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martedì 2 aprile 2013




Sunkmanitu tanka - il mondo 

degli Indiani d'America





Miti e Leggende
Nascita della Conoscenza

La conquista del fuoco (parte 2)
(Sahaptin-Salish)

Anziano tirò una boccata di fumo.
<<È una storia antica>>, disse. <<Risale ai tempi in cui gli animali sapevano ancora parlare, quando salirono al cielo su una catena di frecce per riconquistare il fuoco che gli uomini avevano perduto. Ascoltami ed io te la racconterò.>>
Il fanciullo era tutt'orecchi, pronto a divorare avidamente le parole del vecchio Capo. Anziano incominciò il racconto.
Nei tempi passati, quando ancora gli animali vivevano sulla terra come persone e alla pari degli uomini possedevano la virtù della parola, l'intera popolazione terrestre godeva di un fuoco perenne e inestinguibile. Quel fuoco eterno e miracoloso incarnava, in realtà, la madre di un giovane pescatore chiamato Lontra Terrestre. La pira fiammeggiante ardeva giorno e notte senza che vi fosse bisogno di aggiungervi legna, poichè era alimentata dallo spirito di Madre-fuoco. Il giovane pescatore custodiva con amore nella capanna quel fuoco, che gli forniva cibo e calore.
In quei tempi andati erano sempre le donne che correvano alla ricerca di un marito e per questo esse erano spesso la causa di guai irreparabili. Accadde così che un giorno una fanciulla abbandonò il suo villaggio: la temeraria si era messa in testa di diventare la moglie del possessore del fuoco e, poichè aveva visto da lontano il fumo salire verso il cielo, si avviò in quella direzione: voleva raggiungere la casa di Lontra Terrestre e chiedergli di sposarla.
Camminò a lungo, dall'alba al tramonto, recando con sè un cesto di dolci radici commestibili. Era ormai quasi sera quando la fanciulla avvistò la capanna, con il fumo che usciva dal tetto; ancora pochi passi e sarebbe arrivata dal giovane pescatore. Entrò emozionata e fiduciosa; desiderava con tutta se stessa che egli l'accettasse come sposa e il suo cuore era pieno di speranza.
Nella capanna non c'era nessuno, solo un fuoco vivo e scoppiettante che bruciava nel mezzo. Dalle pareti tutt'intorno pendevano decine di salmoni affumicati: la ragazza pensò che il giovane proprietario doveva essere davvero un gran pescatore se era riuscito a pescare tanti salmoni e questo pensiero rese ancora più intensa la sua passione. Ansiosa per l'attesa, si sedette accanto al fuoco.
Passò del tempo, ma il pescatore non faceva ritorno. La fanciulla, stimolata dal tepore della fiamma, incominciò a sentire fame e decise di fare uno spuntino cuocendo sulla brace le dolci radici che aveva con sè. Le dispose sui tizzoni ardenti, ma non fece nemmeno in tempo ad appoggiarle che esse si bruciarono, divorate all'istante da una fiammata improvvisa.
In verità lo spirito-madre che alimentava il fuoco aveva creduto che la fanciulla volesse fargli un'offerta e per questo aveva mangiato le dolci radici, bruciandole. Ma la fanciulla, ignara di tutto ciò, afferrò l'attizzatoio e, infuriata, incominciò a mettere sottosopra il fuoco, cercando di recuperare il suo cibo in quella brace fumante.
Così facendo sparpagliò i tizzoni qua e là.

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