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giovedì 31 gennaio 2013

La pietra filosofale

Il marchese Massimiliano Palombara

Massimiliano Savelli Palombara, figlio di Oddo V marchese di Pietraforte e di Laura Ceuli, nasce a Roma il 14 dicembre 1614. Personaggio colto, poeta manierista e studioso di alchimia, autore del manoscritto La Bugia, in cui racconta la sua esperienza alchemica, Massimiliano si fece costruire nel 1653 sul terreno acquistato dal padre nel 1620 dal duca Alessandro Sforza, la sua Villa sull’Esquilino. Villa Palombara sarà destinata a diventare luogo di incontro per gli intellettuali e gli studiosi di astrologia e di alchimia dell’epoca, tra cui l'illustre studioso gesuita Padre Athanasius Kircher, l’astronomo Domenico Cassini e la regina Cristina di Svezia, stabilitasi a Roma dopo aver abdicato nel 1656, di cui egli diviene gentiluomo e persona di fiducia. La posizione sociale del marchese Massimiliano non che un congruo patrimonio, gli permisero di finanziare progetti alchemici e alchimisti. Villa Palombara era provvista di una piccola dependance separata (Casino Nobile), probabilmente adibita a laboratorio, dove si svolgevano in segreto gli incontri e gli esperimenti alchemici, come parte di un rituale. Di Villa Palombara oggi resta soltanto la cosiddetta "Porta Magica", uno degli ingressi secondari dell'edificio, salvata forse proprio per il suo carattere di "curiosità" e per le leggende popolari che nel frattempo si erano diffuse sul suo significato.
Alcune cronache dell'epoca davano il Marchese come facente parte dell’ordine dei RosaCroce fondato nel 1407 dal fantomatico occultista tedesco Christian Rosenkreuz. L'ordine, estinto nel 1500, fu rifondato agli inizi del XVII secolo. La dottrina dei RosaCroce copriva svariati campi scientifici, le sue pratiche però, erano sempre avvolte dal misticismo, ed erano basate sul concetto che solo gli iniziati potevano avere accesso ai segreti di tali conoscenze, in ciò precorrendo la moderna massoneria.
La porta alchemica

L’ultimo riferimento al giardino esclusivo e segreto di Villa Palombara è contenuto nel testamento redatto dal Marchese il 26 marzo del 1680, in cui egli ricorda i miglioramenti apportati nella Villa e la commissione di figure, termini, statue, colonne e bassirilievi per rendere il detto giardino più vago, più nobile e più fruttifero. Nel termine bassorilievo troviamo un esplicito riferimento all’edificazione della Porta “Magica”, che l’atto testamentario pone in diretta connessione con il giardino alchemico  E proprio su questo singolare monumento, che evidentemente segnava l’accesso all’hortus conclusus della Villa, inteso come simbolo di un percorso empirico (di laboratorio) e soprattutto spirituale, il testatore, sentendosi ormai vicino a morire, ha voluto incidere per gli adepti ai misteri alchemici le “formule” da lui scoperte quando, distaccato dal mondo era penetrato con l’intelletto negli ultimi penetrali della Natura e aveva finalmente perseguito la sapienza alchemica.
Il “trattato alchemico” inciso sulla Porta “Magica” fatto incidere da Massimiliano Palombara nel 1680 sulla Porta “Magica” si compone di 11 epigrafi in scrittura capitale latina (e una in ebraico), distribuite sia all’interno del frontone sovrastante la Porta, che lungo l’architrave, gli stipiti e la soglia . Il frontone figurato in bassorilievo, posto a coronamento della Porta, presenta un medaglione formato da due cerchi di diametro diversi (quello minore è inserito nel campo del maggiore) e inquadrato da un’elaborata cornice a nastri e volute, oggi perduta. Nel cerchio esterno  si legge una massima in scrittura destrorsa e parole disposte in successione curvilinea, in cui è espresso il mistero della Trinità (Tre in Uno)
Si dice che la villa fosse il luogo d’incontro di un circolo di scienzati, colti, ecclesiastici e nobili dediti ai culti dell’esoterismo e all’alchimia del quale facesse parte la regina Cristina di Svezia, il cardinale Decio Azzolino, lo scienziato Francesco Borri insieme al suo mentore Athanasius Kircher ed infine lo stesso Marchese Massimiliano Palombara di Pietraforte.
Sulla carismaticità dei personaggi non c’è da discutere; Cristina di Svezia - regina anticonformista per eccellenza dedita alla cultura e alla pace, convertitasi al cattolicesimo e stabilitasi a Roma dopo aver abdicato in favore del cugino Gustavo Adolfo;Decio Azzolino – il cardinale, mecenate di poeti ed artisti e confidente della regina Cristina di Svezia alla quale dedicò la sala del mappamondo della Biblioteca Speziali di Fermo; Giuseppe Francesco Borri – medico ed alchimista affetto da sifilide sperimentò una cura su se stesso a base di mercurio che lo portò ad un delirio mistico, spesso esule per colpa delle sue idee anticonformiste fu condannato ad abiurare pubblicamente ed infine messo in prigione in Castel Sant’Angelo dove morì alternando alla prigionia periodi di libertà vigilata; Athanasius Kircher – paragonato a Leonardo Da Vinci perchè erudito e maestro di un’infinità di discipline e scienze, padre della decifrazione di geroglifici egizi non che esperto geologo e filosofo.

