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lunedì 19 novembre 2012

Storia italiana - I Benandanti

Da cacciatori di streghe a eretici.

Il nome significa buoni camminatori e è riferito a gruppi di uomini e donne che si riunivano per combattere il male. Congreghe del genere apparvero in Friuli attorno ai secoli XVI e XVII ed erano legate a culti pagani e contadini.
I benandanti erano uomini nati con la camicia, ossia con un pezzo di placenta, che nelle tradizioni popolari rendevano una persona speciale, in quanto la placenta era ritenuta la sede dell'anima.
Erano gli unici che potevano estinguere il potere dei malocchi e difendere i campi e i raccolti da streghe e stregoni. Si dice infatti che in particolari notti i benandanti combattessero contro le streghe, gli uni armati di rami di finocchio e le altre di rami di sorgo. La vittoria o la sconfitta dei benandanti segnava la fertilità dei campi o la perdita del raccolto. Gli scontri avvenivano in sogno, erano quindi battaglie oniriche, ma che avevano effetti anche nella vita reale.

Un altro dei poteri dei benandanti era quello di vedere i morti in processione e ascoltare i loro messaggi.
La "processione dei morti", "l'esercito furioso", o la "caccia selvaggia" erano una tipica forma di religiosità dell'area centroeuropea.
Il tema della processione dei morti si ritrova in un racconto di un episodio accaduto nel 1091 a un monaco che era senza saperlo un benandante, poiché «chi vede i morti, cioè va con loro, è un Benandante»
Il frate mentre camminava in campagna sentì dei lamenti e vide che provenivano da una processione, una sorta di danza macabra, dove riconobbe persone morte da poco guidati da un personaggio dall'aspetto selvatico armato di una clava.
Il potere di vedere i morti era anche tipico delle donne benandanti che, in particolari occasioni legate ad esempio al loro periodo mestruale o nel giorno della Commemorazione dei defunti, nell'acqua di un catino avevano visioni di conoscenti o parenti da poco defunti.

Fra 1575 e 1675 i benandanti erano stati decretati eretici dalla Santa Inquisizione nonostante che si trattasse di presunti buoni maghi combattenti i sabba delle streghe.
I Benandanti accusati cercarono nella loro difesa dalle accuse di far riconoscere la netta distinzione fra le loro azioni e quelle malefiche delle streghe sostenendo che essi combattevano in nome della fede in Cristo le malvagità che le streghe infliggevano ai villaggi ed ai loro raccolti e insistendo che soltanto i loro poteri potevano proteggere i poveri contadini.
Era difficile che la Chiesa accettasse questa distinzione riconoscendo il ruolo positivo dei beneandanti che si rifacevano a credenze pagane; tuttavia, un membro della sacra inquisizione riconobbe che:
«...È stato dichiarato che dopo aver apposto delle formule magiche su di una mano di un popolano a protezione delle streghe e dei demoni gli atti nocivi del diavolo sono cessati, d'altro canto essi, come i loro presunti avversari demoniaci, hanno preso parte a riunioni misteriose (circa le quali non vogliono parlare neanche sotto tortura), dove venivano utilizzati lepri, gatti e ad altri animali.»
Per evitare le condanne della Chiesa i benandanti accusarono gli stessi contadini di compiere riti di stregoneria: fu quello un inutile tentativo per discolparsi che servì soltanto a far decadere la loro reputazione agli occhi del popolo.
Verso la fine del Seicento tuttavia, l'Inquisizione allentò le sue inchieste sui benandanti dovendo, con la diffusione della Riforma, preoccuparsi meno di stregoneria e concentrarsi invece sull'eresia.
I benandanti con l'andar del tempo furono identificati dalla Chiesa come stregoni affiliati con il demonio e quindi perseguibili come idolatri eretici.
Nonostante le prove portate a carico delle loro colpe, nessuno dei processi si concluse con una esecuzione capitale dei benandanti ma la loro buona fama popolare si dissolse completamente.

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