Alla profondità di -60 m vi è un accumulo di materiale detritico pericolante, per cui le esplorazioni risultano difficoltose. Sul fondo si apre una caverna laterale il cui accesso è attualmente ostruito da detriti.
Nel 1981 è stato scoperto un secondo inghiottitoio adiacente, detto Pozzo dei Bellunesi, che, anzi, comunica con il Bus de la Lum alla profondità di -80 m. Si è inoltre appurato che il Pozzo dei Bellunesi è in realtà costituito da più pozzi comunicanti, motivo per cui si è deciso di denominare l'intero complesso speleologico come "Bus de la Lum - Pozzo dei Bellunesi".
Sembra inoltre probabile che la cavità sia in comunicazione con alcune sorgenti poste ai piedi dell'altopiano (Gorgazzo e Livenza), come già dimostrato per il vicino Abisso del Col della Rizza. Sarebbe dunque veritiera la diceria popolare che ricordava come il sangue delle carcasse gettate sul fondo della cavità ricomparisse nelle sorgenti del Gorgazzo.
Gli antichi abitanti del Pian del Cansiglio hanno da sempre temuto il Bus de la Lum (buco della luce) poiché lo ritenevano abitato dalle orrende "Anduane", streghe malvagie e ferocissime che avevano lunghi chiodi arrugginiti al posto dei capelli e zanne affilate in luogo dei denti. Queste terribili donne malvagie uscivano dalla profonda voragine naturale che si trova nel bosco per raccogliere legna, bacche e funghi, o per scendere al lago di Santa Croce a lavare e stendere i panni; se nel loro peregrinare incontravano dei bambini soli nella selva, li portavano nel loro antro per ucciderli e nutrirsene. Quando erano tutte riunite, accendevano un fuoco, che produceva alla sommità delle fiammelle che nei secoli hanno indotto i pastori a chiamare la voragine con questo nome.
In realtà un tempo, specialmente durante le afose notti d'estate, si potevano scorgere uscire da quella buca delle fiammelle prodotte dai gas generati dalla putrefazione delle carogne delle bestie malate che venivano gettate nella fossa; questa, nel corso della seconda guerra mondiale, fu tristemente utilizzata anche come foiba. Anticamente, poi, la voragine fu considerata una specie di accesso diretto alle oscure profondità della terra, attraverso la quale uscivano energie sotterranee e potenti. Dunque un luogo di evocazione per far fuggire spiriti maligni e invocare la protezione delle divinità benefiche e protettrici. Attorno al grande occhio di tenebra sono stati infatti trovati molti segni di quelle antiche presenze.
Una storia vera:
Il Bus de la Lum è tristemente noto per i tragici eventi avvenuti durante la seconda guerra mondiale. L'inghiottitoio fu infatti utilizzato dai partigiani (la resistenza era particolarmente attiva nel Cansiglio) come fossa dove vennero gettati soldati della Repubblica Sociale Italiana, militari tedeschi e molti civili inermi, spinti all'interno "con i polsi legati con il fil di ferro rinserrato con le pinze". Le stime parlano di centinaia di morti: una relazione del 1949 compilata dai carabinieri di Vittorio Veneto conta «oltre 300» vittime, mentre gli speleologi del Centro Italiano Soccorso Grotte, durante le ricerche degli anni sessanta, ne hanno valutato circa 500 (200 soldati tedeschi, 100 militari della Rsi, 200 civili).
Nei primi anni cinquanta furono recuperati i resti di 26 persone, mentre l'ultima ricerca, effettuata nel 1992, ne ha riportati 68 (sono sepolti presso il cimitero di Caneva). Da allora non sono state effettuate ulteriori operazioni del genere a causa degli elevati costi economici.
Ben diverse le valutazioni delle sezioni ANPI locali: le vittime non sarebbero che una quindicina.
Nel 2005 il pm militare di Padova ha aperto un fascicolo per accertare fatti e responsabilità. L'indagine riguarda anche altri due avvenimenti controversi: la strage di Lamosano e l'eccidio di Valdobbiadene.
Il Bus de la Lum è stato dichiarato monumento nazionale su proposta di Onorcaduti, a cui ne è affidata la gestione[5]. Il comitato, assieme all'associazione Silentes Loquimur, ha di recente realizzato un monumento sul ciglio della grotta, costituito da una croce di tre metri e mezzo, un Tricolore e una targa che ricorda "1943-1945 ai Caduti senza nome".
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