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domenica 5 aprile 2015

Buon Rapa Nui e la Sophora perduta





L'Isola di Pasqua con le sue sole 48 specie vegetali native è una tra le isole più povere di specie vegetali in tutta l'area del Sud Pacifico. L'isola infatti è situata in una zona lontana dalla costa e in tutta la sua storia geologica non ha mai goduto di un collegamento con la terraferma, mentre la maggior parte delle correnti oceaniche che interessano l'isola provengono da occidente e non portano pertanto semi dalla terraferma. Anche il contributo da parte delle specie di uccelli migratori che popolano l'isola è stato modesto.

Si ritiene perciò che la maggior parte delle piante attualmente presenti sull'Isola di Pasqua sia stata importata dall'uomo. Tale teoria trova inoltre conferma sia nella leggenda locale di Hotu Mutu'a (Grande Genitore), secondo la quale furono gli uomini a portare le piante, sia nei diari dei primi europei che visitarono tale isola, secondo i quali la popolazione locale disponeva al momento del loro arrivo già di proprie coltivazioni, che venivano usate per il sostentamento umano e come fonte di mangime animale.
Le ricerche dei botanici sui pollini presenti nei sedimenti delle paludi (palinologia) e sui frammenti di legno bruciati ritrovati nei forni e nei cumuli di rifiuti più antichi hanno dimostrato che la vegetazione attuale è il risultato di una serie di radicali modifiche apportate direttamente ed indirettamente dall'uomo nel corso dei secoli. Secondo queste analisi, l'isola era coperta fino a qualche secolo fa da una fitta vegetazione composta da diverse specie di piante ad alto fusto, tra cui una palma gigante (simile alla specie Jubaea chilensis), probabilmente la più grande al mondo, raggiungendo un diametro del tronco di due metri, ed altre affini a specie presenti nella polinesia orientale tra cui l'Alphitonia, Elaeocarpus (entrambe usate per costruire canoe), il pallisandro oceanico (Thespesia populnea) , ed altre oggi non più presenti sull'isola. Dal 1010 in poi l'isola subì una progressiva deforestazione, durante la quale, secondo alcune stime, oltre 10 milioni di palme giganti vennero abbattute, favorendo di conseguenza sia l'erosione  dello strato fertile di terreno che ricopre l'isola, sia la desertificazione di ampie zone, esponendo il terreno al vento e alle intemperie. Tale evento potrebbe essere stato anche causa di una drastica riduzione della popolazione sull'isola.

A testimonianza delle ampie foreste che una volta ricoprivano l'isola sarebbe rimasto solo lo Scirpus californicus , una specie di canna che cresce esclusivamente all'interno del cratere di Rano Kao usata anticamente dalla popolazione indigena per ricoprire le capanne. Per quanto riguarda invece la specie d'albero, il
Sophora toromiro, che una volta ricopriva l'intera isola, questa può essere ritenuta estinta, dal momento che esistono solo pochi esemplari al mondo coltivati all'interno di giardini botanici.
Sophora toromiro

Il toromiro è una pianta della famiglia delle Fabacee-Faboidee originaria dell'Isola di Pasqua, in Cile. L'ultimo albero sopravvissuto in natura è stato registrato da Skottsberg nel 1917 all'interno del cratere Ranu Kau.

Purtroppo ora estinte allo stato selvatico, Kew Gardens ha un programma di ritorno al suo habitat naturale. L'ultima nota toromiro selvaggia dell'isola di Pasqua è stata abbattuta per legna da ardere nel 1960. Molti alberi erano stati abbattuti per la costruzione di materiali, canoe e sculture. Prima di morire, l'esploratore norvegese, Thor Heyerdahl, è riuscito a raccogliere i semi di questo albero. I pochi alberi Toromiro che crescono nei giardini botanici europei sono stati coltivati dal seme di Thor Heyerdahls .il lavoro investigativo degli scienziati di Kew, sulla base di impronte genetiche prelevate da questi alberi e da pochi altri in Cile, Stati Uniti e Australia, ha confermato che gli alberi conosciuti come toromiros sono davvero Sophora toromiro





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