In questo ambiente dunque si innesta e viene costruita la Porta Magica sul cui significato e sulla cui storia ancora adesso non si riesce a fornire una spiegazione chiara ed inequivocabile.
La leggenda
La leggenda vorrebbe che la porta Alchemica fosse stata edificata dallo stesso Marchese Palombara a seguito della scomparsa di un mendicante che, accolto nel laboratorio alchemico della villa, avrebbe passato la notte a lavorare nello stesso scomparendo il giorno dopo e lasciando come unica traccia della sua permanenza, delle pergamene piene di simboli e formule e alcune pagliuzze dorate. Il Marchese avrebbe dunque ritenuto di dover incidere sulla porta i simboli ritrovati e scritti dal mendicante che secondo la leggenda dovrebbero custodire il segreto per ottenere la pietra filosofale.

Oggi invece di recarci in visita di un intero villaggio faremo una passeggiata nel giardino di

Fidia - Grande Castoro Oscuro - Valle dei Picchi Calcarei

Balza all'occhio quanto Fidia abbia voluto creare un giardino intimo e raccolto, basta varcare un elegante arco di rose per trovarsi in un vialetto la cui curva naturale è ornata da una siepe di rose fiorite e sembra invitarci a procedere, per esplorare cos'altro si celi dietro questo ingresso.
La statua della trasformazione troneggia di fianco alla casa, maestosa e sontuosamente adornata di siepi e aiuole fiorite.
Palloncini e alberi scheletrici creano un paesaggio surreale, come se ci trovassimo nel Paese di Halloween, come se da un momento all'altro Jack Skeleton dovesse saltar fuori da un angolo nascosto per farci prendere un bello spavento!
Procedendo in direzione del magazzino il paesaggio cambia notevolmente: ecco qui l'immancabile zona svago e ristoro, con un gatto goloso che scruta di sottecchi il barbecue nella speranza di rubare qualcosa di buono, mentre il nano sorveglia la cena. Il tacchino sospettoso si tiene a distanza si sicurezza, non si sa mai . . .
Possiamo sederci comodamente sulla panchina della giuria per assistere ad un'insolita gara di pattinaggio su ghiaccio, partecipano proprio tutti, anche la giraffa! Primo premio l'oca d'oro, per tutti gli altri un trofeo di consolazione.
L'ultimo angolo che ci rimane da esplorare è il più goloso, dobbiamo solo deciderci: gusteremo il nostro gelato seduti sul dondolo, sotto il gazebo o passeggiando sulla via del ritorno a casa?
Ritroviamo tra i glicini fioriti l'atmosfera intima che ci aveva accolto appena varcato l'arco di ingresso, e il filo conduttore che unisce tutti questi angolini creati da Fidia è la scelta accurata delle decorazioni da disporre, senza eccessi ma con grande cura e gusto.



