogliosi. La clivia si può infine moltiplicare piantando in vasi singoli i polloni che si formano alla base della pianta madre.

lunedì 4 maggio 2015

monkey-puzzle tree


Araucaria del Cile - Araucaria araucana (Molina) K. Koch
E' una pianta originaria dell'america del Sud (Cile e regioni sudoccidentali dell'Argentina), dove forma estese e molto aperte foreste sui rilievi affacciati sul Pacifico (tra 900 e 1800 metri di quota). E' stata introdotta in Europa come specie ornamentale alla fine del Settecento.

In italiano si chiama comunemente pino del Cile od Albero della scimmia anche se sarebbe più corretto chiamarlo araucaria del Cile dato che non è un pino. In spagnolo si chiama comunemente: araucaria, pehuén, piñonero, pino araucaria o pino de brazos. In inglese e francese si chiama rispettivamente Monkey-puzzle tree edésespoir des singes, letteralmente "rompicapo delle scimmie", riferendosi all'intreccio dei rami che "avrebbe confuso notevolmente una scimmia che avesse voluto scalare l'albero". Questa frase sarebbe stata realmente pronunciata in Cornovaglia dall'amico di un proprietario della pianta. Siccome però una scimmia non potrebbe scalare l'albero senza rimanere ferita dalle spine e dato che nell'ambiente naturale della pianta non ci sono scimmie, gli anglosassoni preferiscono ora chiamarlo pehuén, il nome originale in lingua mapudungum.

Divisione: Pinophyta
Classe: Pinopsida
Ordine: Pinales
Famiglia: Araucariaceae
Genere: Araucaria
Specie: A. araucana (Molina) K. Koch


Dimensione e portamento
Nel suo ambiente di origine raggiunge i 50 metri di altezza. Chioma molto leggera e luminosa, verde scuro, piramidale da giovane, poi più espansa. 


Tronco e corteccia
Tronco diritto con scorza grigiastra, che si ramifica in verticilli distanziati.
Foglie
Spesse, dure e appuntite, triangolari, lunghe 3-4 cm e larghe 1-3 cm alla base, con bordo tagliente, imbricate. Rimangono vitali per 10-15 anni poi cadono insieme al ramo. 

Strutture riproduttive
E' unaianta dioica, con gli sporofilli maschili e femminili posti su piante differenti, anche se ci sono esemplari con entrambi. Gli alberi maschili all'estremità dei rami superiori producono coni ascellari, dapprima patenti e giallo-verdi, quindi penduli, giallo-brunastri, lunghi fino a 20 cm. Gli alberi femminili producono grossi coni globosi, di circa 12 cm di diametro, bruni, che a maturità (2-3 anni) si staccano e cadono.
Usi
Gli indios Araucani ne utilizzavano i semi come cibo e anche il legname. In Europa è spesso usata come pianta ornamentale, specie nei giardini privati.

venerdì 1 maggio 2015

Sfrusitt


Il contrabbando è stato da sempre un’attività tipica delle zone di frontiera, l’Ossola non fa eccezione e in vari tempi e in varie modalità i valligiani si sono sempre dedicati a trasportare merci di vario genere attraverso il confine con la Svizzera.
Bisogna ricordare che storicamente le popolazioni dei confini hanno condiviso le stesse necessità e gli stessi problemi, quindi per i montanari ossolani e svizzeri è stato naturale avere degli scambi commerciali e dei rapporti umani.
Le vicissitudini economiche e storiche hanno modificato nel corso del tempo la natura dei commerci fra Italiani e Svizzeri. Nei primi anni del 900 il contrabbando era essenzialmente di sigari e di tabacco da pipa dalla Svizzera verso l’Italia. Dopo la prima guerra mondiale il traffico si sposta verso caffè zucchero, spezie e a volte sale.
Con il fascismo arrivano anche le sanzioni e con queste vengono a scarseggiare le cosiddette “merci coloniali”; questo porta ad un considerevole aumento del volume dei traffici. Con il fascismo nasce anche la Milizia Confinaria che aveva l’ordine di sparare a vista sui contrabbandieri.



