Le fronde raccontano
miti e leggende
LEÙKE IL PIOPPO BIANCO SACRO AD ERACLE
Il pioppo bianco (Populus alba) si distingue da quello nero per il colore del tronco, molto più chiaro e per la forma e la colorazione delle foglie; in particolare queste ultime hanno la pagina inferiore molto chiara, quasi bianca, e quella superiore decisamente più scura. I greci antichi chiamavano il pioppo bianco Leùke dal nome di una ninfa.
Secondo il racconto dello storiografo Servio, la ninfa Leùke inseguita da Ade e non volendo cedere alle brame amorose di quest’ultimo, giunse durante la sua fuga disperata fino al confine con gli inferi nei pressi del fiume Mnemosyne (“la memoria”). Questo fiume sacro rappresentava il confine tra il Tartaro soggetto ad Ade e l’Eliseo, il regno dei beati governato da Crono. La poverina, non trovando più via di scampo, chiese agli dei di essere trasformata in un albero, un pioppo bianco, preferendo una morte luminosa alla capitolazione alle brame amorose del dio degli inferi.
L’albero di Leùke ritorna poi nell’epopea di Eracle che, alla fine della dodicesima fatica, di ritorno dagli inferi, intrecciò una corona con le foglie del pioppo bianco che cresceva sulle rive di Mnemosine. A contatto con l’aria la parte superiore delle foglie rimase di un colore scuro, a ricordare le tenebre dell’oltretomba ma la pagina inferiore delle foglie assunse da quel giorno, a contatto del sudore dell’eroe, un colore molto più chiaro, bianco-argenteo. Da allora il pioppo bianco divenne sacro ad Eracle perché il colore delle sue foglie simboleggia le vittorie dell’eroe nei due mondi. Tra i greci il culto del pioppo bianco, simbolo di morte luminosa, si contrappone a quello della morte funesta rappresentato dal pioppo nero.
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