Sunkmanitu tanka - il mondo 

degli Indiani d'America






I Simboli degli indiani d'America

Il Sud-Ovest
Apache-Hopi-Navajo-Pueblo-Yaqui-Zuni

SIMBOLI DELLE MIGRAZIONI (HOPI)




Come testimonianza delle migrazioni della tribù venivano spesso fatte delle incisioni nella roccia. Qui sopra troviamo i simboli usati più frequentemente. Il numero dei cerchi contenuti nelle figure indica i giri completi già compiuti dalla tribù o dal clan nelle quattro direzioni del cielo.
Il simbolo rinvenuto a Oraibi (figura 1) mostra quattro rotazioni complete compiute nel tragitto d'andata e tre in senso contrario in quello di ritorno.
Il disegno trovato nel Chaco Canyon (figura 2) indica due rotazioni. Essendo il secondo posto in senso contrario, si deduce che il gruppo aveva già intrapreso la via del ritorno.
Nel Gila Bend in Arizona è stato ritrovato questo simbolo (figura 3) del Clan del Serpente, che mostra che il gruppo si trovava già alla terza migrazione. La linea di collegamento diritta indica che i suoi membri erano trattenuti in quel luogo per un tempo prolungato.
Il simbolo lasciato dal Clan del Tasso (figura 4) ha circa lo stesso significato. Si trova della Mesa Verde, in Colorado, e indica inoltre che il gruppo era arrivato nel territorio provenendo da Sud. Il disegno di Springerville in Arizona (figura 5) rappresenta tre migrazioni complete, racconta della costruzione di un villaggio (il motivo delle scale) e del ritorno della tribù al luogo di partenza.
La figura (6) è stata ritrovata a Chichén Itzà. Essa mostra che il gruppo era tornato al territorio di partenza dopo una sola rotazione completa. Questo disegno va a supporto della teoria degli Hopi che i Maya fossero originariamente clan Hopi, poi separatisi, che non avevano ancora terminato le loro migrazioni.
Venghino, siori e siore, venghino!
Oggi inauguriamo ufficialmente l'angolo ristoro della Tana!

Ora non servirà più navigare per mari sconosciuti
fino a giungere nell'isola di Eea,
da oggi Circe's Burgher approda su Miramagia!


Calderone per la marinatura, barbecue,
le nostre specialtià si possono gustare comodamente seduti
oppure take-away.
Non scontentiamo nessuno, abbiamo anche il menù vegetariano!
Da oggi anche noi potremo dire:
'chi ha ordinato un BigRocco?'

Fine gennaio - Rajasthan - Bikaner Camel Festival

Ogni anno la città di Bikaner, nel deserto del Rajasthan, ospita uno degli eventi più colorati ed insoliti del mondo: il Camel Festival. Questa città ha il primato dell'unico allevamento di cammelli in India, ed è uno dei più grandi di tutta l'Asia, è quindi naturale che qui ci sia un festival dedicato a questi animali. Bikaner è situata nel cuore della cintura desertica del Rajasthan ed è sempre stato un posto difficile da raggiungere. Prima che arrivassero i veicoli a motore la gente di queste terre dipendeva completamente dai cammelli per il trasporto di persone, alimenti e merci di ogni genere. Non per nulla i cammelli di questa regione erano famosi per la loro resistenza, forza e bellezza.

Il festival si svolge nel mese di gennaio nell'arco di due giorni e attira allevatori di cammelli provenienti da tutto il Rajasthan, oltre a centinaia di turisti da tutto il mondo che accorrono per presenziare ad un evento coloratissimo quanto insolito.
Questo omaggio ai cammelli comprende vari eventi: dalle corse di cammelli alle sfilate, a gare di taglio di 'capelli' fino al concorso di bellezza.
Durante le gare di taglio dei veri e propri artisti tosano il pelo del dorso dei cammelli creando i classici motivi indiani, e la maggior parte degli allevatori adornano gli animali con accessori colorati per attirare l'attenzione dei giudici.

