Il numero di stelle prese influenzerà l’abbondanza del raccolto e, in base all’esito, i cavalieri si esporranno a osannazione o ingiuria.
La Sartiglia 2015: Gremio di San Giuseppe
A uno sguardo poco attento la Sartiglia di Oristano potrebbe sembrare una semplice giostra carnevalesca medievale; una colorata e chiassosa vetrina di folklore locale. Invece la Sartiglia non è Carnevale, non è solo festa, sfilata, evento. La Sartiglia è molto altro.
È la celebrazione del sacro incontro tra l’umano e il divino, equilibrio magico tra la forza dirompente dell’energia terrena e la grazia eterea di una spiritualità che è elevazione e mistero profondo.
Sono solo quattro i casi documentati dalle origini ad oggi, ma anche se c’è stato sempre un po’ di clamore alla loro nomina, la scelta non dovrebbe stupire: il sacro rito della vestizione trasforma Su Componidoriin un semidio che è uomo e donna insieme, come mostrano la sua maschera androgina, il velo da sposa e il cilindro nero. Gli opposti si uniscono in uno.
«Non dimenticherò mai quel giorno – racconta – ma il ricordo più bello è che qualcuno, dopo la corsa, citò una profezia di Nostradamus: quando una donna violerà la solenne corsa, la città alla bocca degli stagni diventerà grande. L’anno dopo Oristano divenne provincia».
Bisogna aspettare il 2010 per veder puntare sul petto di un’altra donna la camelia rossa, uno dei simboli del capocorsa. Elisabetta Sechi, 33 anni, una laurea in Conservazione dei Beni Culturali e pochi esami ancora per quella in veterinaria. Racconta che la sua appartenenza al genere femminile, in un contesto che ha sempre avuto protagonisti maschili, non ha creato nessuno sconvolgimento.
«Mi sono sentita fortemente appoggiata e accolta in modo naturale da ogni cavaliere.
Elisabetta Cumponidori inizia il sogno
Scelta che negli ultimi due anni ha portato alla sacra vestizione di altre due donne, Valentina Uda nel 2013 ed Emanuela Colombino l’anno scorso.
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