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sabato 27 ottobre 2012



Sunkmanitu tanka - il mondo 

degli Indiani d'America






Racconti degli Indiani d'America

L'uomo orso
(Cherokee)


Una mattina di primavera un Cherokee di nome Turbine salutò la moglie e lasciò il villaggio, diretto alle Montagne Fumose per cacciare selvaggina. Nella foresta vide un orso nero e lo ferì con una freccia. L'orso si volse e cominciò a fuggire, ma il cacciatore lo inseguì lanciando una freccia dopo l'altra contro l'animale, senza però riuscire ad abbatterlo. Turbine non sapeva  che quest'orso possedeva segreti poteri e sapeva parlare e anche leggere i pensieri delle persone.
Alla fine l'orso si fermò, si tolse le frecce dal corpo e le diede a Turbine. <<È inutile che me le lanci>> disse. <<Non puoi uccidermi. Vieni piuttosto con me, e ti farò vedere come vivono gli orsi.>>
"Quest'orso potrebbe uccidermi" disse Turbine fra sé, ma l'orso gli lesse nel pensiero e disse: <<No, non ti farò del male>>.
"Come potrò procurarmi qualcosa da mangiare se vado con quest'orso?" pensò Turbine, e l'orso seppe ciò che pensava il cacciatore e lo rassicurò: <<Ho molto cibo>>.
Turbine decise di seguire l'orso. Camminarono finchè giunsero a una caverna nel fianco di una montagna, e l'orso disse: <<Io non abito qui, ma qui ci riuniamo a concilio noi orsi, e tu potrai vedere quello che facciamo>>. 
Entrarono nella caverna, che diventava più grande man mano che vi si inoltravano, tanto che alla fine era vasta quanto una tenda comune dei Cherokee. Era piena di orsi, giovani e vecchi, bruni e neri, e un enorme orso bianco era il loro capo. Turbine sedette in un angolo, accanto all'orso nero che l'aveva condotto là, ma presto gli altri orsi fiutarono la sua presenza.
<<Cos'è questo cattivo odore d'uomo?>> domandò uno; ma il capo degli orsi lo richiamò: <<Non parlare così. È solo uno straniero venuto a trovarci. Lasciatelo stare>>. 
Gli orsi cominciarono a parlare tra loro, e Turbine si stupì di riuscire a capire quello che dicevano. Discutevano sulla scarsità di ogni sorta di cibo sulle montagne, e dovevano decidere che cosa fare. Avevano mandato esploratori in ogni direzione e due di essi erano già tornati per riferire su ciò che avevano trovato. In una valle a sud, dissero, c'era una vasta distesa di castagni e querce, e il terreno sotto le piante era coperto di castagne e ghiande. Felice della notizia, un grosso orso nero di nome Cosce Lunghe annunciò che avrebbe dato inizio a una danza.
Mentre danzavano, gli orsi notarono l'arco e le frecce di Turbine e Cosce Lunghe si fermò e disse: <<Ecco che cosa usa l'uomo per ucciderci. Vediamo se possiamo usarli anche noi. Potremmo combatterlo con le sue stesse armi>>.
Cosce Lunghe tolse l'arco e le frecce a Turbine: incoccò una freccia e tese la corsa, ma quando lasciò andare essa s'impigliò nei suoi unghioni e l'arco cadde a terra. Cosce Lunghe capì che non era in grado di usare l'arco e le frecce e li restituì a Turbine. Gli orsi nel frattempo avevano finito di danzare e stavano lasciando la caverna per recarsi ciascuno a casa proprio. 
Turbine uscì con l'orso nero che lo aveva portato là e, dopo una lunga camminata, giunsero a una caverna più piccola sul fianco di una montagna. <<Ecco dove abito>> disse l'orso, e lo guidò all'interno. Turbine non vide nulla da mangiare, intorno, e si domandò come avrebbe potuto placare la fame. Leggendo nei suoi pensieri, l'orso si sedette sulle zampe posteriori e fece un movimento con quelle anteriori. Quindi porse le palme aperte a Turbine, ed erano piene di castagne. Ripetè ancora questa magia e le palme si riempirono di mirtilli che diede a Turbine. Poi gli offrì delle more e infine un po' di ghiande.
<<Non posso mangiare le ghiande>> disse Turbine. <<E poi, mi hai già dato da mangiare a sufficienza.>>
Per molte lune, estate e inverno, Turbine visse nella caverna con l'orso. Dopo un certo tempo, notò che sul corpo gli crescevano peli come quelli degli orsi. Imparò a mangiare ghiande e a comportarsi come un orso, ma camminava ancora eretto come gli uomini.
