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sabato 24 novembre 2012



Sunkmanitu tanka - il mondo 

degli Indiani d'America






Racconti degli Indiani d'America


La grande conchiglia di Kintyel (parte 2)
(Navaho) 


Allora il Navaho gridò ai Pueblo che stavano sopra di lui: <<Fate oscillare il cesto, così che vada più vicino alla roccia. Altrimenti non posso raggiungere il nido>>. Gli uomini mossero le corde facendo oscillare il cesto finché non toccò la roccia, e Nahoditahe balzò rapidamente nel grosso nido, lasciando andare il cesto che dondolò vuoto nell'aria. 

Pur vedendo il cesto vuoto che dondolava, i Pueblo se ne stettero tranquilli, aspettando che il Navaho vi rimontasse dentro. Ma dopo avere atteso a lungo, incominciarono a chiamarlo. <<Figlio mio>> dicevano i vecchi. <<Getta giù gli Aquilotti.>> E i giovani gridavano: <<Fratello, getta giù gli Aquilotti!>>. Seguitarono a invocarlo fin quasi al tramonto, ma il Navaho non rispose mai. Se ne rimase quieto nel crepaccio dov'era il nido, e quando il sole fu tramontato i Pueblo smisero di chiamarlo e se ne tornarono a casa. 
La mattina dopo, presto, furono di nuovo lì, radunati in gran numero ai piedi della rupe. Tutto il giorno lo pregarono di gettar loro gli Aquilotti, facendogli molte promesse e mostrandogli ogni sorta di cibo per tentarlo. Ma il Navaho restò in silenzio. Per altri due giorni vennero alla base della rupe, e la loro ira contro Nahoditahe cresceva. Gli lanciarono maledizioni e quindi scagliarono frecce infocate nel crepaccio nell'intento di appiccar fuoco al nido e di costringere così Nahoditahe a gettarlo giù, con gli Aquilotti dentro. Ma il Navaho era assai attento, e ogni volta che una freccia infocata giungeva a segno lui la strappava in fretta e la gettava via. 
Il quarto giorno, il Navaho parlò ai giovani uccelli: <<Non potete aiutarmi?>>. 


Gli Aquilotti risposero levandosi dal nido e agitando le ali, da cui si staccarono molte piccole penne e piume. Quando queste scesero volteggiando sui Pueblo che stavano sotto, essi se ne andarono temendo che le Aquile facessero piombare su di loro una maledizione. Mentre se ne andavano, urlarono a Nahoditahe che l'avrebbero lasciato lì a morire. 
Dopo che i suoi tormentatori se ne furono andati, il Navaho si domandò per quanto tempo ancora avrebbe potuto sopportare la fame e la sete. Mentre cadeva l'oscurità, un'onda di disperazione gli passò addosso, e allora udì un gran suono fruttante, un rombo di ali gigantesco. Due Aquile, un maschio e una femmina, vennero a posarsi sul nido. <<Grazie, fratello>> disse l'aquila maschio. <<Per il tuo ardimento, noi ti chiamiamo Kinniki, come il capo di tutte le Aquile del cielo.>>
<<Ho fame>> rispose il Navaho. <<Ho sete.>>
L'aquila si sciolse la cintura che portava alla vita e trasse un sacchetto di farina di mais, una tazza fatta con una conchiglia bianca e una pianta di quelle che son chiamate code di cavallo. I fusti della coda di cavallo, che cresce accanto ai ruscelli, erano pieni d'acqua, e l'Aquila mescolò un po' di acqua e farina e porse la tazza al Navaho. Dopo che ebbe mangiato, egli bevve anche a sazietà dai fusti di coda di cavallo. 
Poichè ormai era buio, e un vento gelido soffiava tra le rocce, le Aquile lo invitarono a dormire in mezzo a loro nel nido. Per la prima volta da quando era venuto alla Montagna della Roccia in Piedi, Nahoditahe dormì al caldo, e non si svegliò finchè non udì delle voci che chiamavano dalla sommità della rupe: <<Dove siete? Il giorno è spuntato. Si sta facendo tardi. Perchè non siete ancora partiti?>>. Al suono delle voci, anche le Aquile si destarono, e il Navaho si avvide ben presto che coloro che li chiamavano erano Aquile e Falchi. Infine presero a volteggiare a dozzine davanti al crepaccio, e poi un Aquila atterrò accanto al nido. 


<<Ho portato al nostro fratello un vestito di penne e piume cosi che possa fuggire da qui>> disse, e incominciò a mettere le penne sul corpo del Navaho. Ma l'Aquila maschio che era nel nido sollevò un'ala in segno di obiezione. <<Questo non sarebbe utile>> disse. <<Il nostro fratello è pesante e non ha ancora imparato a volare.>> I due argomentarono per qualche minuto, altre Aquile e Falchi si unirono alla discussione, e poi tutti salirono in vetta alla rupe per tenere consiglio. 
Quando tornarono, dissero al Navaho che avevano escogitato un piano migliore per salvarlo da quel crepaccio. <<Mettiti lungo disteso sul ventre>> ordinò l'Aquila maschio. Dopo che Nahoditahe si fu messo bocconi sulla roccia, un paio di Aquile scesero volando con un pezzo di lampo a zigzag e glielo posero sotto i piedi. Altre Aquile portarono un raggio di sole e glielo misero sotto le ginocchia, altre un arcobaleno per sorreggergli la fronte. Poi tre lampi diritti gli furono messi sotto il corpo. 
Quindi ciascuna Aquila afferrò un capo di questi sostegni - dodici Aquile in tutto - e le Aquile, con il Navaho e gli Aquilotti, si sollevarono in volo dal crepaccio. Descrissero due cerchi nell'aria col loro fardello prima di levarsi al di sopra della Roccia in Piedi, e quindi altri due cerchi salendo più in alto e dirigendosi a sud. Quando passarono sopra il Monte Taylor, fecero altri quattro giri alzandosi tanto che quasi toccarono il cielo. Ora incominciarono a essere stanche, e Nahoditahe le udi lamentarsi: <<Siamo stanche; non ce la facciamo più a volare>>. Ma ben presto avvistarono il buco del cielo, e con rinnovato sforzo batterono le ali salendo fino a portarlo al di là dell'entrata nel Mondo Superiore che sta sopra il cielo. Giunto sano e salvo, Nahoditahe si trovò circondato da quattro pueblos : uno bianco a oriente, uno blu a mezzogiorno, uno giallo a occidente, uno nero a settentrione. Egli andò con le Aquile nel villaggio bianco, e non appena esse furono nelle loro case si spogliarono degli abiti di penne, li appesero a pioli e se ne andarono in giro in abiti bianchi che portavano sotto il piumaggio. Gli servirono pane azzimo e altro cibo eccellente. 


Quella sera tornò un gran numero di Aquile Guerriere, che furono accolte con alti lamenti e lacrime. Presto il Navaho venne a sapere che una numerosa spedizione di guerra era uscita quel la mattina, ma molte Aquile non erano tornate, poiché erano state uccise in battaglia. 
A causa di quel trambusto, provocato dalla guerra, la grande conchiglia di Kintyel fu dimenticata. Nahoditahe non trovò nessuno che avesse interesse a discuterne con lui . Nei giorni successivi, le Aquile dedicarono tutto il loro tempo a organizzare un'altra spedizione, e il mattino che si misero sul sentiero di guerra il Navaho decise di andare con loro. 




(fine seconda parte)

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