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martedì 25 dicembre 2012


NATALE NEL MONDO
PARTE 7

ASIA


Tutte le civiltà celebrano il Natale delle proprie divinità ed il ciclico rinnovarsi del tempo; molto spesso queste ricorrenze prevedono momenti di riunione familiare e d'integrazione dell'intero gruppo sociale, coesione che il più delle volte si realizza in sontuosi pasti collettivi, alla preparazione dei quali concorrono le donne di tutto il vicinato. La festa più importante del lunario cinese è il Capodanno, che cade intorno al 28 gennaio del calendario solare. I festeggiamenti durano una settimana, e comportano vari fuochi, scambi di doni e riti propiziatori che coinvolgono soprattutto i bambini, i quali affidano al nuovo anno i migliori propositi mettendo sotto il cuscino un sacchettino rosso. È di antica memoria l'idea che vuole che ogni cosa, animata o inanimata, sia provvista di uno spirito proprio; nelle famiglie tradizionali, dunque, particolare riguardo sarà rivolto alle innumerevoli divinità che governano la vita quotidiana, dal dio delle pignatte e delle padelle a quello dei coltelli, geni che garantiscono il funzionamento e facilitano l'uso dei vari oggetti. Il dio della cucina e del focolare ha un posto di assoluta preminenza e non vi è casa in cui, rintanata in una nicchia scavata sopra il camino, non vi sia una sua immagine. Alla fine dell' anno, la sacra effige, ormai annerita dal fumo degli incensi, viene bruciata; con questo atto, si segna il momento in cui il dio sale in cielo, al cospetto della divinità suprema, per fare il resoconto circa vizi e virtù di tutti i membri della famiglia. Allo scopo di conquistarne l'indulgenza, gli si rivolgono offerte alimentari e si allestiscono pasti nel segno dell' abbondanza. Affinché il suo rapporto annuale sia dolce nei confronti dei familiari di cui conosce ogni recondito aspetto dell' animo - dall'alto del suo canto, sul camino, veglia notte e giorno sulla casa ed i suoi abitanti - , gli si offrono dolci mielati, ma, se si teme che possa parlare a sproposito, magari rivelando qualche peccato che il dio sommo non gradirebbe, sarà bene rimpinzarlo di dolci collosi e compatti, che gli impediscano di aprir bocca. In tal caso, potrà soltanto annuire col capo alle domande rivoltegli e dare così l'impressione che tutti si siano comportati per il meglio. Anche in Giappone si attende il Capodanno per stare insieme. Al contrario di quanto accade in Occidente, gli ultimi giorni dell' anno si dedicano alla famiglia. Infatti, se ormai tutti i giovani, specie nelle città, festeggiano il Natale secondo l'uso statunitense (anche qui non manca la corsa agli acquisti, la calza di Santa Klaus e gli alberi dalle luci colorate), il Capodanno è festa sia civile che religiosa. Qui la ricorrenza è anticipata di circa un mese (rispetto alla Cina), così da farla coincidere con la fine dell'anno solare. L'ultima notte di dicembre è d'uso recarsi al tempio (la tradizione riguarda sia la religione buddista che quella scintoista), dove, a turno, si batte una grossa barra metallica posta in una struttura all'interno del giardino sacro. La casa viene addobbata con festoni e decorazioni di bambù e rami di pino che servono a tenere lontani gli spiriti maligni; esse vengono disposte davanti alla porta d'ingresso, sui due lati. Al mattino del primo dell'anno si indossa il kimono più bello per recarsi di nuovo al tempio, dove si lanciano dei soldi in un' arca di legno e si prega dio perché conceda un nuovo anno ricco di felicità. In casa, più tardi, ci si riunisce per partecipare al pranzo "più rumoroso": la pietanza servita in quella ricorrenza consiste infatti in tagliolini che vanno tradizionalmente trangugiati con grande rumore per dimostrare quanto siano apprezzati. Questo piatto, conosciuto come soba, è tipico del Capodanno, tanto che, secondo un detto popolare, mangiare la soba equivale ad entrare nel nuovo anno. Il dessert è una sorta di budino preparato con degli azuki (fagioli di soia) bolliti a lungo e zuccherati, nel quale si intingono i caratteristici mochi, palline di riso bianco presenti sempre sulla mensa festiva. Per il divertimento dei bambini, si modellano i mochi a forma di omini di neve, e li si dota di una testa fatta con un' arancia. Il periodo di vacanza termina il 7 gennaio (come in Europa). In quel giorno, ci si prepara a riprendere il ritmo di sempre con un pasto estremamente sobrio: il riso delle sette erbe. Si tratta di un riso bianco bollito con sette erbe selvatiche, tra cui primeggia il daikon. Questo piatto offre l'occasione per trascorrere una giornata in campagna, alla ricerca degli ingredienti per prepararlo, ma sono sempre più numerosi quanti preferiscono sostituire le erbette e le radici della tradizione con sette diverse verdure da acquistare più comodamente in città.

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