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sabato 10 marzo 2012

LA STREGA TRASFORMATA IN GATTO

In Occidente, la credenza in una "strega notturna" che vola e commette omicidi è attestata fin dall'epoca romana: parecchi autori latini - fra cui Ovidio, Tibullo, Petronio e Stazio - hanno evocato la metamorfosi delle streghe in uccelli rapaci, le "strigi notturne" che emettevano striduli versi dall'alto dei tetti e si lanciavano in picchiata sui poppanti, di cui straziavano le viscere piene di latte.
Anche i popoli germanici dell'Alto Medioevo narravano un mito analogo, quello delle donne-strigi cannibali, che si vantavano di cavalcare di notte e di passare attraverso le porte chiuse mentre il loro corpo riposava serenamente a fianco dei rispettivi mariti.
Nel Duecento, alcuni autori cominciano a narrare di strigi tramutate in gatti. Questo tema, che si differenzia da quello del gatto satanico per le condizioni in cui si manifesta e per la diffidenza che ha immediatamente ispirato presso le autorità religiose, sembra invece assimilabile al mito della strega notturna. Esso entrerà a far parte dell'immaginario magico del tardo Medioevo e dell'epoca moderna.


Sebbene la maggioranza dei demonologhi della seconda metà del Cinquecento la metta in rapporto al sabba, l'accusa di ailurantropia (trasformazione in gatto) appare nella sua forma tradizionale - cioè associata alle malie operate sui bambini e alla loro uccisione - nei numerosi processi celebrati all'epoca (1580-1620) della grande caccia alle streghe. Le testimonianze dimostrano che questa credenza era diffusa in Francia, in Italia e nei paesi di lingua germanica, mentre sembra rara in Inghilterra.
La metamorfosi della strega godeva di ampio credito in Lorena, ove le deposizioni dei testi sono infarcite di fatti meravigliosi: alcuni sostengono che i gatti penetrano in casa e scompaiono inspiegabilmente, altri affermano che sul corpo di donne anziane si rintracciano i colpi inferti all'animale. Altri ancora dichiarano che gatti misteriosi aggrediscono le partorienti, i neonati e le puerpere; lasciano dei graffi sulle culle, insanguinano il viso delle giovani madri, uccidono i poppanti o ne coprono gli occhi per renderli ciechi, oppure si avventano contro donne in stato interessante per farle abortire. Una donna, per esempio, assicura di essersi svegliata con un gatto che la stringeva alla gola. Talora le stesse imputate confessano di aver commesso dei misfatti trasformate in animale.
La superstizione è diffusa anche in Alsazia, dove le streghe preferivano prendere la forma di un gatto nero e correre sui tetti, cercando di entrare nelle case dei vicini attraverso i camini e i lucernari, terrificandoli con sinistri miagolii, aggredendoli durante il sonno, strangolando i loro animali domestici.
La credenza nella metamorfosi felina è ben attestata in Friuli, sia presso gli stregoni sia presso i loro nemici, i benandanti, i quali erano convinti della possibilità di separazione tra corpo e spirito. Margherita di San Rocco, condannata al rogo a Lucques nel 1571, disse di essere ruscita a realizzare tale separazione per recarsi al sabba: se dobbiamo crederle, il suo spirito doveva rientrare nel corpo prima dell'alba o del canto del gallo, altrimenti avrebbe conservato la forma di gatto e il suo corpo sarebbe rimasto senza vita. Nel 1583, un bovaro che si spacciava per benandante dichiarò di aver visto una strega mentre preparava un fuoco per immolarvi "una creaturina appena nata"; egli le rivolse la parola e la donna, abbandonato il piccolo, si trasformò in gatta e fuggì. All'inizio del XVII secolo, quando i benandandi cominciarono a essere confusi con gli stregoni, Maria Ponzana potè pretendere di essere benandante pur confessando di aver partecipato a un tradizionale sabba, chiamando in causa anche una certa Aloysia, che accusava di succhiare il sangue degli uomini, specie dei bambini, dopo essersi mutata in gatta bianca; lei stessa l'aveva accompagnata in queste scorrerie dopo la metamorfosi in gatta di colore nero.

Estratto dal libro "Elogio del gatto" di Laurence Bobis

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