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lunedì 13 gennaio 2014


Le fronde raccontano
miti e leggende


Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo.
Kahlil Gibran.
Quarta parte


NOCE
Era sacro a Giove e i suoi frutti erano doni nunziali segno di buona fortuna.
MITO
Legato a Caria che fu trasformata da Dioniso in noce dai frutti fecondi, poiché straziata dal dolore per la perdita delle sorelle Orfe e Lieo, mutate in rocce a causa di un voto infranto.Questa l’origine delle Cariatidi,statue della dea Artemide, sorella di Apollo, scolpite in legno di noce e modellate come corpi femminili poste come colonne nel tempio di Artemide Cariatide.


OLMO
Consacrato a Morfeo, “colui che riproduce le forme”, uno dei mille figli del Sonno, capace di apparire in sogno assumendo la forma di esseri umani per questo motivo si riteneva avesse funzioni oracolari.
PROPRIETA’
Le foglie e la corteccia possono far coagulare e cicatrizzare le ferite e lenire le dermatiti e ascessi.
L’acqua di olmo era utilizzata per pulire le piaghe e curare gli occhi. Era utilizzato fin dall’antichità per sorreggere la vite che senza di lui era considerata vedova.


PERO
Era consacrato in età arcaica alla luna e
successivamente alla dea Era, sposa di Zeus, la cui statua scolpita nel suo legno
era conservata nel tempio di Micene a lei dedicato. Era anche sacro ad Atena, quale dea della Morte che nel suo santuario di Tebe era detta Onca, nome preellenico del pero. Per la forma del frutto,che ricorda quella del ventre femminile, era associato
ad Afrodite e considerato un simbolo erotico.
PINO
Era sacro al dio del mare Poseidone ma anche a Pan, che si
incoronava con i suoi rami.Questo albero essendo 
sempreverde simboleggia l’immortalità e i suoi aghi,essendo a coppie, rappresentano la fertilità e la felicità coniugale.
MITO
Legato al dio frigio Attis, l’amante fanciullo della Grande Dea Cibele.Il giovane in una frenesia bacchica si evira e dal sangue che fluisce dalla ferita nascono le viole.(Ovidio, Metamorfosi, X, 103-105)
FESTE
A Roma era sacro sia a Cibele che a Diana. Il 15 marzo ricorreva il giorno detto Canna intrat. In questa occasione la confraternita dei Cannofori si recava in processione sul Palatino, partendo dai canneti del torrente Almone presso porta Capena portando fusti di canne.
Successivamente era previsto un periodo di mortificazione e raccoglimento con astensione dal pane e da tutti
i cereali che si concludeva il 22 marzo con la processione degli alberi. Il pino, sotto il quale Attis si era mutilato del suo sesso, rappresentava proprio il corpo senza vita dell’eroe, scelto con un particolare cerimoniale nel bosco sacro e spogliato quasi completamente dei rami. Era avvolto in bende di lana e ornato con viole e strumenti musicali (vincastro, siringa, cembali) e sulla sommità venivano collocate effigi del giovane. L’albero così adornato veniva portato nel tempio di Cibele dove era esposto alla commemorazione funebre(Arbor intrat). Successivamente il gran sacerdote, seguito dagli altri sacerdoti e dai fedeli, si tagliava le carni con cocci e si lacerava la pelle con pugnali per spargere sull'albero sacro il suo sangue, atto inteso a propiziare la fecondità della natura, in ricordo del sangue versato dal dio da cui nacquero le viole. Il pino decorato veniva chiuso nel sotterraneo del tempio, dove rimaneva per un anno intero, fino al taglio del nuovo pino. Si procedeva poi alla Lavatio (= abluzione) della statua di Cibele che, posta su un carro,era condotta al fiume Almone, dove il gran sacerdote la lavava,la asciugava e la cospargeva di cenere. Successivamente la statua veniva ricondotta sul Palatino accompagnata da canti e danze.
(a cura di Beatrice Orsini. Per
approfondire: A. Cattabiani,
Florario: miti, leggende e simboli di
fiori e piante, Milano, Mondadori,
ed.1998)

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