La serata si conclude con artisti locali che si esibiscono in canti e danze folkloristiche, per culminare con uno spettacolo pirotecnico.




mercoledì 30 gennaio 2013

Giardini nella storia 

II giardino medievale
II medioevo è un periodo storico-culturale che abbraccia circa un migliaio di anni, dalla caduta dell'impero romano d'Occidente (476 d.C.) alla scoperta dell'America (1492). Quest'epoca fu a lungo considerata un periodo di crisi e di barbarie e lo stesso termine Medioevo fu coniato per indicare un'età di decadenza posta in mezzo (medio evo) tra due età di splendore, l'età classica e l'età rinascimentale. Oggi il termine ha perso ogni significato negativo e sta solo ad indicare una grande epoca storica fondamentale per la storia della civiltà europea, in cui si sono fusi i valori più alti di diverse culture: la greca, la romana, la cristiana e la germanica.

il medioevo e l'eclissi dell'idea di giardino
Al contrario di ciò che si verifica in oriente dove i giardini di delizie non furono mai abbandonati,in occidente quest'arte conosce una lunga eclissi che inizia alla fine del mondo antico.la dottrina cristiana non concede molto spazio al lusso mondano.privato di tutti i suoi significati religiosi il giardino non potè perciò conservare il suo ruolo importante nell'ambito della cultura occidentale che,dopo la dissoluzione del mondo romano aveva prodotto un ripiegamento della vita medioevale su se stessa entro le cerchia delle mura delle città,ridotte in ambiti ristretti fra torri e bastioni merlati.
Nella lunga crisi che interessò l'Europa tra il V e il X secolo, la Chiesa svolse un ruolo di primo piano essendo riuscita a garantire per secoli un minimo di organizzazione civile e sociale. Ogni aspetto della vita medievale fu improntato alla visione della vita cristiana, fondata anziché sui valori terreni, mondani ed umani della civiltà classica, sugli ideali spirituali e trascendentali della nuova sensibilità cri­stiana che portavano a svalutare la terra a favore del cielo, la ragione a favore della fede.
In corrispondenza di ciò riaffiorò nell'uomo il primitivo timore per i luoghi selvaggi e sconosciuti, la diffidenza per la "selva selvaggia", i vasti territori insicuri ormai per le continue invasioni e scorrerie. Scomparve contemporaneamente la propensione ad ammirare le opere della natura e la considerazio­ne del paesaggio come fonte di piacere e di svago. I territori si coprirono di rocche, castelli e fortifica­zioni che per ragioni strategiche e difensive sorsero sulle alture, a difesa del feudo, sempre racchiusi da cinte murarie che seguivano la conformazione del sito. Insieme ai castelli ed ai borghi, in Italia fio­rirono in questo periodo tanti monasteri ove i monaci vivevano in contemplazione ed in mistica me­ditazione, mentre le abitazioni si stringevano attorno ai castelli dei feudatari. Così i giardini erano pic­coli, recintati e sorgevano nei chiostri dei conventi e nei pochi spazi delle corti dei castelli.
Gli insediamenti conventuali avevano una conformazione abbastanza complessa: una cinta muraria conteneva edifici, giardini e tutto quanto era necessario all'autonomia della vita del convento. I giar­dini, che sorgevano all'interno della cinta muraria, erano in genere nettamente distinti tra loro: un'a­rea era riservata alla coltivazione delle piante medicinali per il sollievo dei malati; nell'orto cresceva­no le specie orticole e le erbe aromatiche; un'altra era riservata agli alberi da frutta. L'organizzazione planimetrica del monastero si articolava intorno a uno o più chiostri.
Il chiostro consisteva in uno spazio più o meno ampio, a cielo aperto, circondato da portici, sempre di forma regolare e chiuso in se stesso. Nella sua pianta quadrata si ritrovano numerose simbologie che fanno del chiostro il luogo destinato alla meditazione: il quadrato rappresenta lo spazio per la prepa­razione in terra del paradiso terrestre. Nel pozzo al centro è il simbolo di Dio, la fonte della vita; l'ac­qua che in canaletti irriga i riquadri vegetali, è l'acqua della vita cui si deve attingere per meritare il paradiso. In quest'epoca il rapporto con Dio era un'esigenza molto sentita, accompagnata dalla consi­derazione della natura inaccessibile e chiusa nella sua purezza e da un timore reverenziale per il so­prannaturale. Questa concezione della vita si riflette anche nell'arte del giardino che diviene così il luogo in cui ricercare il contatto con la divinità.
Nella città medievale, sul retro delle case, sorgevano angusti orti in cui si coltivavano, in ordinati riquadri, erbe aromatiche, generi di prima necessità, a volte anche vigneti e frutteti. Sono giardini deli­mitati da un muro di cinta, che racchiudono uno spazio gelosamente chiuso e murato, l’hortus conclusus, il giardino perfetto, dove la natura ritrova l'originaria bellezza della creazione.
Dei giardini medievali che furono all'interno delle mura dei castelli, nei chiostri dei monasteri o alle spalle delle case restano alcune descrizioni letterarie, rappresentazioni pittoriche e numerose miniatu­re di notevole valore documentario. Un modello di hortus conclusus è rappresentato dal piccolo dipin­to (olio su tela) del "Maestro del Giardino Paradiso" dell'inizio del sec. XV, di un ignoto autore renano conservato a Francoforte, che riproduce l'ideale medievale di bellezza di natura assoluta e sovraterrena.

