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martedì 27 marzo 2012

Leggende Alpine 

 Nelle valli Piemontesi

 
Le masche tra leggenda e realtà 
Le masche sono presenti in diverse culture delle valli piemontesi. La loro origine è da ricondursi aquella relativa alle streghe. Nelle millenarie culture pre-cristiane di origine celtica e longobarda esistevano radicati elementi magici che condizionavano la gravosa vita della popolazione montanara. Le masche potevano essere donne particolarmente emancipate, che tentavano di elevarsi dal contesto sociale che le privava di molte opportunità, applicando le loro conoscenze nella primitiva medicina e nella vita spirituale. Erano insomma delle druide, sciamane del villaggio. Oppure, più semplicemente, erano donne che sispecializzavano nella pratica degli elementi magici e superstiziosi. Come ancora oggi omeopatia e medicina si mescolano creando spesso confusione e ignoranza nella gente, anche un tempo una masca poteva essere una donna che conosceva le erbe e sapeva preparare infusioni dal sicuro effetto, oppure praticare riti magici e oscure maledizioni. Con la differenza che la scienza era ancora in divenire e il suo confine con la magia molto aleatorio.
Le masche da un lato venivano interpellate dalla gente perché, credendole dotate di poteri magici, avrebbero potuto guarire malanni, allontanare oscuri presagi, difendere da malocchi e dannazioni, propiziare una stagione favorevole. D’altra parte, per via delle loro pratiche, potevano anche venire guardate con sospetto o timore, ed essere accusate di danni e sventure.Con l’avvento del Cristianesimo questi elementi magici, propri di millenarie culture di origine celtica e longobarda, vennero sfruttati dalla nuova religione per radicarsi con maggiore effetto tra la popolazione, epurandoli dai componenti blasfemi. E fu proprio allora che la paura e la persecuzione delle masche si acuì. Le masche vennero individuate in tutte le donne un po’ diverse, esperte in erbe e pratiche magiche, a volte malate o semplicemente ostili all’omologazione sociale. Le masche, accusate di fare la fisica - una sorta di fattura maligna e pericolosa, una stregoneria, si dovettero sovente nascondere o ritrovare in luoghi di cui la gente portò sempre timore, luoghi già magici o spettrali, di cui si tramandarono fiabe eleggende.Luoghi come il Rocd’le Masche, appunto. Durante l’Inquisizione la persecuzione delle masche e la paura indotta dalle Istituzioni nei loro confronti raggiunse l’apice. Ci furono esecuzioni e torture, molte donne furono impiccate, decapitate, o arse vive. Per numerose persone fu sufficiente qualche affermazione che potesse destare il sospetto di comportamenti non ortodossi per decretarne la condanna o comunque l’etichettamento di masca.Sostenuta anche da paure e superstizioni, la religiosità divenne un’ancora solida nella vita della gente. Eccone ad esempio traccia nei numerosi santuari e piloni votivi disseminati un po’ ovunque in montagna. Oltre alla funzione strettamente religiosa servirono per proteggere i viaggiatori dalle minacce incombenti delle masche.

È in questa mescola di credenze, fede e superstizione che si tramandano fiabe e leggende, di tradizione orale, mutevoli negli anni.

Roc d'le Masche

 La tradizione vuole che queste naturali opere di erosione siano in realtà il segno lasciato dalle masche, che si riunivano abitualmente attorno alla pietra. Una leggenda narra che un tempo la roccia avesse le pareti lisce. Le masche, per far dispetto al Diavolo, avrebbero con un sortilegio staccato dal pendio la grossa pietra – forse un tempo formava un unico promontorio attaccato dal versante settentrionale e la fessura rocciosa sarebbe l’evidente segno del distacco forzato dal pendio? - portandola a valle fino allo stretto che la Stura forma nella zona in cui sorge il ponte del Diavolo, a Lanzo, dove avrebbero voluto depositarla. Qui però il Diavolo, accortosi dell’affronto, avrebbe costretto le masche a riportare sulla schiena la pietra fin nel luogo di origine. Ma non con la magia con la quale avvenne il confortevole viaggio di andata, bensì con il prezzo di un duro lavoro, divenendo la pietra pesantissima! I segni che ancora oggi si notano sulle pareti sarebbero le impronte lasciate dalle schiene delle masche durante il faticoso viaggio di ritorno. Ma non è finita qui. Le masche tornando a monte, esauste di fatica, si resero presto conto di non riuscire a riportare l’enorme masso al suo posto. Così, curandosi di non farsi sorprendere dal diavolo, ruppero una parte della roccia, sul lato meridionale e solo nella parte inferiore della pietra, quella che appoggia a terra.Lasciarono così una cavità, che agevolò il trasporto verso il luogo originario.

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