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sabato 3 novembre 2012



Sunkmanitu tanka - il mondo 

degli Indiani d'America






Racconti degli Indiani d'America

Come Portatore di Antilopi salvò gli Uccelli del Tuono e divenne il capo delle creature alate
(Arikara)


Tra gli Arikara viveva un ragazzo i cui genitori erano così poveri che i Topi di Bosco si impietosirono di lui e gli fabbricarono quattro frecce magiche. Le frecce erano fatte con legno di corniolo e gli impennaggi, anziché di penne, erano di pelle di Topo di Bosco. Una delle frecce era nera, un'altra rossa, un'altra gialla e un'altra bianca. Dopo avere donato le frecce al ragazzo, i Topi di Bosco gli fecero un arco di robusto legno di hickory (Noce d'America).
Ogni volta che il ragazzo andava a caccia con le sue frecce magiche, uccideva tante antilopi quante ne occorrevano ai suoi genitori. Per quanto lontana fosse l'antilope, quando il ragazzo lanciava una delle sue frecce questa trovava sempre il bersaglio. La gente della tribù si meravigliò della sua bravura e lo chiamò Portatore di Antilopi.
Dopo che i suoi genitori invecchiarono e morirono, Portatore di Antilopi decise di andare alla ventura verso il luogo dove tramonta il sole, per vedere com'era fatto il mondo. Un giorno, nel suo vagabondare, giunse a un lago assai grande circondato da cespugli e canneti. V'era molta selvaggina e le montagne che si specchiavano nelle acque del lago erano cosi belle che egli decise di fermarsi per parecchi giorni. Con l'arco e le frecce si procurò ben presto molta carne. Poi preparò un grande fuoco, arrostì la carne, mangiò fino a che non ebbe più fame e si mise a dormire. 
Mentre dormiva, due Uccelli del Tuono scesero silenziosi dal cielo, lo sollevarono e lo trasportarono sulla più alta delle montagne che circondavano il lago. Quando Portatore di Antilopi si svegliò, si trovò in un luogo molto strano. La cima della montagna era piatta, ma non più grande della base di un tepee, con precipizi rocciosi su tre lati e sul quarto una cupa foresta che scendeva in ripido pendio. 
Portatore di Antilopi si chiese se sarebbe mai riuscito a scendere dalla cima della montagna. Su un lato della cima piatta trovò un nido costruito con ramoscelli e piume morbide, e dentro il nido c'erano quattro piccoli Uccelli di Tuono. Mentre sedeva accanto a una piccola polla che sgorgava dalla roccia, udi un rombo come di forte vento, e un'ombra passò fra lui e il sole. Alzando lo sguardo, vide un Uccello del Tuono madre. Esso si posò accanto a lui e gli parlò: <<Figlio mio, non temere. Ti ho portato in questo luogo per uno scopo. Ti osservo da molti giorni e so che sei un grande cacciatore. Ti ho portato qui perchè tu mi aiuti a salvare i tuoi giovani fratelli in quel nido. Il dio delle creature alate, Nesaru, ha posto me e il mio compagno in questo luogo elevato. Siamo qui da molto tempo. Ho costruito molti nidi e deposto molte uova, ma ogni volta che le uova si schiudono, poco dopo un mostro che vive nel grande lago viene sempre quassù a distruggere i miei piccoli. Non siamo mai riusciti a crescere dei giovani Uccelli del Tuono che prendano il nostro posto, e ora ti prego di aiutarmi. Se potrai salvare i miei figli, ti darò tutti i poteri che posseggo>>. 

<<Che tipo di mostro è, quello che tu non puoi vincere?>> chiese Portatore di Antilopi. 

<<È un serpente d'acqua con due lunghe teste, protetto da una spessa copertura di selce. Quando gli scaglio il mio lampo, il mostro non ne è ferito. Non muore neppure quando glielo scaglio in bocca, poichè la copertura di selce protegge ogni parte del suo corpo. Stai qui e aiutami a uccidere il mostro, e possederai il lampo negli occhi e nel fiato, e allora avrai il dominio su tutti gli uccelli dell'intero mondo.>> 
Portatore di Antilopi pensò per qualche istante. <<Devo molto alle creature selvatiche della terra>> rispose. <<Starò qui e ti aiuterò.>>


L'Uccello del Tuono lo ringraziò e volò alto nel cielo per fare la guardia contro il mostro del lago. 
Poichè non mangiava da quando l'Uccello del Tuono l'aveva portato sulla cima della montagna, Portatore di Antilopi scese il pendio a oriente fino alla scura foresta in cerca di selvaggina. Il bosco era pieno di uccelli dai molti colori, ma egli li lasciò indisturbati e cercò finchè non ebbe trovato un'antilope che uccise con una freccia. Portò la carne e dei bastoni di legno del bosco sulla cima della montagna e accese un fuoco servendosi di pietre focaie. 
Mentre stava arrostendo la carne, udì piangere i piccoli Uccelli del Tuono. Guardò nel nido e vide che avevano la bocca spalancata in attesa di cibo. 

Tagliata un po' di carne a pezzetti, cominciò a nutrire i piccoli uccelli. Un momento dopo, udì un rombo d'ali. I genitori degli Uccelli scesero accanto a lui e lo ringraziarono per la sua gentilezza. 