Allo scoppio della seconda guerra mondiale anche gli Svizzeri chiudono e sorvegliano il confine e di conseguenza i traffici vengono bloccati.
Nei primi mesi dopo la fine della guerra le merci ricominciano a circolare, stavolta si tratta principalmente di riso e altri generi alimentari che venivano portati dall’Italia verso la Svizzera.
A partire dal 1948 comincia il contrabbando delle sigarette dalla Svizzera all’Italia che dura fino ai primi anni 60. Dopo questo periodo il contrabbando si sposta su altri canali e sparisce così in Ossola la figura dello spallone o “sfrusin”, ossia della persona che valicava le montagne a piedi con un carico di sigarette che arrivava a volte fino a quaranta chili. Questa figura è stata molto presente nell’immaginario collettivo locale tanto da ispirare racconti e canzoni popolari e tutt’oggi è ancora una parte importante della tradizione culturale locale. Negli ultimi tempi sono state molte le iniziative che ricordano il fenomeno: si va dai romanzi di ambientazione fino alla proposta di realizzare a Masera un monumento agli “sfrusitt” morti.

Quando si parla di contrabbando vengono in mente subito gli ingenti quantitativi di droga e altre merci che ormai con una certa frequenza sono sequestrati dalle nostre Forze dell’Ordine. Polizia, Carabinieri, e Guardia di Finanza sono continuamente messi alla prova per indovinare e scoprire i più fantasiosi metodi adottati dalla malavita per il trasporto, l’importazione e la distribuzione sul suolo italiano di ogni tipo di articoli. Noi però vogliamo parlare, seppur brevemente, di un altro tipo di contrabbando, di un contrabbando che in un certo senso possiamo definire “più genuino”, un contrabbando che alcuni scrittori definiscono “romantico” e che per la gente di montagna a volte era l’unica alternativa all’emigrazione o alla fame. Dobbiamo aggiungere che proprio i contrabbandieri, come i cacciatori e i cercatori di cristalli, con la loro conoscenza delle montagne hanno dato un importante aiuto nella conquista delle Alpi, e più recentemente, durante la Seconda Guerra mondiale, hanno aiutato i partigiani nella loro lotta per la liberazione, in più sempre in quel periodo non pochi sono stati gli ebrei ed i perseguitati politici a fuggire in Svizzera affidandosi alla loro perfetta conoscenza della montagna degli spalloni. Questo fenomeno interessò le zone di confine lungo tutte le Alpi.
Uno dei primi episodi conosciuti, risale al lontanissimo 1757: 44 donne provenienti dalla valle Onsernone (valle ticinese che confina con la Val Vigezzo) furono fermate dagli agenti di frontiera mentre cercavano di portare in Italia circa 10.000 cappelli di paglia: dove li nascondessero non è riportato nella notizia. 


Quello degli “sfrosit” era un mondo con una propria etica ma anche con parecchi contrasti: sovente i contrabbandieri e le guardie incaricate della sorveglianza del confine si trovavano nella stessa osteria prima di “andare al lavoro”, e poteva capitare che le guardie, ben sapendo quali erano le motivazioni che portavano i loro concittadini a fare un viaggio tra le montagne, quando scoprivano gli spalloni attraversare il confine, chiudessero un occhio limitandosi a sequestrare una parte della merce e segnalando sul rapporto che era stata confiscata ad ignoti. A volte erano gli sfrosit a “consegnare” alla Finanza una piccola parte del carico, ma solo per salvarne una ben più grande, però gli scontri, a volte molto cruenti, erano all’ordine del giorno. Al Passo d’Antigine che collega la Valle di Saas a quella di Macugnaga il 6 ottobre 1962 un colpo sparato involontariamente da una guardia pose fine alla vita di un contrabbandiere della Valle Anzasca: l’ultima vittima ufficiale del contrabbando, anzi di questo tipo di contrabbando perchè dopo è stato l’inizio della fine di un mondo che sotto certi aspetti era “pulito”, un mondo dove gli spalloni lavoravano per bisogno, e non certamente per arricchirsi come fece e fa tuttora la criminalità organizzata. Era comunque una realtà dalle mille sfaccettature dove contrabbandieri, popolazione, guardie di finanza erano, a secondo delle circostanze, amici, nemici, complici.