Giardini nella storia
Il giardino arabo-moresco e normanno
Può sembrare un paradosso che i primi giardini siano nati in mezzo alle sabbie aride dell’Egitto e della Mesopotamia, là dove la natura appare più ostile: sembra quasi che il desiderio di vedere fiorire il deserto abbia compiuto il miracolo della creazione del giardino.
Nell'831 d.C. Palermo diventa una città araba. Gli Arabi la amano e la abbelliscono di giardini ed altre meraviglie. Quando nel 1072 viene conquistata dai Normanni, la cultura araba continua ad essere coltivata.
Le bellezze di quest'epoca sono giunte fino a noi soprattutto attraverso l'architettura. Dei fantastici giardini arabo-moresco-normanni nulla ci è pervenuto, ma dovevano essere sicuramente simili ai giardini delle altre regioni islamizzate del Mediterraneo: circondati da alte mura, solcati da canaletti di pietra in cui scorreva l'acqua che alimentava vasche, fontane e peschiere ed irrigava le aiuole, dove i fiori erano pochi ma numerose le palme e gli alberi da frutta.
Considerato nel Corano metafora del paradiso, luogo di delizie e di piaceri nel quale raggiungere la felicità dei sensi, il giardino islamico presenta un carattere connotato da un forte simbolismo.
Esso è il risultato delle fusione delle conoscenze che gli Arabi acquisirono dalle civiltà con cui vennero a contatto, ovvero dalla cultura egizia, da quella persiana e da quella romana.
Diffusasi dall’VIII secolo d.c. nel bacino del mediterraneo in seguito alle conquiste dei seguaci di Maometto, la cultura islamica produce un’arte nella quale il giardino acquista un ruolo centrale.
Tale è l’importanza di questa forma d’arte che essa costituisce l’oggetto di una vasta trattatistica nella quale, assieme alle indicazioni sulle specie vegetali da utilizzare, vengono forniti anche i criteri per la progettazione dell’impianto del giardino, la scelta del sito, i metodi di approvvigionamento idrico, l’uso dell’acqua in forma architettonica.
Profondi conoscitori della matematica e delle geometria, custodi delle conoscenze scientifiche dell’antichità, esperti nella classificazione e nella descrizione delle specie botaniche, gli Arabi applicano al giardino rigide regole geometriche ed elaborano un impianto nel quale trovano spazio i criteri desunti dal giardino persiano e da quello romano.Dal primo, il giardino islamico eredita il gusto decorativo, la pianta rettangolare, il perimetro delimitato da alti muri, la spartizione dell’area in quattro parti ( simbolismo che allude ai quattro elementi sacri, ovvero il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra) attraverso canali d’acqua all’incrocio dei quali è posta una fontana. Dall’impianto del giardino romano gli Arabi traggono invece il rigore classico. Il giardino, quasi sempre rettangolare e delimitato da alti muri coperti da vegetazione, costituisce un’area nella quale si fondono profumi e colori e manifesta l’aspirazione del paradiso maomettano che si cerca di ricreare nella vita terrena. L’acqua simbolo di vita e di purezza costituisce all’interno del giardino l’elemento di maggiore rilevanza. Essa si manifesta in modo sempre differente e sorprendente, prendendo la forma di vasche, canali, fontane, zampilli, connotando la sequenza degli spazi e dei cortili e, conferendo al giardino anche un carattere sonoro.
Nel giardino islamico, le pavimentazioni dei viali e delle vasche, sono realizzate in ciottoli colorati o in mattonelle di maiolica.
Il carattere lussureggiante del giardino è mantenuto attraverso l’impiego di piante a foglia perenne. In particolare viene utilizzato il cipresso, secondo il Corano simbolo dell’eternità e della bellezza femminile.I primi giardini islamici appaiono in Europa nell’VIII secolo, al tempo delle conquiste arabe del sud e del nord-est della Spagna: il Patio De Los Narajos della Moschea di Cordova, i giardini del Generalife e quelli dell’Alhambra di granada.
Nell’Italia meridionale, e particolarmente in Sicilia, lussureggianti giardini islamici sorgono intorno alle chiese di S. Giovanni degli Eremiti, di S. Cataldo e della Martorana a Palermo e del Duomo diMonreale.
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