<<Siamo felici che tu sia qui ad aiutarci>> disse l'Uccello del Tuono padre. <<Le penne dei nostri piccoli cominciano a scurire, e sappiamo che fra poco il mostro striscerà fuori del lago e salirà quassù per uccidere e divorare i nostri figli. Se tu scorgerai una nebbia levarsi sul lago, saprai che il serpente sta per arrivare. Noi adesso voleremo alto nel cielo, così da poter scagliare contro di lui il nostro lampo più potente.>> 

Il mattino seguente Portatore di Antilopi si alzò di buon'ora e osservò il sole sorgere a oriente. Sedette a terra, con arco e frecce a portata di mano, e appena il sole incominciò a illuminare la foresta, qualcosa attirò il suo sguardo verso il lago. Vide un incresparsi di nebbia che saliva dal centro del lago. La nebbia si allargò e sali, e dopo un po' coprì il lago e la terra intorno e parve raggiungere il cielo. Portatore di Antilopi vide qualcosa trascinarsi fuori da un capo del lago, e poi, improvvisamente, ci fu un altro movimento a una certa distanza dal primo. Attraverso la nebbia Portatore di Antilopi notò che erano le due teste del mostro serpente. Lentamente esso saliva strisciando sulla roccia scoscesa. 

A questo punto, nubi scure rotolarono nel cielo da occidente, accompagnate da rapidi lampi e scoppi di tuono. La pioggia battè contro il mostro che strisciava e la bufera spazzò via la nebbia. Presto gli Uccelli del Tuono comparvero nel cielo, e Portatore di Antilopi seppe che erano stati loro a portare la tempesta. Spalancarono le immense ali e scagliarono guizzi di fulmine contro il mostro serpente, ma non riuscirono a fermarlo. Entro pochi minuti, una delle sue orribili teste raggiunse la cima. I piccoli Uccelli del Tuono caddero fuori del nido per la paura, e l'Uccello madre si tuffò con un urlo terrificante. Scagliò folgori nella bocca aperta del mostro, cacciandolo via dalla cima, ma esso testardamente ricominciò a strisciare lungo la parete di roccia. 


L'Uccello del Tuono madre, esausto, girò intorno alla cima gemendo. <<È tutto finito>>  gridò disperato. 

<<Non possiamo fare altro. Abbiamo fallito e dobbiamo andarcene. E tu, figlio mio, dovrai morire con i miei figli.>> 
Portatore di Antilopi lo osservò finchè le sue ali stanche lo sollevarono sopra le nuvole. Quindi raccolse da terra l'arco. Delle quattro frecce magiche scelse la nera. 
La incoccò, pronto a scagliarla nella bocca del mostro non appena questo fosse nuovamente strisciato fino alla vetta. Quando una delle teste del serpente scivolò sulla roccia piatta della cima, la bocca si spalancò per ingoiare Portatore di Antilopi. Egli tese la corda dell'arco e scoccò la freccia nel profondo della rossa gola del mostro. 
Un forte rumore risuonò per tutta la montagna. Fu come lo schianto di un albero che cade, e in realtà la freccia nera si era miracolosamente trasformata in un sicomoro irto di rami aguzzi. La testa del mostro scoppiò e cadde giù dalla parete di roccia. Ma ora si erse sopra l'orlo della cima la seconda testa, avventandosi contro Portatore di Antilopi. Rapidamente egli incoccò la freccia rossa sulla corda dell'arco e la forza della sua velocità impetuosa fece volar via la seconda testa del mostro che ruzzolò per la china andando a sfracellarsi contro le rocce aguzze in fondo al baratro. 
Gli Uccelli del Tuono, che avevano osservato tutto dalle nubi, si lanciarono giù con grida di gioia. 


Allo stesso tempo, dalla cupa foresta migliaia di uccelli variopinti volarono sulla vetta e unirono le loro voci melodiose in un canto di trionfo. <<Figlio mio,>> disse l'Uccello del Tuono madre <<oggi tu sei il capo di tutte le creature alate. Io ti do il potere magico che gli dei hanno concesso a me. Il lampo sarà nel tuo fiato e nei tuoi occhi. Ti do un bastone che avrà il lampo, in modo che tu possa far perdere i sensi a qualunque cosa colpirai. Dovunque andrai, gli uccelli ti seguiranno. Essi ti guarderanno dai mostri e da altri perfidi animali e ti difenderanno con i loro poteri. E ora scendiamo insieme là dov'è il serpente.>> 
Trovarono il mostro serpente spaccato in due, con la copertura di selce frantumata in mille pezzi. Per la prima volta da molti anni, il lago era calmo e senza alcuna traccia di nebbia. Quando gli uccelli videro ciò che Portatore di Antilopi aveva fatto, gli portarono bacche e semi, e così trasferirono in lui la loro segreta magia. 

Portatore di Antilopi era ora il Capo di tutte le creature alate e dovunque andasse gli uccelli lo seguivano. 
Quando appariva un mostro o una bestia cattiva, gli uccelli glielo riferivano, e lui andava a ucciderli. 
Sebbene non fosse più tornato tra gli Arikara, finchè vagò sulla terra come capo di tutte le creature alate, Portatore di Antilopi conservò sempre questo nome che la sua gente gli aveva dato.

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