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giovedì 31 gennaio 2013

La pietra filosofale

Il marchese Massimiliano Palombara

Massimiliano Savelli Palombara, figlio di Oddo V marchese di Pietraforte e di Laura Ceuli, nasce a Roma il 14 dicembre 1614. Personaggio colto, poeta manierista e studioso di alchimia, autore del manoscritto La Bugia, in cui racconta la sua esperienza alchemica, Massimiliano si fece costruire nel 1653 sul terreno acquistato dal padre nel 1620 dal duca Alessandro Sforza, la sua Villa sull’Esquilino. Villa Palombara sarà destinata a diventare luogo di incontro per gli intellettuali e gli studiosi di astrologia e di alchimia dell’epoca, tra cui l'illustre studioso gesuita Padre Athanasius Kircher, l’astronomo Domenico Cassini e la regina Cristina di Svezia, stabilitasi a Roma dopo aver abdicato nel 1656, di cui egli diviene gentiluomo e persona di fiducia. La posizione sociale del marchese Massimiliano non che un congruo patrimonio, gli permisero di finanziare progetti alchemici e alchimisti. Villa Palombara era provvista di una piccola dependance separata (Casino Nobile), probabilmente adibita a laboratorio, dove si svolgevano in segreto gli incontri e gli esperimenti alchemici, come parte di un rituale. Di Villa Palombara oggi resta soltanto la cosiddetta "Porta Magica", uno degli ingressi secondari dell'edificio, salvata forse proprio per il suo carattere di "curiosità" e per le leggende popolari che nel frattempo si erano diffuse sul suo significato.
Alcune cronache dell'epoca davano il Marchese come facente parte dell’ordine dei RosaCroce fondato nel 1407 dal fantomatico occultista tedesco Christian Rosenkreuz. L'ordine, estinto nel 1500, fu rifondato agli inizi del XVII secolo. La dottrina dei RosaCroce copriva svariati campi scientifici, le sue pratiche però, erano sempre avvolte dal misticismo, ed erano basate sul concetto che solo gli iniziati potevano avere accesso ai segreti di tali conoscenze, in ciò precorrendo la moderna massoneria.
La porta alchemica

L’ultimo riferimento al giardino esclusivo e segreto di Villa Palombara è contenuto nel testamento redatto dal Marchese il 26 marzo del 1680, in cui egli ricorda i miglioramenti apportati nella Villa e la commissione di figure, termini, statue, colonne e bassirilievi per rendere il detto giardino più vago, più nobile e più fruttifero. Nel termine bassorilievo troviamo un esplicito riferimento all’edificazione della Porta “Magica”, che l’atto testamentario pone in diretta connessione con il giardino alchemico  E proprio su questo singolare monumento, che evidentemente segnava l’accesso all’hortus conclusus della Villa, inteso come simbolo di un percorso empirico (di laboratorio) e soprattutto spirituale, il testatore, sentendosi ormai vicino a morire, ha voluto incidere per gli adepti ai misteri alchemici le “formule” da lui scoperte quando, distaccato dal mondo era penetrato con l’intelletto negli ultimi penetrali della Natura e aveva finalmente perseguito la sapienza alchemica.
Il “trattato alchemico” inciso sulla Porta “Magica” fatto incidere da Massimiliano Palombara nel 1680 sulla Porta “Magica” si compone di 11 epigrafi in scrittura capitale latina (e una in ebraico), distribuite sia all’interno del frontone sovrastante la Porta, che lungo l’architrave, gli stipiti e la soglia . Il frontone figurato in bassorilievo, posto a coronamento della Porta, presenta un medaglione formato da due cerchi di diametro diversi (quello minore è inserito nel campo del maggiore) e inquadrato da un’elaborata cornice a nastri e volute, oggi perduta. Nel cerchio esterno  si legge una massima in scrittura destrorsa e parole disposte in successione curvilinea, in cui è espresso il mistero della Trinità (Tre in Uno)
Si dice che la villa fosse il luogo d’incontro di un circolo di scienzati, colti, ecclesiastici e nobili dediti ai culti dell’esoterismo e all’alchimia del quale facesse parte la regina Cristina di Svezia, il cardinale Decio Azzolino, lo scienziato Francesco Borri insieme al suo mentore Athanasius Kircher ed infine lo stesso Marchese Massimiliano Palombara di Pietraforte.
Sulla carismaticità dei personaggi non c’è da discutere; Cristina di Svezia - regina anticonformista per eccellenza dedita alla cultura e alla pace, convertitasi al cattolicesimo e stabilitasi a Roma dopo aver abdicato in favore del cugino Gustavo Adolfo;Decio Azzolino – il cardinale, mecenate di poeti ed artisti e confidente della regina Cristina di Svezia alla quale dedicò la sala del mappamondo della Biblioteca Speziali di Fermo; Giuseppe Francesco Borri – medico ed alchimista affetto da sifilide sperimentò una cura su se stesso a base di mercurio che lo portò ad un delirio mistico, spesso esule per colpa delle sue idee anticonformiste fu condannato ad abiurare pubblicamente ed infine messo in prigione in Castel Sant’Angelo dove morì alternando alla prigionia periodi di libertà vigilata; Athanasius Kircher – paragonato a Leonardo Da Vinci perchè erudito e maestro di un’infinità di discipline e scienze, padre della decifrazione di geroglifici egizi non che esperto geologo e filosofo.

In questo ambiente dunque si innesta e viene costruita la Porta Magica sul cui significato e sulla cui storia ancora adesso non si riesce a fornire una spiegazione chiara ed inequivocabile.
La leggenda
La leggenda vorrebbe che la porta Alchemica fosse stata edificata dallo stesso Marchese Palombara a seguito della scomparsa di un mendicante che, accolto nel laboratorio alchemico della villa, avrebbe passato la notte a lavorare nello stesso scomparendo il giorno dopo e lasciando come unica traccia della sua permanenza, delle pergamene piene di simboli e formule e alcune pagliuzze dorate. Il Marchese avrebbe dunque ritenuto di dover incidere sulla porta i simboli ritrovati e scritti dal mendicante che secondo la leggenda dovrebbero custodire il segreto per ottenere la pietra filosofale.

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