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San Galgano - La 
spada nella roccia 
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Costruita in memoria 
di San Galgano, la suggestiva abbazia gotica di Montesiepi (Chiusdino), vicino 
Siena, ancora preserva la spada nella roccia in una piccola cappella romanica su 
una collina sovrastante.  
Solamente l'elsa ed 
alcuni centimetri della lama sporgono dalla roccia nella figura di una croce. 
 
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Quella spada è stata 
considerata falsa per molti anni, ma una ricerca cronologica, effettuata nel 
2001 da Luigi Garlaschelli, scienziato ricercatore dell'Università di Pavia, ha 
dimostrato le sue origini medievali, perché la composizione del metallo non 
mostra l'uso di leghe moderne e lo stile è compatibile con quello di una spada 
del XII secolo.  Galgano Guidotti è stato definito un cavaliere arrogante e 
lussurioso che si ritirò in una grotta e divenne un eremita dopo avere avuto una 
visione dell'Arcangelo Michele.  Siamo nella Toscana del XII secolo, poco 
lontani da Siena, in un paesino chiamato Chiusdino. Qui, nel 1148, nasce Galgano 
Guidotti. La cavalleria lo affascina al punto che, dopo una prima visione di San 
Michele, decide di diventare egli stesso un cavaliere, e la sua vita viene 
segnata da un comportamento libertino e dissoluto. I suoi genitori avevano per 
lungo tempo atteso l'arrivo di un figlio, tanto da recarsi in pellegrinaggio 
verso la Basilica di San Michele sul Monte Gargano, in Puglia (da qui forse il 
nome del santo), ma si abbandonano allo sconforto davanti a tale 
comportamento. 
 