. . . manca poco . . .

Mancano poche ore all'aggiornamento, ma questa volta non dirò niente.
Appletree mi ha detto "La smetti di gufare con le profezie? Se a febbraio salta il server sarà colpa delle macumbe."
Per oggi mi asterrò dallo scrivere pronostici e descrivere scenari apocalittici.
. . . poi se domani succede qualcosa di scontato e prevedibile drammaticamente inatteso vi terrò compagnia su queste pagine, il muro del pianto sarà a disposizione.
Concludio con una colta citazione di personaggi che hanno fatto la storia: "Noi saremo qui a guardare" come disse il Professor Xavier circondato dai suoi x-men.
TU MI INSEGNI...

LE POZIONI

Le Pozioni (Potions) sono preparate in un calderone con ingredienti magici. Il risultato è un liquido che, a seconda del tipo di pozione, può avere ogni tipo di effetto su chi la beve, dall'aumentare la forza a cambiare di aspetto a renderlo immune dalle fiamme. Secondo Piton, con le pozioni si può "ammaliare la mente, irretire i sensi, imbottigliare la fama, approntare la gloria e finanche mettere un fermo alla morte...". L'abilità nel fare delle pozioni non dipende direttamente dalle capacità magiche di chi le fa, poiché queste dipendono dalle proprietà degli ingredienti aggiunti nelle debite proporzioni: tuttavia, come nel cucinare, è importante un pizzico di predisposizione, un sesto senso. Nel sesto libro della saga il professore di Pozioni è Horace Lumacorno, che era già stato insegnante anni prima e aveva avuto tra le allieve anche Lily Evans, considerata da quest'ultimo una delle migliori alunne che abbia mai avuto. Nello stesso libro, Harry riesce a conquistare la fama (non meritata) di abile pozionista grazie ad un vecchio libro di Pozioni appartenuto ad un certo Principe Mezzosangue (da cui il titolo del libro), che si rivelerà essere Severus Piton.


Il Veritaserum ha proprietà simili al cosiddetto Siero della verità. Tre gocce di questa pozione sono sufficienti per fare in modo che chi la beve risponda con la verità a qualunque domanda gli sia posta, anche sui segreti più intimi. È incolore e inodore, e sembra acqua pura. Gli ingredienti sono: Sciroppo di Elleboro, Sangue di Salamandra, Mandragola, Zanne di Serpente, Asfodelo e Artemisia. Il nome deriva dal latino veritas ("verità") e da serum ("siero"). Alcuni personaggi ne fanno uso per interrogare qualcuno, come Dolores Umbridge, che cerca in questo modo di far dire ad Harry dove si nasconda Sirius Black (sebbene il professor Piton in verità gliene fornisca una quantità contraffatta), e Albus Silente, che la usa per interrogare Barty Crouch Jr., dopo che lo fa risvegliare non più sotto le spoglie di Alastor Moody, poiché l'effetto della Pozione Polisucco, che beveva da una fiaschetta, era svanito.


