Buongiorno villani e villane che continuate a seguire il nostro blog! Scusate l'assenza di ieri. Comunque, ritornando a noi...Dopo
avervi parlato delle Fate del Fuoco e delle Fate della Terra, eccoci a parlare
di un altro tipo di Fata legata agli elementi:
L'acqua, elemento di rigenerazione e purificazione, è alla base di
moltissimi miti che la vedono quale protagonista dell'origine della vita. Per
le popolazioni nordiche, ad esempio, l'acqua contenuta nel ghiaccio primordiale
si sciolse grazie al vento caldo del sud, gocciolò e diede origine al primo
essere vivente, il gigante Ymir. Nei miti babilonesi, all'inizio di tutto
esisteva solo la distesa delle acque primordiali; da questa distesa si
separarono due principi, l'uno rappresentante le acque dolci su cui poggiava la
terra, laltro le acque salate, e quindi il mare, da cui uscirono tutte le
creature. In molte altre tradizioni l'acqua rappresenta il caos primordiale da
cui emergono le terre e da cui ha origine la vita. La stessa Afrodite, dea
dell'amore e della bellezza, era nata dalla schiuma del mare (dal greco
afros=schiuma bianca) e le sue sacerdotesse, ogni primavera, si bagnavano nel
mare e ne riemergevano vergini, a sottolineare il potere rigenerante e
purificante dell'acqua.
Le fate che
rappresentano quest’elemento vivono tra le acque dei fiumi e delle sorgenti, in
limpidi laghi e nelle profondità dei mari donando gioia agli umani con canti
ammaliatori e seducenti danze. Tra le fate dell'acqua più conosciute
ricordiamo:
le Ninfe, sono
giovani fanciulle che amano filare e tessere sulle sponde dei fiumi, ma anche
danzare, cantare e nuotare nei limpidi laghetti alpini e nei torrenti. Le Ninfe
emergono dall'acqua solo quando nessuno può vederle ma quando decidono di
attirare a se qualche umano piacente, cantando soavemente, trascinano
nell'acqua chiunque vi ponga piede. Si presentano sotto forma di giovani
fanciulle delicate e luminose e amano immergersi nelle fresche acque di laghi e
torrenti di montagna. Creature sensualissime alle quali è quasi impossibile
resistere. Se i catturati sono giovani e belli sono portati in meravigliosi
castelli di corallo e di madreperla dove la vita è talmente felice da indurre
gli uomini a non desiderare più di tornare a vivere sulla terra. Se però i
giovani tornano nel mondo dei comuni mortali, di solito muoiono presto perché
chi ha avuto la fortuna di guardare gli occhi di una Ninfa non può più vivere
lontano da quello sguardo.
Le Anguane
sono creature fantastiche dai capelli di alga che vegliano sui fiumi,
laghi e soprattutto sorgenti. Sono imparentate alle ninfe dalla tradizione
classica e alle divinità paleo-venete delle acqua salutifere. Esse sono
chiamate lavatrici notturne perché in certe notti si odono sciacquare presso i
lavatoi per terminare il lavoro lasciato incompiuto dalla lavandaie.
In molti hanno affermato di averle sentite cantare una ninna-nanna lavando i pannolini, e le leggende parlano delle Anguane come personaggio mitico dai capelli rossi, dagli occhi chiari e dai piedi di capra.
In molti hanno affermato di averle sentite cantare una ninna-nanna lavando i pannolini, e le leggende parlano delle Anguane come personaggio mitico dai capelli rossi, dagli occhi chiari e dai piedi di capra.
Le Nereidi,
ninfe del mar Mediterraneo, erano le cinquanta avvenenti figlie di Nereo,
vecchissimo Dio marino, e della sua sposa, Doride. Vivevano nelle profondità
marine, ma spesso salivano in superficie per aiutare marinai e viaggiatori,
cavalcando delfini e altri animali marini. Le più famose erano Teti, madre
dell'eroe greco Achille, Galatea, amata dal ciclope Polifemo, e Anfitrite,
sposa del dio del mare Poseidone, accanto al quale è spesso raffigurata nei
gruppi scultorei, su un cocchio trainato da tritoni. Altre ninfe delle acque
erano le oceanine, figlie di Oceano, il grande fiume che scorre attorno alla
Terra. Ninfa marina era Calipso, l'amante di Ulisse di cui canta Omero, che
trattenne per sette anni l'eroe presso di sé e che lo liberò solo perché
costretta da un ordine di Zeus, ma si lasciò morire di dolore per la sua
partenza.
Erano dette Naiadi
le ninfe delle sorgenti, dei fiumi e dei laghi. Dotate di facoltà guaritrici e
profetiche, erano considerate le madri della vegetazione e del bestiame, ed
erano assai care a Pan e a Dioniso. Delle Naiadi facevano parte le Potameidi,
ninfe dei fiumi, le Pegee, ninfe delle fonti, e le Limnadi, ninfe delle acque
stagnanti. Proprio a causa dello stretto rapporto con alcune forme misteriose
degli esseri presenti in natura, il termine "naiade", così come
"ninfa", passò in seguito nella terminologia scientifica a indicare
gli stadi giovanili nella vita degli insetti.
Anche le tre
Esperidi conosciute come Egle, Aretusa e Ipertusa, figlie del titano Atlante o
d’Espero, la stella della sera, erano Ninfe. Con l’aiuto di un drago,
custodivano un albero dalle mele d'oro, che la dea Era aveva ricevuto in dono
da Gea, la madre Terra. Una delle dodici fatiche di Eracle consistette nel
rubare quelle mele.
Nella
mitologia romana le ninfe delle acque, talvolta identificate con le Muse, erano
dette Camene. Esse possedevano il dono della profezia. Secondo il mito, una di
loro, Egeria, fu consigliera di Numa Pompilio, secondo re di Roma, nella sua
attività di legislatore.
Le Ondine
sono creature assai simili alle Ninfe, vivono sperdute in mari ed Oceani, negli
sperduti laghetti di montagna, o nei piccoli torrenti. Possono apparire agli
uomini alle prime luci dell'alba o alle tarde ore del tramonto, sotto forma di
sirene, oppure assumono l'aspetto di bianca spuma o di piccola corrente. Una
leggenda narra che nel Lago di Carezza (BZ) vivessero delle Ondine molto
timide, e un giorno, dopo un temporale sul lago apparve l'arcobaleno ed una
delle Ondine se ne innamorò tanto da indurlo a raggiungerle nelle acque del
Lago. Quando l'arcobaleno s’immerse, l'Ondina lo abbracciò e li pare sia
rimasto per sempre diffondendo nell'acqua i suoi meravigliosi colori
Le Pelne, vengono
anch'esse rappresentate come creature dell'acqua trasformate da un sortilegio
in verdi colombe che volano vicino a terra e non si allontanano mai dai rivi ai
quali appartenevano. Se inseguite raggiungono le prime rocce e si tramutano in
giovani e bellissime donne dalla voce melodiosa e dallo sguardo luminoso ed
affascinante. In questa forma rivolgono volentieri la parola agli uomini
dispensando consigli.
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