  San Galgano offre 
la spada  all'Arcangelo Michele | 
 
Il destino ha, però, 
riservato loro una sorpresa. Galgano, dopo una seconda visione di San Michele, 
si interroga sulla sua vita e decide di dedicare i suoi anni a venire a Dio e di 
vivere come un eremita. Impugnata la sua spada, la conficca in una roccia, e 
davanti all'elsa, che si erge come una croce, egli pregherà (una variante della 
storia narra che fu lo stesso San Michele a conficcare la spada). 
Era il 1180 e l'intero 
anno successivo viene segnato dai miracoli di Galgano, che muore di stenti nel 
1181. La sua beatificazione avviene in soli 3 giorni e nel 1185 papa Urbano III 
lo proclama Santo. 
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Di lui rimane solo il 
teschio, conservato nella chiesa di Chiusdino, da cui si racconta crescessero 
capelli biondi, tanto da nominare San Galgano protettore dei calvi. Il resto del 
corpo non è mai stato trovato, sebbene alcuni testi indichino come luogo di 
sepoltura l'area intorno alla spada.  Sul luogo è stata poi costruita una 
chiesetta, con una particolare volta dipinta con cerchi concentrici bianchi e 
neri. Si potrebbe pensare ad una variazione della leggenda Arturiana, ma c'è 
una testimonianza incontestabile: la spada è ancora oggi conficcata nella 
roccia. E su questo mistero sono iniziate le indagini di alcuni ricercatori 
delle Università di Pavia, Milano, Padova e Siena. I risultati hanno 
confermato che l'elsa che emerge dalla roccia appartiene a una intera spada 
realmente conficcata nella roccia. Le ricerche hanno anche permesso di datare 
con precisione la chiesa e alcuni resti ossei trovati in una piccola scatola, 
anche se purtroppo i risultati non sono stati resi pubblici. La cronologia 
degli eventi, e delle diverse opere che hanno reso celebre Re Artù, testimoniano 
come in realtà si potrebbe vedere in Galgano un vero e proprio ispiratore del 
famoso ciclo Arturiano. Lo stesso nome Galgano pare sia stato mutato in Galvano, 
uno dei cavalieri della tavola rotonda. Il ciclo Arturiano inoltre risale alla 
fine del XII secolo, esattamente dopo la morte del santo senese. Se ci si fa 
trasportare dalla leggenda non si può ignorare uno dei sogni fatti da Galgano, 
in cui egli incontrò Gesù e i dodici Apostoli seduti intorno ad una tavola 
rotonda e vide il Santo Graal. Coincidenze si potrebbe dire, ma è facile cedere 
al fascino dei miti celtici e ambientazioni medievali che fanno da sfondo alla 
storia e di Galgano. A poca distanza dalla collinetta su cui sorge la chiesetta, 
infatti, si trovano i resti di un'antica abbazia cistercense, ormai senza tetto, 
a causa del crollo del campanile, e con un prato al posto del pavimento: un 
paesaggio che sembra essere tratto dalle più antiche e famose leggende dei 
cavalieri medievali, un luogo quasi magico in cui circa 750 anni fa si svolsero 
eventi straordinari. Se la spada è realmente databile intorno al 1180, quindi 
alcuni decenni precedenti i primi riferimenti letterari alla "spada nella 
roccia", si sosterrebbe la teoria che il mito celtico di re Artù e la sua spada 
Excalibur si sia sviluppato in Italia dopo la morte di Galgano. Tra le tante 
leggende quella di Re Artù è sicuramente una delle più affascinanti. Tanti sono 
i personaggi e le storie che ruotano intorno al Re, nato, secondo la leggenda, 
grazie ad un incantesimo di Merlino. Il mago permise infatti a Uther Pendragon, 
re di Britannia, di giacere con la bella Igerna, trasformando i suoi lineamenti 
in quelli del marito di lei. Merlino pretese che, in cambio dell'incantesimo, Re 
Uther gli consegnasse il bambino non appena fosse nato. Al momento della 
nascita, Merlino reclamò il neonato e lo affidò ad una famiglia per allevarlo. 
Ma il mago aveva grandi progetti per il piccolo, che infatti, apparentemente per 
caso divenne Re di Britannia, dopo essere riuscito a estrarre la Spada nella 
Roccia. Fin qui la leggenda arturiana, ma la leggenda della spada nella roccia 
si intreccia in maniera decisamente affascinante con la realtà, e per 
l'esattezza con una realtà tutta italiana.  Dopo la morte di Galgano nel 
1181, intorno a Montesiepi si sono susseguiti numerosi episodi misteriosi: In 
primo luogo la costruzione di una cappella rotonda (l'Eremo). Questa struttura è 
da considerarsi anomala perché la forma circolare rappresentava, nel Medioevo, 
un simbolo di costruzione diabolica. Il simbolo del cerchio appartiene al mondo 
pagano ed ai templi romani.  La volta della cappella è dipinta con cerchi 
concentrici alternati bianchi e neri. Questi cerchi ricordano molte decorazioni 
celtiche. Il simbolo della spada nella roccia richiama apertamente la leggenda 
di re Artù ed i cavalieri della tavola rotonda. Il nome di Galgano è simile a 
Galvan, un famoso cavaliere di Re Artù, e la storia di Galgano precede di circa 
20 - 25 anni la stesura del primo ciclo del Graal, scritto da Chrétien de 
Troyes, con riferimento a fatti e leggende di Bretagna, che è distante circa 
mille chilometri da Chiusdino.  In considerazione della cronologia degli 
eventi, la spada nella roccia, potrebbe essere una leggenda esportata da 
Montesiepi in Bretagna, probabilmente da menestrelli e cantastorie. Certamente, 
i misteri di Galgano (sul cui teschio, si diceva, crescessero capelli biondi), 
esprimono una complessità più grande della leggenda di una sola persona. 
All'inizio il suo corpo fu sepolto a nord della spada affinché lui potesse “ 
vedere” Chiusdino attraverso la porta d’ingresso.  Il destino di Galgano è 
caratterizzato da una via profetica e spirituale, indicata dalle visioni 
dell'Arcangelo Michele. Sembrano averlo guidato per scoprire il percorso 
difficile dell'iniziazione cavalleresca, conducendolo attraverso un "fiume 
impetuoso" uno "stretto ponte", un “campo fiorito", una "via sotterranea “in un 
tempio con forma circolare sulla collina di Montesiepi. Nell'interno del tempio, 
Galgano incontrò i dodici Apostoli e l'immagine di Dio. Ci sono molti elementi 
simbolici nella leggenda di Galgano: Il "viaggio onirico", il "fiume", il" ponte 
stretto ", il campo fiorito", " la via sotterranea nelle viscere della terra", 
ma anche l'immagine dell'Arcangelo Michele ed i dodici 
Apostoli. 
 
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L’Abbazia fu 
consacrata nel 1268 dal vescovo di Volterra Alberto Solari e conobbe 100 anni di 
grande prosperità fino a 1364, poi seguì un lento declino dovuto alla pratica 
sfortunata della commenda. 
  Nonostante dei tentativi di risollevare le 
sorti del convento alla fine del 1789, dopo che la cappella rotonda di 
Montesiepi era stata elevata a pieve, la grande abbazia fu sconsacrata ed iniziò 
ad andare in rovina. 
  Lo splendore e la ricchezza di San Galgano, e le 
relazioni ottime con Siena, attirarono su di esso le incursioni degli eserciti 
fiorentini che, con agli altri eventi politici, prima di tutta l'introduzione 
della ' commenda', portarono ad un decadimento rapido dell'abbazia dalla metà 
del XV secolo. .  
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 Il 6 
gennaio 1786 la torre campanaria, alta 36 metri crollò distruggendo la maggior 
parte del tetto. Nei 1789 la grande chiesa fu abbandonata divenendo una cava di 
materiale edile per i villaggi della zona.  
Fortunatamente dall'inizio del XX 
secolo sono stati intrapresi molti lavori di restauro e manutenzione, affinché 
oggi le rovine, senza tetto, diventassero il luogo dove si può cogliere la 
migliore armonia tra cielo, pietre e terra. San Galgano è uno dei monumenti 
medievali più visitati della Toscana. 
  Nel 1983 il regista russo Andrej 
Tarkovskij girò tra queste rovine la scena finale del suo film"Nostalghia" 
 
 
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