La Pozione Polisucco serve a dare a una persona l'aspetto fisico di un'altra per un'ora. La preparazione è lunga ed elaborata, e può impiegare fino a un mese. L'ingrediente finale è un pezzo (di solito un capello) della persona di cui chi beve la pozione vuole assumere le sembianze. È possibile anche trasformarsi in animale, ma tale trasformazione non è però controllabile (come per Hermione nel secondo libro, quando ha messo nella pozione un pelo di gatto credendo che fosse un capello). Ingredienti: Erba Fondente, Corna di Bicorno, Centinodia, Mosche Crisopa, Sanguisughe, Pelle di Girilacco, Formicaleoni (come citati dal Prof Piton nel quarto libro) e Qualcosa della persona in cui ci si vuole trasformare. Tempo di preparazione: un mese circa. Il tempo è variabile a causa del fatto che la raccolta di uno degli ingredienti va fatta in una precisa fase lunare. La sua ricetta si trova solo in un libro menzionato da Piton, custodito nel Reparto Proibito della Biblioteca di Hogwarts (De Potentissimis Potionibus). La pozione viene comunque insegnata agli studenti di Hogwarts che vogliono prendere un M.A.G.O. in pozioni, come rivela Horace Lumacorno nel sesto libro. Da notare che il colore e il sapore di questa pozione variano a seconda della persona in cui ci si vuole trasformare. Per esempio quella di Vincent Tiger e Gregory Goyle, è simile a una fanghiglia densa e scura, "moccio", a detta di Hermione, mentre quelle di Harry e di Mafalda Hopkirk sono, rispettivamente, color oro e color girasole.

Questa pozione è stata usata più volte:
Quando Harry, Ron ed Hermione l'hanno preparata in Harry Potter e la camera dei segreti per assumere le sembianze di tre Serpeverde, così da entrare nella loro Sala Comune per scoprire se Draco Malfoy fosse veramente l'erede di Salazar Serpeverde. Da notare che Hermione dimostra la sua consueta estrema preparazione visto che questa pozione non dovrebbe assolutamente essere tra le capacità di un alunno del secondo anno.
Barty Crouch Jr. ha usato questa pozione in grandi quantità, bevendone di continuo, per un intero anno (nel quarto libro) per prendere e mantenere le sembianze di Alastor Moody.
Draco impone ai suoi scagnozzi, Tiger e Goyle, di usare la pozione cosicché possano operare come agenti segreti nel sesto libro. Con loro dispiacere, il camuffamento più efficace per un goffo adolescente maschio è quello di una piccola ragazza preadolescente.
Nel settimo libro è utilizzata per il viaggio da Privet Drive alla Tana, per tramutare 7 personaggi tutti in sosia perfettamente identici ad Harry Potter, nel caso il gruppo avesse subito un attacco di Mangiamorte, facendo così in modo di disorientarli.
Viene usata in più occasioni da Harry, Ron e Hermione, sempre nel settimo libro, per camuffarsi, e dunque nascondersi, dai Mangiamorte, durante la loro caccia agli Horcrux.

Nè di Venere nè di Marte non ci si sposa nè si parte. Oggi è mercoledì e in ogni caso non ci facciamo scoraggiare da un vecchio detto, eccoci quindi giunti al

Vecchio Riparo Blu - Valle dei Fiumi


Il Vecchio Riparo Blu non si presenta certo come un villaggio ricco di vegetazione, aiuole e fiori sono sparsi e distanziati, forse in attesa del disgelo che riporti il verde rigoglioso dei campi, e i girasoli che vediamo spuntare sono un pronostico felice per la bella stagione.
Come ormai abbiamo spesso notato, i viali sono recintati e in qualche caso anche i campi vengono delimitati, qui in modo un po' scarno mentre forme e colori si concentrano al centro del villaggio, lì dove le case sono vicine, c'è l'albero e il mercato, allegria e vivacità nel vero cuore pulsante del paese.


