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lunedì 6 aprile 2015

Tra sacro e profano



Rullano i tamburi. È un ritmo forte, serrato e crescente che influenza il battito cardiaco degli spettatori. Sale la tensione e centoventi cavalieri, in abiti tradizionali e col volto mascherato, si lanciano in una corsa sfrenata per infilzare stelle d’argento con una lancia puntata verso il cielo.
Il numero di stelle prese influenzerà l’abbondanza del raccolto e, in base all’esito, i cavalieri si esporranno a osannazione o ingiuria.
La Sartiglia 2015: Gremio di San Giuseppe

A uno sguardo poco attento la Sartiglia di Oristano potrebbe sembrare una semplice giostra carnevalesca medievale; una colorata e chiassosa vetrina di folklore locale. Invece la Sartiglia non è Carnevale, non è solo festa, sfilata, evento. La Sartiglia è molto altro.
È la celebrazione del sacro incontro tra l’umano e il divino, equilibrio magico tra la forza dirompente dell’energia terrena e la grazia eterea di una spiritualità che è elevazione e mistero profondo.

Un'unione alchemica. In questa unione tra gli opposti in cui, in senso pagano, si celebra la fertilità della terra non è un caso che il ruolo di Componidori alla guida dei cavalieri sia stato affidato anche alle donne.
Sono solo quattro i casi documentati dalle origini ad oggi, ma anche se c’è stato sempre un po’ di clamore alla loro nomina, la scelta non dovrebbe stupire: il sacro rito della vestizione trasforma Su Componidoriin un semidio che è uomo e donna insieme, come mostrano la sua maschera androgina, il velo da sposa e il cilindro nero. Gli opposti si uniscono in uno.

La prima donna. Annadina Cozzoli, farmacista oristanese dal piglio energico e deciso, nel 1973 ha ricevuto la sacra investitura. Un ruolo misterico che sino alla fine della corsa impedisce di toccare il suolo scendendo dal cavallo, come se la natura divina imponesse di fluttuare tra cielo e terra.
«Non dimenticherò mai quel giorno – racconta – ma il ricordo più bello è che qualcuno, dopo la corsa, citò una profezia di Nostradamus: quando una donna violerà la solenne corsa, la città alla bocca degli stagni diventerà grande. L’anno dopo Oristano divenne provincia». 

Bisogna aspettare il 2010 per veder puntare sul petto di un’altra donna la camelia rossa, uno dei simboli del capocorsa. Elisabetta Sechi, 33 anni, una laurea in Conservazione dei Beni Culturali e pochi esami ancora per quella in veterinaria. Racconta che la sua appartenenza al genere femminile, in un contesto che ha sempre avuto protagonisti maschili, non ha creato nessuno sconvolgimento.
«Mi sono sentita fortemente appoggiata e accolta in modo naturale da ogni cavaliere.

Elisabetta Cumponidori inizia il sogno

Come si sceglie Su Componidori?  Ogni presidente dei Gremi ha i suoi strumenti per scegliere la persona che preferisce. Contano l’abilità, la capacità e le qualità umane, ma alla fine resta una scelta soggettiva».
Scelta che negli ultimi due anni ha portato alla sacra vestizione di altre due donne, Valentina Uda nel 2013 ed Emanuela Colombino l’anno scorso.

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