Le figure immaginarie dell’area di Giazza erano le Genti Beate, chiamate in cimbro Sèalagan Laute. Erano descritte come streghe malvagie abitatrici di una grotta in Val Fraselle (il Sealagankùval) situata presso la Roccia dei Capretti o Kitzarstùan.
Indossavano abiti splendenti sul davanti, ma dietro si proteggevano con vile scorza di abete. Si nutrivano di animali del bosco e a volte scendevano a Giazza.
Celebre era la processione tenuta in occasione della Notte dei Morti compiuta reggendo in mano un tizzone acceso usato come una torcia, che non era altro che l’ardente braccio di un cadavere. Anche loro lavavano i panni stendendoli sopra una corda attraverso le valli di Fraselle e Rivolto, cioè dalla Gròl al Campostrìn fino alla Ròateban, lanciando acuti gridi per impedire agli uccelli di sporcare la biancheria. Come le Fade, qualche volta rapivano, uccidevano e si nutrivano di uomini, donne e bambini.
Indossavano abiti splendenti sul davanti, ma dietro si proteggevano con vile scorza di abete. Si nutrivano di animali del bosco e a volte scendevano a Giazza.
Celebre era la processione tenuta in occasione della Notte dei Morti compiuta reggendo in mano un tizzone acceso usato come una torcia, che non era altro che l’ardente braccio di un cadavere. Anche loro lavavano i panni stendendoli sopra una corda attraverso le valli di Fraselle e Rivolto, cioè dalla Gròl al Campostrìn fino alla Ròateban, lanciando acuti gridi per impedire agli uccelli di sporcare la biancheria. Come le Fade, qualche volta rapivano, uccidevano e si nutrivano di uomini, donne e bambini.
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