I giardini di Miramagia crescono con il tempo, un po' come quelli veri, e qui vediamo chiaramente che cominciano da intorno le case per poi propagarsi un po' per volta verso le aree più esterne di coltivazione, se volessimo essere i soliti precisini ora diremmo che l'aspetto di questo villaggio è molto verosimile a qualcosa che può esistere nella realtà, un villaggio essenziale dove si bada più alla sostanza (cioè a zappare) che all'aspetto, non manchiamo però come sempre di scovare qualche chicca talvolta celata in un angolo poco visibile.:

L'angolo ludico, dove i bambini possono giocare e ristorarsi restando a contatto con la natura e gli animali da fattoria, tutto sotto lo sguardo vigile di un drago. Chi oserebbe mai fare qualcosa di male ai pargoli con un custode simile?

I compratori a bordo campo spesso sono una seccatura, chiedono interi raccolti proponendo in cambio pochi spiccioli. A nessuno di noi stanno molto simpatici, ma novecento deve proprio odiarli! Non bastava la soddisfazione di darli in pasto al drago, ha anche esposto macabri trofei, forse nella speranza di tenere lontano dal suo campo altri accattoni! XD

La nostra visita ormai volge al termine e, come in tutti i viaggi, ci allontaniamo dal centro di questo villaggio percorrendo una delle sue tante strade, passando accanto ad una pietra miliare posta con cura, ornata e decorata, un benvenuto o un arrivederci per chiunque giunga in visita o si accomiati felicemente dagli amici del villo.

Chiudiamo come sempre ringraziando: ♪ luna ♪ , babybu, giorgiajl, jurjl, gianluc, novecento e rosafataluna.
I giorni della merla

Faceva così freddo oggi brrrrrrrrrrrr
che ho dovuto mettere i guanti XD
Nuovo aggiornamento per l'ottava zolla

Hanno messo il laghetto :D

Trecenta (RO) - Il gorgo della sposa

I 'gorghi' del Po sembrano dei laghetti sepolti nella vegetazione, ai margini della strada. Sono invece cavità naturali, create dalle sorgive di scomparsi paleoalvei del Po. La vegetazione prevalente consiste nella cannuccia di palude e nella tifa a foglie larghe, non mancano le ninfee e i giaggioli.
Il gorgo della Sposa (conosciuto come “della donzella” o “della gnocca”) è il più profondo e il più esteso, è diviso in due bacini e per secoli ha rappresentato un confine fra i possedimenti ferraresi e quelli veneziani. Il nome deriva da una delle tante leggende che contribuiscono alla speciale atmosfera di questi luoghi. Una favola senza lieto fine, che risale addirittura al XIII secolo e che racconta di una fanciulla, innamorata di un giovane bello ma povero, che viene promessa in sposa a un ricco signore del posto. Disperata per non essere riuscita a contrastare la volontà della famiglia, la fanciulla nel giorno delle nozze preferì lanciarsi nel gorgo dalla carrozza che la portava a casa dello sposo cui era stata promessa. Quel ramo del Po da allora è chiamato Po della Donzella o Po di Gnocca.
E' con gioia ed entusiasmo che la Tana del Luppolo
da il benvenuto all'orda di Mikey barbariche!!!


Speriamo tutti che l'entusiasmo di questi primi due giorni
non manchi mai, di sicuro la simpatia esplosiva di Mikey sarà come
paglia sul fuoco per le nostre trovate!
Vogliamo quindi omaggiare lo spirito goliardico
che sempre ci contraddistingue e ci guida
con un pensiero tutto per lei ♥
Benvenuta Mikey


Caro Luppolo ora sei nei guai


Ed eccomi qui.... l'ultima arrivata. Potevo mancare io? Assolutamente no!
Sono Mikey, neo acquisto del Luppolo, decisamente fortunata a ricevere l'invito proprio in questo villo. Grazie ai miei nuovi amici ho ritrovato il piacere di Miramagia. La Tana del Luppolo è un villo con abitanti speciali, gentili, simpatici e pazzi quanto basta per passare insieme ore allegre e senza stress. Vi provoco invidia? Ebbene si... INVIDIATEMI!!!!!

Ecco l'orda di Mikey Barbariche

Ho invaso il Luppolo con i miei cloni in versioni diverse... SI SALVI CHI PUO'!!!!

martedì 29 gennaio 2013

Stasera a grande richiesta
torna il nostro uomo dei panini preferito :D


E poi non ditemi che non faccio mai nulla!!

