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sabato 16 marzo 2013


Le fronde raccontano
miti e leggende


Hanami 
quando i ciliegi fioriscono

In Giappone, il fiore di ciliegio (sakura) è il fiore nazionale non ufficiale
A partire dal periodo Heian (794-1185), ogni anno in primavera, nella ricorrenza chiamata hanami (letteralmente significa “guardare i fiori” ma il termine viene utilizzato escusivamente in riferimento al fiore di ciliegio), i giapponesi festeggiano la bellezza effimera del sakura, uno dei simboli del Giappone, così fortemente presente nella cultura del Paese del Sol Levante.Il richiamo del fiore di ciliegio va oltre la sua evidente bellezza, a colpire è la sua caducità, il suo essere in piena fioritura solo per pochi giorni.

Il vero senso della tradizione hanami non consiste nel guardare lo spettacolo offerto dalla bellezza dei fiori sull’albero ma nell’osservare con una punta di tristezza e commozione come cadono dall’albero, trasportati dalla brezza primaverile nel breve viaggio che li separa dalla terra ancora fredda. Un modo dolce e allo stesso tempo malinconico per ricordare che ogni vita è destinata a finire.
Nonostante questo non si tratta di una ricorrenza triste, anzi! Sotto ogni albero fiorito viene steso un telo di plastica azzurro e al piacere estetico di restare sotto una delicata pioggia di petali, si aggiunge la gioia del cibo e della compagnia.

Non è possibile indicare una data precisa che segni la nascita dell’hanami, le sue origini si perdono tra la leggenda e la storia.
Si stima che ebbe inizio durante il Periodo Nara (710-784) grazie all’influenza della dinastia Cinese Tang. Venne importato lo studio della natura, che consisteva fondamentalmente nell’osservazione delle sue trasformazioni, in special modo il cambio delle stagioni.
ll’inizio venivano apprezzati i fiori di prugno (ume), e solo in seguito durante ilPeriodo Heian (794-1185) l’attenzione si spostò sui fiori di ciliegio.
Si iniziò a diffondere la credenza che gli dei vivessero all’interno di piante e di fiori. Si credeva che nel ciliegio abitasse una divinità che, attraverso la fioritura, indicava il periodo più propizio per la semina del riso. Seguire questi segni avrebbe comportato ottenere un buon raccolto, quindi per garantirsi la benevolenza della divinità, si lasciavano offerte votive ai piedi dell’albero.
Inoltre secondo una leggenda, nel VII secolo un sacerdote chiamato En-noOzuno, piantò i primi alberi di ciliegio giapponesi a Yoshino e lanciò, in protezione, una maledizione contro chiunque avesse osato abbatterli. Al giorno d’oggi sulle colline di Yoshino, Yoshinoyama si stima che vi siano oltre 30,000 sakura.
La maggior parte dei ciliegi in Giappone appartengono alle varietà Somei Yoshino e Yamazakura ma in tutto il Paese se ne contano oltre cento varietà diverse.
Tra le caratteristiche distintive la principale è rappresentata dal numero di petali dei fiori di ciliegio. La maggior parte dei ciliegi selvatici ma anche di quelli coltivati hanno fiori con cinque petali, alcune specie hanno fiori con dieci, venti o più petali.

Nel simbolismo ritroviamo con maggior frequenza il sakura a cinque petali con evidenti richiami ai cinque orienti del Buddhismo esoterico giapponese (i quattro punti cardinali e il centro), ai cinque elementi sacri giapponesi (terra, acqua, fuoco, aria e vuoto) cui il celebre samurai Miyamoto Musashi intitolò i cinque “libri” che formano la sua opera, il Gorin No Sho (libro dei cinque anelli). Ancora in cinque parti, secondo la cosmogonia giapponese, venne tagliato il dio del fuoco da Izanagi, dopo la morte di Izanami e dalle cinque parti venne creato Oyamatsumi, una delle montagne più antiche e venerate…
Ma il fiore di ciliegio è anche strettamente legato al Bushidō, l’ideale cavalleresco del guerriero (Bushi) giapponese. Il sakura incarna e simboleggia le qualità del samurai: la purezza, la lealtà, l’onestà, il coraggio.
Come il fiore di ciliegio, effimero e fragile, nel pieno del suo splendore muore lasciando il ramo, così il samurai, nel nome dei principi in cui crede, è pronto a lasciare la propria vita in battaglia.Si tratta dell’immagine di una morte ideale, pura, distaccata della caducità della vita e dai beni terreni.
Ritroviamo il simbolismo del sakura nella seconda guerra mondiale, l’immagine della caduta dei fiori dai ciliegi ricorre spesso nelle ultime lettere scritte dai Kamikaze alle famiglie prima della loro missione suicida.
Al controverso (2) tempio shintoista Yasukuni-jinja di Tōkyō, santuario che ospita il museo nazionale in memoria dei caduti giapponesi, sono ancora i fiori di ciliegio a simboleggiare la rinascita dei soldati caduti in guerra.
Al giorno d’oggi i giapponesi partono per gite fuori porta o restano in città nei parchi; in entrambi i casi organizzano “picnic-party”, più o meno spontanei, nei punti di maggior concentrazione di alberi in fiore. Ci si siede sui classici teli blu portati da casa, metodo fai da te, o nelle aree organizzate dei vari festival locali. Si festeggia durante il giorno, ma i festeggiamenti continuano anche di notte. Con il buio l’hanami cambia nome in yozakura ovvero “La notte del ciliegio“; per la festa vengono adibiti banchetti e bancarelle, si mangia, si canta, e soprattutto si beve; scorrono fiumi di sakè, in compagnia. L’oscurità viene rischiarata dalle tradizionali chōchin, colorate lanterne di carta.


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