Il primo giorno tiepido di primavera l'orso disse a Turbine d'aver sognato il villaggio Cherokee giù nella valle. E d'aver udito, nel sogno, i Cherokee parlare di una grossa spedizione di caccia sulle montagne.
<<Mia moglie mi aspetta ancora?>> domandò Turbine.
<<Aspetta il tuo ritorno>> rispose l'orso. <<Ma tu sei diventato un uomo orso. Se torni fra gli uomini devi chiuderti per sette giorni, senza mangiare e senza bere, lontano dalla vista della tua gente. Alla fine dei sette giorni tornerai a essere un uomo.>>
Alcuni giorni più tardi un gruppo di cacciatori Cherokee salì sulle montagne. L'orso nero e Turbine si nascosero nella caverna, ma i cani dei cacciatori fiutarono la tana e si misero ad abbaiare furiosamente.
<<Ho perso il mio potere contro le frecce>> disse l'orso. <<La tua gente mi ucciderà e mi toglierà la pelle, ma non potrà fare del male a te. Ti riporteranno a casa con loro. Ricorda quel che ti ho detto, se vuoi perdere la natura di orso e tornare a essere un uomo.>>
I cacciatori Cherokee cominciarono a scagliare pigne accese all'interno della caverna.
<<Mi uccideranno, mi trascineranno fuori e mi taglieranno a pezzi>> spiegò l'orso. <<Quando l'avranno fatto, tu dovrai coprire il mio sangue con delle foglie. Se ti volterai indietro mentre ti portano via, potrai vedere qualcosa.>>
Come l'orso aveva predetto, i cacciatori lo uccisero con le frecce, trascinarono il suo corpo fuori dalla caverna, lo scuoiarono e squartarono la sua carne per portarla al villaggio. Temendo che essi potessero scambiarlo per un orso, Turbine rimase nella caverna, ma i cani continuarono ad abbaiare. Quando i cacciatori guardarono bene dentro la caverna, videro un uomo coperto di peli, e uno di essi riconobbe in lui Turbine.
Pensando che fosse stato prigioniero dell'orso, gli domandarono se voleva tornare a casa con loro e liberarsi della natura d'orso. Turbine rispose che sarebbe andato con loro, ma spiegò che sarebbe dovuto restare solo in una casa per sette giorni senza cibo e senza bevande per poter tornare a essere un uomo.
Mentre i cacciatori si caricavano in spalla i pezzi di carne, Turbine accumulò foglie nel punto in cui era stato ucciso e scuoiato l'orso, coprendo attentamente le gocce di sangue. E dopo aver camminato un po' scendendo la montagna, si volse e vide un orso sorgente dalle foglie, scuotersi ed entrare nella caverna.
Tornati al villaggio, i cacciatori condussero Turbine in un'abitazione vuota e, secondo i suoi desideri, sbarrarono la porta. Ma sebbene egli li avesse pregati di non parlare ad alcuno della sua natura e del suo pelame d'orso, uno dei cacciatori dovette raccontare di lui al villaggio, poichè il mattino dopo sua moglie già sapeva del suo ritorno.
Essa si affrettò allora dai cacciatori e li supplicò di lasciarle vedere il marito da tanto tempo lontano.
<<Devi aspettare sette giorni>> le dissero i cacciatori. <<Fra sette giorni Turbine tornerà da lei com'era quando lasciò il villaggio dodici lune or sono.>>
Amaramente delusa, la donna se ne andò, ma ritornò ogni giorno dai cacciatori, scongiurandoli di lasciarle vedere il marito. Li implorò a tal punto che il quinto giorno essi la condussero all'abitazione, tolsero le sbarre alla porta e dissero a Turbine di uscire a farsi vedere dalla moglie.
Sebbene fosse ancora coperto di peli e camminasse, sia pure sulle zampe posteriori, come un orso, sua moglie fu così contenta di rivederlo che insistè perchè tornasse a casa con lei. Turbine la seguì, ma pochi giorni dopo morì e i Cherokeecapirono che gli orsi l'avevano reclamato perchè aveva ancora natura d'orso e non poteva vivere da uomo.
Se lo avessero lasciato chiuso nell'abitazione fino allo scadere dei sette giorni senza cibo e senza acqua, Turbine sarebbe ridiventato un uomo come gli altri. Questa è la ragione per cui in quel villaggio, nelle prime tiepide e nebbiose notti di primavera, si vedono sempre gli spiriti di due orsi, uno che cammina su quattro zampe, l'altro su due.






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