Ho guffato tutto il giorno lo scavo dell'ENEL qui accanto
avrò il diritto di sedermi mezz'oretta sulla mia panchina XD
29 gennaio, i giorni della mer**

Eh si, come vuole la leggenda i giorni della merla sono i più freddi dell'inverno.
Dalle mie parti il ghiaccio improvviso non si è fatto certo attendere, causando diversi disagi e trasformando questa fine del mese ne 'i giorni della merda'.
La mia auto concorda.


Fine gennaio - I giorni della merla

I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31). Sempre secondo la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell'anno (anche se alcune leggende e tradizioni ne specificano come variante gli ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio).

Sembra che la locuzione 'giorni della merla' derivi da una leggenda secondo la quale, per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1º febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri.

Nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo ventinove giorni, che probabilmente con il passare degli anni e della trasmissione orale si tramutarono in trentuno.
Questo ci porta ad una versione più elaborata della leggenda: una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da Gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo Gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo, e così essa rimase per sempre con le piume nere.

Sempre secondo la leggenda, se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.

Nella realtà, la merla non è nera ma marrone-grigia,
è invece il maschio ad essere caratterizzato
dal piumaggio nero.


Buongiorno a tutti, come ogni giorno ormai ci ritroviamo nella nostra passeggiata tra sentieri, campi e simpatici giocatori. La tappa di oggi sarà

Vecchio Riparo Amareggiato - Canyon del Capricorno


Partendo dal centro del villaggio vediamo che i giardini che circondano le case sono tutti decorati, chi più e chi meno, ogni giocatore ha personalizzato i dintorni di casa utilizzando decorazioni piuttosto vistose, statue, salici e dondoli, oggetti di dimensioni importanti che spiccano subito all'occhio.
Allargando lo zoom all'intero villaggio l'impressione cambia nettamente:


Ogni villaggio tende a valorizzare aspetti diversi del gioco, c'è chi punta sull'estetica delle decorazioni e chi invece crea piccoli angoli ben curati, lasciando però spazio ad altri oggetti, come nel caso di io_94 che si candida ufficialmente come Massima Esperta di Quest del Laboratorio. Decine di trofei, schierati di fianco al magazzino, si ergono maestosi come un moderno esercito di terracotta pronto a difendere l'onore di questa incredibile risolvitrice di quest.
Viene da chiedersi se al Vecchio Riparo si stiano organizzando per San Valentino, o se magari da loro non sia festa tutto l'anno? Una profusione di cespugli di rose e cuori contorna il campo di Bobby94, ora non staremo qui a parlare di Raffaello, Michelangelo Buonarroti o il Vasari, anche se più di qualcuno ha pensato di stare visitando la basilica di San Pietro ^^
Rimanendo in tema romantico (tutto sommato mancano due settimane alla festa degli innamorati) notiamo che io_94 ha realizzato due cuori, uno vicino alla casa, molto tradizionale nelle forme, bordato di rosso sargiante, ma non è questo che ha attirato l'attenzione.
L'altro cuore è una composizione abbastanza atipica, contornato di cespuglioni blu che ci ricordano tatuaggi di cuori avvolti da spine di rosa o fiammeggianti.
Vediamo se riusciamo a rendere l'idea . . .















Come al solito siamo qui per esporre, non per giudicare, quindi ci soffermiamo volentieri nelle piccole aree pic-nic e relax che troviamo in vari sentieri . . .





L'accostamento di balene, polipo e fenicotteri guardati a vista da una fila di spaventapasseri è quanto poco inusuale, forse penalizzato dalla neve di sfondo che rende tutto piatto e - giustamente - glaciale . . . Speriamo che la primavera porti verdi pascoli e colori vivi per rallegrare chiunque fosse di passaggio e si ritrovasse a sedersi all'ombra del gazebo, godendo dell'ospitalità di tutti i simpatici giocatori del villo.
Ringraziamo: io_94, Bobby94, BBishop, annalisa, Targin, shapira e capallerta1