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venerdì 22 febbraio 2013

L'ottava zolla
L’Orto Botanico di Padova
Una visita la merita certamente l'Orto Botanico di Padova. 
Fondato nel 1545, è il più antico orto botanico universitario del mondo.
L’Orto Botanico di Padova, con i suoi oltre 450 anni di vita, rappresenta la più antica istituzione universitaria del genere che abbia conservato la sede originaria d’impianto e praticamente inalterata, dalla fondazione ad oggi, anche la struttura.
Si fa risalire la data di fondazione al 31 luglio 1545, giorno in cui il Consiglio dei Pregadi della Serenissima Repubblica di Venezia, accogliendo la proposta di Francesco Bonafede, titolare della cattedra di Lectura Simplicium, deliberò, con votazione pressoché unanime, l’istituzione in Padova di un Horto Medicinale dove coltivare, osservare, studiare e sperimentare le piante medicinali sia indigene che esotiche.
L’esigenza di una istituzione di questo tipo appare chiara se si considera che le piante rappresentavano a quel tempo gli ingredienti della maggior parte dei medicamenti e che l’impiego delle piante a fini terapeutici si basava quasi esclusivamente sui testi degli antichi autori. L’interpretazione di questi testi, a causa anche delle varie trascrizioni, era alquanto controversa e frequenti erano gli errori di identificazione delle specie descritte. Ciò comportava spesso l’impiego in medicina di piante sbagliate, prive di attività terapeutica o, peggio ancora, tossiche per il nostro organismo.
L’Orto sorge su un’area di forma trapezoidale di circa due ettari, su un terreno un tempo di proprietà dei monaci benedettini di S. Giustina; esso è delimitato su due lati dal canale Alicorno dal quale, fino a pochi decenni fa, veniva prelevata l’acqua per l’irrigazione. Il nucleo originario dell’Orto è rappresentato dal cosiddetto Hortus Sphaericus, di circa 85 metri di diametro, in cui è inscritto un quadrato, a sua volta suddiviso in quattro quadrati minori detti quarti, separati da due viali perpendicolari orientati secondo i punti cardinali. La forma circolare e la caratteristica ripartizione geometrica che suddivide l’area in 16 settori, è ricca di riferimenti e di simbologie cosmologiche, proprie del periodo rinascimentale. Attualmente ogni quarto, provvisto di fontana centrale, è suddiviso in circa 250 parcelle disposte secondo differenti ed eleganti geometrie.
La configurazione architettonica esterna è stata completata agli inizi del Settecento con la realizzazione dei quattro ingressi monumentali, delle cancellate in ferro battuto di raffinata fattura e della balaustra in pietra d’Istria che sovrasta il muro circolare. Appartengono allo stesso secolo la statua di Teofrasto collocata presso la porta sud e quelle di Salomone e delle Quattro Stagioni ubicate in prossimità della vasca omonima. Nella prima metà dell’Ottocento sono state realizzate le serre e il teatro botanico; attualmente si contano 2 serre calde e 8 serre temperate di modeste dimensioni, di cui una conserva ancora la struttura originale, con colonnine e archi in ghisa.
In conseguenza della limitata disponibilità di serre, le collezioni vive dell’Orto sono collocate prevalentemente all’aperto. Il numero delle piante coltivate è attualmente di circa 6.000 esemplari e la loro collocazione segue prevalentemente criteri tassonomici, utilitaristici, ecologico-ambientali e storici.
La collezione sistematica è concentrata nelle quattro maggiori aiuole centrali. Il primo quarto è riservato alle Monocotiledoni, mentre i seguenti ospitano le Dicotiledoni: si tratta in prevalenza di piante erbacee, perenni, dotate di una certa rusticità, rappresentative sia della flora italiana che, in minor misura, di quella esotica.

Tra le piante arboree ultracentenarie presenti nel giardino, particolare rilievo assume un esemplare di palma di S. Pietro (Chamaerops humilis) messa a dimora nel 1585 e meglio conosciuta come Palma di Goethe, da quando il sommo poeta tedesco nel 1786, dopo averla studiata, espresse la sua intuizione evolutiva nel saggio “Le Metamorfosi delle piante”.
Il platano orientale (Platanus orientalis) con la sua caratteristica cavità venuta a crearsi nel tronco forse a causa di un fulmine, costituisce un altro cimelio storico per l’Orto, insieme ad un maestoso esemplare di ginkgo (Ginkgo biloba) e di una magnolia (Magnolia grandiflora) risalenti alla metà del Settecento, ritenuti tra i più antichi esemplari di queste specie viventi in Europa.
Nell’arboreto si trova esposto, adagiato al suolo, un tronco di farnia (Quercus robur) subfossile vissuto intorno al 700 avanti Cristo, a testimonianza delle foreste che ricoprivano un tempo tutta la Pianura padana.
E’ stata recentemente allestita una raccolta di piante velenose con finalità spiccatamente didattiche: alcune appartengono alla flora spontanea del Veneto (colchico, veratro, aconito, ecc.), altre rappresentano specie di comune impiego ornamentale (mughetto, oleandro, tuia, ecc.); sull’etichetta è riportata anche una indicazione del loro grado di tossicità. Molte di queste piante velenose si ritrovano anche nel settore delle piante medicinali, in quanto a dosi opportune possono esplicare una benefica attività nella cura delle malattie.
Le piante dei Colli Euganei e le piante rare del Triveneto sono due settori di recente realizzazione e rispondono a quello che è uno dei ruoli fondamentali degli Orti Botanici: far conoscere al pubblico le piante più caratteristiche del territorio ove si trova l’Orto e collezionare, conservare e studiare le piante per le quali vi è un pericolo di scomparsa, al fine di assicurare il mantenimento della biodiversità.
Nell’Orto sono stati ricreati anche alcuni ambienti naturali che ripropongono esempi di vegetazione di macchia mediterranea, di roccera alpina, di torbiera e dei litorali veneti.

Nel 1997 L’Orto Botanico di Padova è stato inserito, come bene culturale, nella Lista del patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

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